Paul si strinse addosso l'impermeabile. Che idiota a non coprirsi di più dopo un temporale come quello che aveva investito la città. Il telefono lo aveva buttato giù dal letto e non aveva neppure avuto il tempo di connettere, prima di infilarsi un paio di pantaloni ed un maglione. Parcheggiata la macchina vicino a quelle della polizia, si avvicinò al nastro che delimitava la zona del crimine.
Il solito barbone. Per un barbone qualunque aveva perso tre ore di sonno. Innervosito, scansò alcuni poliziotti dal cadavere e lo osservò freddamente. I luridi abiti erano ora inzuppati di pioggia e lordati ancor più dalle schifezze del vicolo. Certo la posizione del collo era innaturale, pareva spezzato. Il viso recava i segni di una vita dura, la strada non faceva sconti a nessuno e tanto meno regalava serenità. Su quel volto però aleggiava una sorta di espressione di pace. Beh forse nel suo caso la morte era stata una liberazione, con la vita che faceva, povero disgraziato. Rimase ancora qualche istante a fissare il cadavere e l'ambiente circostante mentre il fotografo terminava gli ultimi scatti.
- Allora?
- Allora cosa?
- Nessuna idea?
- Probabilmente è stata una lotta finita male fra poveracci. Ti saprò dire di più dopo l'autopsia.
- Come al solito - borbottò l'investigatore della polizia, spegnendo sotto al tacco della scarpa il mozzicone di sigaretta.
- Ti mando il rapporto, ciao.
- Grazie, così chiudo il caso.
Paul risalì in macchina. Tornare a casa era da idioti. Carolyn era già abbastanza inferocita per l'ennesima sveglia ad ore antelucane, tanto valeva andare subito in ospedale e vedere quel nuovo caso. Come tutti i giorni il suo spazio riservato era occupato da un'altra autovettura, lasciò quindi la propria dove gli capitò.
L'ambiente dell'ospedale gli era tutto sommato estraneo, lui si muoveva in tutt'altro luogo, nei sotterranei, dove nessuno amava circolare. Entrò nel proprio ufficio si sfilò l'impermeabile e si tolse i mocassini per sostituirli con il camice verde e gli zoccoli. Diede una rapida scorsa ai precedenti rapporti diligentemente battuti a macchina dalla segretaria e si recò nella sala autopsie. Lo stridìo della lampo, che chiudeva il sacco nero in cui era rinchiuso il cadavere, rimbombò nella sala, sotto le luci candide e fredde. Sfilò il sacco da sotto e iniziò a spogliare la salma depositando tutto negli appositi contenitori sterili. Prima di iniziare l'autopsia vera e propria fece un esame visivo e realizzò le lastre. Il soggetto dimostrava all'incirca cinquantacinque, forse sessanta anni; era di corporatura normale, i denti parevano essere, per le condizioni in cui doveva aver vissuto, in buono stato. Non doveva fare quella vita da tanto tempo. Quando le lastre furono pronte le pinzò nel diafanoscopio. La colonna vertebrale era decisamente inclinata, ma a parte una ferita sul lato del collo, non vi erano altri segni di collutazione tali da giustificare un simile danno.
Era inutile tergiversare ancora, prese il bisturi e praticò la classica incizione a Y.
I rumori di fondo iniziavano a farsi sempre più nitidi e forti man mano che i dipendenti iniziavano ad affluire nelle stanze e nei laboratori adiacenti.
- Ciao Paul, già al lavoro?
- Si, si è cominciato presto oggi
- Vedo, vedo. Cosa abbiamo qui? - Chiese il suo collega avvicinandosi al tavolo e prendendo la scheda parzialmente compilata.
- Un altro barbone?
- Già, è il terzo in due settimane.
- Mi pare che anche i dati riscontrati siano uguali agli altri. Ho idea che l'ispettore Tangre non ne sarà compiaciuto, gli toccherà riaprire le pratiche.
- Infatti, inoltre se non becca l'assassino si scorda la promozione che gli ha promesso suo cognato il sindaco.
- Ahahhah, insomma c'è una giustizia.
Paul nel frattempo aveva ricucito il cadavere e lo aveva spinto in una delle celle frigorifere che stavano sul lato della stanza.
- Dai accompagnami, mi cambio e ci prendiamo un caffè, dopo che Marja avrà battuto anche questo rapporto e lo avrà inoltrato all'ufficio di polizia, di pace ne avremo ben poca.
- Senti, ma anche questo era privo di sangue?
- Si, ma presentava una ferita che poteva giustificare la perdita, anche se sul luogo del delitto non ve ne era traccia.
- Beh c'è stato il temporale.

Francine