L'atmosfera nella sua dimora in Elmore Street si era calmata del tutto. E tutto era anche troppo calmo.
Charles era ormai al sicuro e Lise si era ormai completamente lasciata andare. Lo strano torpore in cui verteva, divenne presto un sonno tormentato in cui rivide quello che era accaduto prima...prima che uno dei vampiri al servizio di colui che era temuto cercasse di assalirla, così come aveva fatto con Yavier, uccidendolo.
Si tormentava e sognava...
-Va da lui, è il momento- disse il maestro, e Lise, ancora una volta senza esitare, almeno esteriormente, ubbidì e si alzò per percorrere i pochi metri che la separavano dal tavolo presso cui sedeva l'uomo misterioso.
-Buonasera, posso...-
-Siedi pure- la interruppe subito l'essere che aveva di fronte.
-G...grazie.
-Prego. A volte, come in questo caso, è attraente non essere seduti da soli ad un tavolo.
-Devo prenderlo come un complimento?-disse Lise, mentre cercava di scrutare gli occhi del suo interlocutore. L'impresa era ardua, infatti lo sguardo di quell'essere era coperto dall'ombra dei suoi lunghi capelli d'argento che gli ricadevano ai lati, impedendo a chiunque lo osservasse, di poterne scorgere l'effettiva espressione.
-Prendetelo pure come un complimento...tale era-
-Grazie di nuovo, allora.- Dopo una pausa di qualche minuto in cui non accadde assolutamente nulla, e il tempo pareva essersi fermato per sempre, Lise si fece forza e iniziò a dar corpo con parole ai pensieri che le invadevano violentemente la testa.-Io sono qui perchè..
-Lo so perchè sei qui. E so anche perchè ti hanno mandata e chi è stato a volere che mi incontrassi.
-Ma voi avete sempre l'abitudine di interrompere chi sta parlando?!- proruppe nervosamente la giovane iniziata, non riuscendo per quell'attimo a controllare le proprie emozioni. Poi, sconvolta dalla sua stessa sfrontatezza, chinò un attimo il capo e si voltò verso il Maestro. Ma questi rimaneva impassibile. Non trovando alcun appoggio, la ragazza iniziò a vagare con lo sguardo per la sala. Tutto era anche troppo scontato in un ristorante!
Dopo istanti silenziosi e pesanti, Lise udì una voce dentro di sè che si faceva largo con una fluidità estrema. La voce era così potente e sicura, da non trovare ostacoli che potessero impedirle di avanzare dentro i suoi sensi.-Sei davvero inmpertinente-le diceva- ma ciò è positivo. Ora comprendo bene perchè il tuo maestro abbia scelto proprio te per incontrarmi. "Tu", che non sei neppure un vampiro....non ancora!-
Lise sollevò lo sguardo verso l'uomo dai capelli d'argento. Ora essi erano sistemati all'indietro e i suoi occhi verdi erano visibili. La giovane donna si sentiva nuda di fronte all'anima antica ed indagatrice del vampiro.
-Lo so che non sono un vampiro- disse lei sottovoce facendosi coraggio- ma non sono qui per parlare di me. Io vorrei porvi delle...-
-Tu vuoi!-la interruppe di nuovo il vampiro- Vuoi...anzi vorresti...Ma non otterrai nulla da me in questo luogo e in questo tempo.-
All'improvviso si alzò e con un plateale inchino percorse la sala avviandosi verso l'uscita.
-Un momento io...-iniziò a dire Lise- poi nuovamente quella voce invase i suoi sensi.-Ti farò visita molto presto, e parleremo in una situazione di maggiore attrazione per me. Dillo pure al tuo maestro.
La tua missione ha avuto un buon risultato. Mi piaci Lise. Ci rivedremo.-
Per un attimo le sembrò che le parole di lui lasciassero il posto ad una risata di compiacimento, ma il tutto svanì velocemente, come la sagoma elegante del vampiro. La giovane adepta tremava.
- Ha detto "Mi piaci"... oddio, potrebbe significare che sono in pericolo come non lo sono mai stata! Maestro. Maestro! Ho bisogno di voi!- poi i suoi pensieri furono interrotti dalla sensazione corporea di un tocco gelido ma rassicurante. Alle sue spalle udì chiaramente la voce del Maestro.
- Sono qui Lise, nessuno ti farà del male. Ora andiamocene. Mi racconterai tutto con calma.
- Si Maestro.- la ragazza accennò un sorriso e iniziò a seguire il suo mentore verso l'uscita. All'improvviso un uomo che era seduto lì vicino si alzò e si pose tra i due, come se l'avesse fatto di proposito.
Immediatamente le disse:- Signorina, ci siamo visti questa sera all' obitorio della stazione di polizia. Si ricorda? Lei è venuta ad identificare il corpo di quel barbone. Poi è scomparsa prima che potessi rivolgerle qualche domanda. Avrei bisogno di....ehi ma che succ...?-
Alle spalle di Paul, qualcuno si era mosso comprimendogli le braccia lungo i fianchi e sollevandolo di qualche centimetro da terra.
- Ma che diavolo fa?!!! Mi lasci subito- iniziò a protestare Paul- sono un poliziotto!-
I suoi compagni accennarono ad alzarsi dal tavolo per aiutarlo ma uno sguardo fulminante li fece desistere immediatamente. Poi il Maestro pose giù Paul e gli sussurrò alle orecchie:-Mia figlia non vuole parlare con nessuno. Se ha un biglietto da visita glie lo lasci pure ma non la importuni. Non la importuni mai più!-
Paul si sentì rigido e incapace di opporsi a quella volontà. Guardò la ragazza di fronte a sè.
-Mio padre ha ragione- disse lei guardando con compassione il malcapitato- se ha un biglietto me lo dia e la chiamerò io quando mi sentirò meglio.
Ora sono turbata e mi dispiace di non poterle dare soddisfazione.
- Va bene - disse Paul- e tirò fuori il suo biglietto da visita. Quindi aggiunse- chiedo scusa miss?-
- Miss Lise Alfand. Addio.-
-Arrivederci....mi chiami...!
Il sonno di Lise si fece ancora più tormentato.
Rivisse per un attimo l'abbraccio che Yavier, figlio del Maestro, le aveva donato, e l'amore profondo che li univa. Ma la promessa di una eterna vita insieme era ormai perduta.
Si ridestò piano e, presa da un'ira fortissima che le faceva pulsare le tempie forsennatamente, decise che era il tempo di andare a parlare con il Maestro di come affrontare la questione.
Il vampiro che tutti temevano non aveva voluto più parlarle poichè, aveva fatto sapere al suo mentore, la giovane adepta che voleva per sè era stata violata da un altro.
Ora che Yavier non c'era più, la sua guida di sempre avrebbe potuto darle, forse, le risposte che cercava.
Un'ora dopo, nella villa di Jackson Avenue, qualcuno bussò alla porta dello studio in cui il Maestro era concentrato nei suoi pensieri, dopo aver ascoltato i progressi di una sua nuova adepta.
-Avanti Carlos- disse il Maestro al suo servitore.
-Mio signore, Madame Lise cerca di voi.
-Falla passare.
-Come desiderate signore.
Presto violò il confine di quella stanza una donna giovane e attraente.
Indossava degli abiti comuni, ma il suo portamento era regale.
Il suo volto eburneo era acceso da due occhi chiari che celavano appena il loro fuoco passionale. La sua espressione era tuttavia triste e turbata, come se avesse appena attraversato una esperienza terribile.
-Accomodatevi Lise. Cosa vi accade?- chiese immediatamente il Maestro.
-Credo che colui che ha ucciso Yavier abbia tentato di uccidere anche me.
Ma un giovane vampiro di nome Charles mi ha salvata. Ha rischiato di morire per salvarmi.
-Ma non è morto-disse subito il Maestro.
-No. E' sopravvissuto, ma anche l'aggressore.
-Sei molto stanca mia cara. Hai bisogno di nutrirti.-Il Maestro guradò l'adepta in modo eloquente.
La giovane si alzò lentamente, andò verso Lise e si scoprì il polso.
-Grazie-disse la vampira rivolgendosi al Maestro e fissò la fanciulla negli occhi prima di bere avidamente il prezioso nettare che le era donato.
La giovane non aveva esitato ad ubbidire. Le era stato insegnato che donarsi era un privilegio per un adepto. Eppure quella sera, per la prima volta, provava una sensazione diversa, nuova, che era più forte dello stesso sensuale piacere che le labbra di Lise e il suo morso le stavano provocando.
Sentiva crescere in sè la volontà di ribellarsi. A fatica resistette. Il morso di Lise era pieno di compassione e di malinconia, ma aveva in sè una rabbia repressa di immane portata. Quest'ira si faceva sentire chiaramente e suggeva con avida ferocia il succo vermiglio della preda che le era stata donata.
Poi, d'improvviso, Lise si rese conto di essere sul punto di uccidere la giovane adepta. Si fece violenza e lasciò che le sue labbra si staccassero dal polso della ragazza. Quest'ultima immediatamente si lasciò cadere. La vampira stessa la prese tra le sue braccia e la pose sulla poltrona in cui era seduta prima, dove ella si abbandonò e chiuse gli occhi.

Vess Savage