Lise si risvegliò nella solita mansarda, la SUA mansarda, quella in cui aveva vissuto con Yavier.
Vedeva ancora davanti a se la stanza in cui stava sognando di essere con quel vampiro dai capelli grigi. Poi un ristorante in cui aveva visto un poliziotto. Ma era un sogno, solo un sogno, era dentro alla sua bara e non si era mossa di li dalla notte precedente.
Charles si era ripreso completamente e sedeva su una poltrona poco distante dalla bara in cui lei stava dormendo e ne stava aspettando il risveglio.
"Bona sera Lise, credo tu abbia fatto sogni molto strani, vero?"
Lei uscì dalla bara con uno scatto felino, come una belva pronta all'attacco. I suoi occhi raramente si erano riempiti di tanta furia!
"Maledizione! - urlò avventandosi sul ragazzo - Che diavolo mi stà succedendo? Chi sei? Chi siete???"
"Ora calmati Lise, ti spiegherò tutto. Ma ora dobbiamo andare, sbrigati a prendere poche cose, una macchina ci stà aspettando. Devi fidarti di me! Puoi farlo?"
"No che non mi fido. E non vengo da nessuna parte!"
"Lise, fidati, so che in sogno ultimamente stai vedendo altri vampiri, so che vogliono farti credere di non essere la Lise che sei!"
Queste parole la raggelarono.
"Cosa ti hanno detto Lise?"
"Ma era un sogno! Come fai a ..."
"Lascia stare adesso ... - tagliò corto lui - ti spiegherò tutto, come ti ho già detto ma adesso mentre prepari le cose dimmi cosa hai sognato!"
"Stavo parlando con il padre di Yavier, gli raccontavo di un sogno che avevo fatto, di un incontro avuto in un ristorante con un vampiro che chiamavo maestro ... il quale mi diceva che io non ero una vampira, poi un poliziotto che mi fermava, dicendo che mi aveva visto all'obitorio ... ma non è vero nulla, Yavier non aveva un padre vampiro. Non conosco queste persone, è solo un sogno"
Mentre parlava aveva messo in una borsa poche cose e stava seguendo il ragazzo fuori dalla porta.
Fuori, in strada, una macchina nera gli stava aspettando col motore acceso. Mentre stavano per salire Lise si ritrasse.
"Aspetta solo un minuto, ho scordato una cosa"
Charles la trattenne per un braccio e le porse un fagottino di seta nera legato con un nastro di raso blu.
Non ci fu bisogno di parole per spiegare che era proprio quello che voleva tornare a prendere, l'involucro che conteneva la collana che Yavier non si era mai tolto dal collo se non quando quella lama aveva reciso il suo capo. Un collare Navajo di straordinaria fattura con cinque file di cilindri madreperlati intervallati da striscioline di pelle e ornamenti in turchese e argento.
Mentre stringeva tra le mani quel fagotto come il tesoro più prezioso del mondo la macchina partì e una lacrima solcò il bellissimo volto della ragazza.
Il vetro che separava l'autista di passeggeri seduti sui sedili posteriori si abbassò.
"Buona sera signora, mi chiamo Cesar, per qualsiasi cosa di cui possa aver bisogno non si faccia scrupoli. Sono quì per servirla."
Ma Lise si rivolse a Charles impaziente:
"Come fai a sapere quello che stavo sognando? E a sapere del collare?"
"Come faccio a sapere quello a cui stavi pensando? Credo me lo abbia trasmesso tu! A volte quando pensi, alle mie orecchie è come se tu stessi parlando Probabilmente l'avermi dato il tuo sangue per salvarmi, l'altra notte, ci ha legato telepaticamente. Ma non è una cosa nuova per me sai? Mi capitava spesso anche con Yavier ... così come lui riusciva sempre a leggere nella mia mente quando voleva farlo!"
"Lo conoscevi bene?"
"Se lo conoscevo bene? ha ha ha ... Mi ha "fatto" lui ... ah ah ah!"
Il volto di Charles rideva ma quella che una volta era la sua anima no!
L'oscurità era rotta, solo di tanto in tanto, da fari che incrociavano la macchina sulla quale stavano viaggiando.
"Non posso dirti tutto, non ora. L'individuo che mi ha assalito l'altra sera era venuto per te. Ti stanno cercando, non so il perché ma coloro che hanno eliminato Yavier ti stanno cercando"
"Loro?"
"Ad eliminarlo materialmente è stato solo un individuo, non so se fosse lo stesso dell'altra notte, ma so per certo che ci sono più persone dietro a questa storia. Non vedevo Yavier di persona da molto tempo, ma ultimamente avvertivo spesso la sensazione di pericolo che lo circondava."
"Mi scusi signora ... " li interruppe Cesar,
Quasi sobbalzò Lise quando l'autista parlò!
"Dobbiamo assolutamente sapere una cosa! Poche notti fa si è nutrita di un vagabondo, in un vicolo del centro ..."
Lei fece un cenno affermativo con la testa, mentre gli occhi erano del tutto spaesati. "Ci dica, per favore, se il giorno dopo si è recata presso l'obitorio a far visita al corpo di quel vagabondo!"
"No, non l'ho fatto. Sinceramente però ho pensato di farlo, non ricordo poi perchè ho cambiato idea ... ma perché mi chiede questo?"
Fu Charles a proseguire il discorso " Dunque ... so che eri tu in quel vicolo e sapevo altrettanto certamente che non eri tu la ragazza che la sera dopo si è recata all'obitorio ... non avresti, tra l'altro, avuto nessun motivo di farlo, se non per pietà, ma a che serve poi la pietà?"
"La sera dopo" ... fu Cesar questa volta a proseguire il discorso ... "una donna si è recata all'obitorio per vedere quella salma. Quella donna sembrava lei in tutto e per tutto, signora. Probabilmente qualcuno voleva far credere che fosse proprio lei. Questa persona, si è presentata con la scusa di voler riconoscere la salma del vagabondo ed è entrata nella cella. Si è fatta aprire il sacco e, senza dire una parola, vi ha deposto una rosa bianca sopra. Poi in un batter d'occhio è sparita".
Charles aggiunse:
"So quanto ti piacciano le rose bianche e che Yavier ti circondava sempre si questi fiori. So anche che sei estremamente sensibile e non sarebbe tanto "anormale" il fatto che tu volessi rendere un ultimo saluto a quella vita che avevi spezzato. E poi anche nell'aspetto quella donna era identica a te. Tutto fa pensare che volevano che si credesse che fossi tu!"
"Nel sogno ..." sussurrò smarrita Lise "... o meglio, nel sogno che ho fatto all'interno del sogno, mi trovavo in un ristorante ed ho incontrato un poliziotto che diceva di avermi incontrata all'obitorio. Mi porse un biglietto da visita, ricordo perfettamente il numero di cellulare scritto sopra. Quel poliziotto si Chiamava Paul!"

Sadeyes