Ho fissato il pavimento per fuggire dal suo sguardo.
Mi tiene gli occhi addosso. Sembrano fiamme nere quelle che ardono nel suo sguardo. Odio.
Ho compiuto gesti di estremo amore per riaverlo.
Ho tagliato la mia pelle mentre lui mi teneva in braccio, mostrandogli la più bella delle meraviglie.
Il mio sangue.
Ho sentito la punta della sua lingua sulla ferita bere denso liquido scarlatto.
Un sussurro..."Allora mi vuoi, Dani"...nessuna risposta.
Andando via dalla sua stanza, passi lenti verso una stazione vuota alle 3 di notte.
Sento il buio a mettermi a mio agio.
Il prossimo treno è il mio, ritorno a casa.
Un viaggio nauseante.
Seduta su sedili macchiati di caffè.
Scopro la manica della mia maglia, nera come il buio che m'invade ogni giorno di più.
La ferita decora il pallore della mia pelle.
Sorrido pensando che un pò del mio sangue è in lui.
...
A casa poche parole ad una zia che nulla potrebbe capire.
"Ciao. Come stai?"
Il freddo della mia stanza ad accogliermi.
Spasmi di fottuto gelo.
Stanca. Dormo.
Nessun sogno mi terrà compagnia stanotte.
...
Caffè caldo a svegliarmi.
Non posso più farne a meno.
Come moribonda cammino per i corridoi illuminati da lontane finestre.
Fino a svegliarmi davvero.
...
Poche ore dopo.
Fuori dalla finestra.
Passi veloci che si susseguono dinnanzi ai miei occhi
Visioni ipnotiche, ripetitive, nauseanti.
Ci sono così poche persone che di notte si aggirano per la strada.
Due ragazzi
Li vedo dirigersi a casa velocemente, dalle loro famiglie, che a braccia aperte li avrebbero accolti.
Li ho guardati a lungo, li ho seguiti con lo sguardo mentre si allontanavano dalla mia vista.
Ora sono qui a fumare fuori dalla mia stanza, fuori dall'albergo di questa straziante città che mi accoglie, ma solo per pochi giorni.
Non posso dormire, o almeno, non ancora.
Anche quando sono ritornata nella mia stanza.
Ho ammirato a lungo fuori dalla finestra un nauseante susseguirsi di ombre sui muri.
Ombre di umani dalla vita monotona e priva di alcun senso, se non fosse quello che il loro Dio gli dona così spudoratamente.
A squarciare l'aria è un macabro volatile dalle nere ali e dalla talentuosa virtù.
"..Oh, spirito notturno, portami con te nel tuo cammino sconsacrato e fà della mia anima la regina della notte: voleremo maledettamente insieme per vie di oscura decadenza..."
Ho lo sguardo fermo sulla nera creatura che talentuosamente segna l'aria con il battito possente delle sue ali.
Ora desidero essere un macabro volatile.
Mi nutrirei di sangue per sopravvivere...
Voglio liquido scarlatto a macchiare i miei canini appuntiti.
"Ma queste sono solo fantasie"
...
Le cinque di pomeriggio, è già buio fuori.
Esco da una casa che dona solitudine repressa.
Sento che niente potrà fermarmi ora.
Sola nella mia fottuta vita che niente può donarmi.
Voglio fare di me una ragazza felice e priva di problemi.
Si, priva di problemi.
Unica soluzione, unico desiderio.
E poi incontro un tipo.
Con me i soldi, il solo prezzo che pensavo di pagare per ciò che stavo comprando.
Lo saluto.
Un sussurro..."Grazie"....lui sorride.
...
Nella mia stanza, di nuovo.
Notte.
Zia che dorme tranquilla.
Le nostre stanze distanti.
Un fottuto appartamento diviso da due persone.
Il letto ad accogliermi.
"Sarà il castello della principessa della morte" penso. E ghigno.
Soffoco risate amare affondando la testa nel cuscino.
Pochi minuti, ho il mio prezioso acquisto tra le mani.
Lo stringo forte tra le dita.
Ho tutto ciò che mi serve tra le mie mani.
Preparo tutto, con una strana calma.
Non ho fretta, so che sarò felice comunque.
E l'ago fa di me la sua principessa...
...
Mi sveglio.
Confusione.
Mi sembra di non capire, anche se in realtà so tutto.
Si, io so tutto.
Conosco i miei errori.
Telefono tra le mani.
Faccio il suo numero.
"Rispondi...Dani..."
Nessuna risposta.
...
Irrequieta per strade buie. Notte.
Acida frenesia ad invadermi.
Lui...dov'è lui....?
...
Passano due giorni fatti di disperazione e Mr.Browstone.
Lurido treno a portarmi da lui.
La sua stanza così dannatamente lurida.
La adoro.
Poster di black metal gruppi che adoravamo entrambi.
666 dipinto dalla mia stessa mano.
Mi ero sentita dire "Brava" per una fottuta scritta.
Quella parete è stata la scenografia di brutali atti di violenza su di me.
Lui mi amava fino ad arrivare al massacro.
Fino a far di me un corpo privo di vita.
...
Appoggiata alla parete
guardando il mio demone
siamo avvolti da una strana calma
e sento in me di dovergli dire delle mie dosi.
L'avevo fatto anche per questo, l'avevo fatto per diglielo.
Volevo che lui sapesse.
Piano, inizio a parlare, la voce che si spezza in gola.
Parole che sembrano essere laceranti per lui.
Mi fissa, sguardo immobile sul mio viso.
Si alza, lento, viene verso di me.
Inizio a tremare.
Le lacrime sono una patetica conseguenza,
una dolce risposta a ciò che sembrano dirmi i suoi occhi.
Mi scopre il braccio.
Lo stringe sempre di più mentre lo fissa immobile.
Stringe ancora, il dolore è nauseante.
La sua voce mette paura.
"Vale....ti ammazzerei"
Mi molla un pugno.
Sto male.
Calci nello stomaco.
Immediata perdita dei sensi.
...
Apro gli occhi vedendolo sghignazzare.
"Ah ah ah sei svenuta, stronza"
Non potrei mai picchiarlo.
Non potrei mai farcela, anche volendo.
Ho gridato parole che svanivano nell'odio che lui nutriva per me.
Rideva bastardo.
Dicendo che io non amavo altro che la fottuta roba che mi entrava in vena.
"Divora la mia carne perchè è l'unica cosa che io desidero ora" ho
gridato.
Mi ha guardata senza parlare.
Il suo sguardo diceva tante cose.
"Tu non vuoi me..."
Nuda, su nere lenzuola,
le gambe aperte come dolce invito a far di me la sua signora.
Lui non desidera una fottuta stronza.
Lui non desidera me.
Disperazione.
...
Penso ora a me e al mio gesto.
Penso cosa ho perso e cosa ho vinto.
Niente, io non ho vinto niente.
Questo non è mai stato un fottuto gioco.
Ho inserito aghi nella pelle per non pensare,
bloccando la mia mente
chiudendo gli occhi
respirando piano.
Stavo dannatamente bene con la roba in corpo,
ma il mio respiro si è fermato
ma gli occhi non vedevano altro che ombre
ma la mia pelle è diventata troppo bianca.
Troppo.

Risveglio.
Una flebo nel braccio.
Glugosio per nutrire il mio esile corpo.
Ho avuto paura.
Ho pianto.
Ho capito l'errore dov'era.
Stavolta non ne avevo motivo.
Perchè io sto bene ora.
Perchè io ho tutto ciò che potrei desiderare.
E questo lo penso davvero.
Si, lo penso davvero.

Sono stata una fottuta ipocrita
quando a me stessa ho detto di non averne più bisogno.
Ipocrita!
Stronza!
Fottuta bastarda!
Non sono altro che una merda umana che merita la morte.
Si, la morte.

Sto morendo ora?
Sto davvero andando via come credevo?
Cammino, respiro, mangio.
Vivo apparentemente bene.
E la mia essenza lentamente va via
dal corpo di una fottuta bastarda fuori di testa.
Come è andata via l'essenza anticristiana del mio demone.


di Dannata
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