Di su per strette vie,
fluttuante in aere ringhio,
ruota attorno sé, acerbo,
sicché splende nel suo moto
grondante sangue misto al sebo
e reca lungi del suo viso,
sin che sciolto anch'esso al gioco
bacerà il vuoto in volo.

E si fa strada in ardue vie
di materia ascensoria
che insapendo esister star
respir sostegno dona all'uomo,
alla figura da supporto
per fluttuar fra le sue parti
e rigirar in se medesima
in spirale accesa e viva.

Risuona, silente al vento
rumor in sue orecchie,
intanto un vel s'aggiunge
di capelli a fiotti spenti
e continuando nel suo viaggio
si fan calde le sue membra
si fa mobile or nel seno
che s'allunga per amare
il suo importante recipiente
che ormai perso in suo dolore
cambia rotta e s'incurva
sciolto come carne umana
in fumante ombrosa lava.
Di infinito forma il segno,
o rovescio otto indegno,
slunga il mento fin gli orecchi
per girare in suo tormento.

Impaurito, spaventato,
la figura cerca amore:
fuori è vuoto, non c'è nulla
scorge in se un lume acceso:
è il suo cuore che si sgola.
Si guarda attorno, è tutto buio,
non può più limar l'attesa
il suo fango giù s'ingoia:
solo li amor si scorge.

Son sciocchezze assai malsane
quel che io vi sto narrando:
osservar se stessi attenti
a mirar se stessi spenti.


di TristisMeminis