- Ma dove sono?
Guardo con un pizzico di angoscia il panorama che mi circonda: in una luce crepuscolare vedo solo rocce e sabbia.
Le parole che involontariamente mi sono sfuggite dalle labbra sembrano riverberare in questa strana atmosfera.
- Calma - mi dico in un sussurro. La precednete esperienza di voce alta mi ha lasciata ancora più impressionata del paesaggio.
L'ultima cosa che ricordo è che ero andata a dormire, nel mio letto, tutto come al solito... No! Una cosa era accaduta: mi ero tagliata con una lametta, uscita dalla scatoletta, mentre frugavo nel cassetto del bagno. Mi osservo il dito: si c'è un taglio...
Allora non è trascorso tempo... Quindi non posso aver perduto la memoria.
- Sto sognando!
Forte di questa convinzione, che mi rende "coraggiosa" inizio ad osservare meglio ciò che mi sta attorno.
I miei occhi si sono abituati alla poca luce presente. Sembra quasi una di quelle brutte giornate invernali ma il cielo è sereno. Di un colore grigio scuro con una particolare sfumatura indaco. Non riesco a capire se il sole sia già tramontato o se stia per sorgere.
- Beh tanto vale camminare... - mi dico iniziando a farlo, ovviamente non ho una meta, avanzo soltanto.
Mi dirigo verso quella che pare l'unica montagna all'orizzonte, altrimenti piatto, che mi circonda. Il rumore dei miei passi è strano:la sabbia scricchiola come neve. Inoltre non affondo come potrei supporre ma è come se il suolo fosse duro e solo superficialmente ricoperto di uno strato di sabbia.
Scavalco alcune delle rocce che sembrano quasi muretti diroccati.
Più mi inoltro in questo sogno più mi sembra che gli ostacoli costituiti dai muretti diventino sempre più alti e complessi: strano non me ne fossi accorta prima... sembravano tutti uguali.
L'altezza di alcuni di essi mi arriva ormai alla vita, sono quindi costretta ad aggirarli, tentando di non perdere di vista la montagna che mi sono scelta come meta.
- Ma che sogno del cavolo!
Sbotto dopo essere incespicata in un blocco di pietra che non avevo notato. Il piede mi fa un male cane. Sono a piedi nudi... normale ero a letto... ma allora perchè sono vestita?
- I sogni non sono logici - mi spiego
- Ma non fanno male - Mugugno mentre mi accovaccio e osservo la sbucciatura che mi sono fatta. Non è una cosa gravissima è solo la botta che fa male, l'abrasione è una cosa da nulla.
- Guarda dove metti i piedi "tripè" - Dico scoppiando a ridere... Nessun suono!
Ho sentito chiaramente la mia voce far vibrare l'aria attorno a me ma la risata non ha prodotto alcun suono! Una strana sensazione mi afferra lo stomaco.
A titolo di prova tento di ridere ancora, forse sarà una risata isterica... ancora niente. La mia tranquillità si è in buona parte dileguata.
In ogni caso sedermi ad aspettare avrebbe poco senso, tanto vale continuare a camminare.
A passo meno spedito mi rimetto in moto, pur essendo trascorso un po' di tempo la luminosità non pare essere cambiata, o forse si... forse è leggermente più chiaro.
Ora sono stanca, non ho modo di sapere quanta strada ho fatto, nè da quanto "tempo" sto camminando.
Mi appoggio ad un muretto: ora mi arrivano, per la maggioranza alle spalle.
Sembrano avere una sorta di schema costruttivo.
Mentre mi riposo un pochino li esamino con attenzione. Non sono fatti nè di mattoni nè di pietre: paiono nascere dal terreno.
Sembra quasi di trovarsi fra i ruderi di una città annientata da un terremoto secoli prima. - Certo che posso sapere da quanto sono qui: ho l'orologio!
Non so se sentirmi un genio per averci pensato oppure un'idiota per averlo fatto solo ora... l'ora che indicano le lancette è le cinque ed un quarto, evidentemente del mattino. Forse per la prima volta nella mia vita sarò contenta che suoni la sveglia e di svegliarmi...
Per curiosità mi giro e tocco il muretto cui sono appoggiata: sembra friabile, apro la mano e ne stritolo una certa quantità... Un brivido mi parte dal cervello e mi percorre la colonna vertebrale facendomi rizzare i capelli sulla nuca.
Dio che sensazione orrenda!
Mi rimetto a camminare, tentando di non ripensare e rivivere quel momento: nè la sensazione provata dal mio cervello, nè quella tattile nel toccare quel dannato pezzo di roccia.
Aggirando un muretto, che oramai è un muro a tutti gli effetti, che mi sovrasta di parecchio, il panorama cambia.
Ora pare costiuito da cristalli, in frantumi. In pratica è l'esatta copia del panorama precedente ma di cristallo anzichè di roccia.
Qui si vedono anche cose che paiono colonne spezzate, oltre ai muretti e muri.
Dopo aver percorso un altro, apparentemente lungo, tratto di strada guardo l'orologio ora segna le sette... Bello! Fra poco suona!
Con la coda dell'occhio mi pare di vedere un'ombra, mi volto velocemente ma non c'è nulla.
Avanzo ancora un poco... ancora quell'ombra, sono certa di averla vista: anche se in pratica non c'è assolutamente nulla. Sono sempre sola in questa desolazione.
In realtà non credo molto a quest'ultima cosa, ho la sensazione di non essere affatto sola.
Un qualcosa di colorato attrae la mia attenzione.
E' come uno schermo dentro in un muro di cristallo con immagini sfocate pallide che quasi scompaiono, difficili da mettere a fuoco e capire.
Vedo persone, luoghi, ma non riesco a identificarle.
Poi un viso: questo lo riconosco! Si lo conosco bene! Lentamente sfuma e scompare sostiuito da altre immagini incomprensibili.
Uno scricchiolio mi fa balzare all'indietro mentre una larga crepa si apre nel muro con lo "schermo" che cade in frantumi.
Ora è un pezzo di muro di cristallo diroccato come tutti gli altri... O forse tutti gli altri erano come questo?
L'aver visto quel viso però mi ha colpita.
Riguardo l'ora, adesso sono veramente ansiosa di svegliarmi.
Sono le otto e trenta... Non ha suonato! Oddio! Sono in ritardo, devo alzarmi.
- Ehm... Forse è meglio dire che voglio andarmene da qui.
Ora sono spaventata, come ne esco?
Presa dal panico inizio a correre, incurante dei tagli che i cristalli mi stanno facendo ai piedi, che lasciano una traccia di sangue sui frantumi.
Corro fino a che boccheggiante costretta a crollare sulle ginocchia.
Fra la paura e la corsa sono totalmente senza fiato.
Pur trovandomi all'aria aperta ho come un senso di claustrofobia angosciante.
Sono accovacciata a terra con la testa bassa cercando di tornare a respirare normalmente, poi lentamente sollevo il capo... sono circondata da ombre.
Sembrano fantasmi di fumo, nebbia che prende forma quasi umana...
Alcuni hanno la bocca spalancata in un urlo silenzioso, altri piangono... non esiste fra loro alcuno che mostri segni di gioia o di felicità.
Il mio primo impulso è quello di allontanarmi al più presto, di scappare.
Quasi casualmente noto che tutte le ombre sono esseri femminili... guardandole meglio sono tutte uguali pur cambiando il grado di tristezza o di angoscia. Stanno cercando di dirmi qualcosa... Non so se voglio veramente capire quello che intendono dirmi.
Sembra ripetano sempre le stesse parole, chi con pena, chi con paura.
Le loro voci hanno la consistenza della nebbia ed il loro suono è come il fruscio delle foglie. Anche queste immagini sono, come le precedenti, indistinte, sfocate, incomprensibili.
Osservando nel gruppo, una di loro mi pare più "corporea" e tento di avvicinarmi, cercando di non passare attraverso le altre.
Oddio ma sono io!
- Le rovine della mente... Le rovine della mente... Le rovine della mente
- Cosa??!!! - Involontariamente indietreggio. A questo punto non mi interessa di attraversare le altre entità.
Ora il numero di queste presenze pare essere aumentato, ne sono totalmente assediata. Osservando le loro bocche vedo che tutte pronunciano le medesime parole, la medesima litania: "Le rovine della mente" e, tutte, sono io.
- Ma che vuol dire???? - Ormai sto gridando istericamente.
Mi si stringono sempre più vicine, ora anche solo alzando un braccio ne attraverso almeno una, che resta spezzata come una scia di fumo.
Improvvisamente capisco... quello che vedo è la mia mente!
Prima la mia realtà... poi i miei sogni...
Ancor prima di rendermene conto un grido mi si coagula in gola ed esplode.
- Le rovine della mente... Le rovine della mente...
Mi sento totalmente svuotata da questa "rivelazione" mi sento inutile.
Istintivamente porto le mie mani a coprire il volto ed attraverso di esse vedo i muri sbrecciati...
- Le rovine della mente...
- Le rovine della mente...

di Gabrielle de Lioncourt