Con occhio indiscreto osservava la gente passare. Vecchia, pelle rugosa e capelli lisci, lunghi, bianchi, sciolti sulle spalle magre. In quel viavai di feriti, barelle e portantini sembrava scomparire. Come fosse nessuno, come fosse lontana. Una macchia ingiallita sull'intonaco bianco dell'ospedale.
Era quella l'ora in cui il pronto soccorso diveniva punto d'incontro per tutti i disadattati della città. Vagabondi, malati di mente, nullatenenti. Lupi spinti sin lì dal richiamo del sangue. E lei, come un faro, seduta, quasi abbandonata sulla sedia, le braccia languidamente in grembo, lì seguiva con lo sguardo.
Come in attesa, come aspettasse qualcuno. Gli occhi indugiavano su un barbone col braccio rotto, o su una prostituta dall'occhio pesto. Poi tornavano sulla folla, si perdevano nel vuoto, si spegnevano per poi ravvivarsi un istante dopo.
Per anni la vidi lì, immobile, senza che nessuno si curasse di lei. La vedevo spegnersi. Fino a quando, un giorno, il dolore al petto mi fece accasciare al suolo. Fu così, e i miei occhi si chiusero, non prima di vedere l'abbozzo di un sorriso invadere il volto di lei.

di Eric Dron