PROLOGO

"For good or ill,let the wheel turn.
The wheel has been still,and no good.
For ill or good,let the wheel turn.
For who knows the end of good or evil?
Until the grinders cease
and the door shall be shut in the street,
and all the daughters of music shall be brought low".

T.S. Elliot
("murder in the cathedral").

La testa gli doleva come se gli avessero conficcato degli aghi roventi nei punti nevralgici delle suture ossee.
Si alzò a sedere e l'operazione in sé semplice parve costargli una fatica immensa.
Non rammentava di essersi mai sentito tanto stanco in tutta la sua vita;non rammentava ,a dire il vero,di aver mai provato una sensazione di tale disagio;non poter contare sulla piena efficienza fisica era un'esperienza che avrebbe gradito non sperimentare
Poggiò i piedi sul pavimento e fu costretto a reggersi al bordo ligneo del comodino per impedirsi di rovinare sul pavimento.
Si voltò verso il lato opposto del grande letto matrimoniale sfatto,Martha giaceva immobile,a pancia sotto ,con i capelli arruffati che ricoprivano per intero il cuscino sul quale era adagiata.
Buffe creature le donne,pensò,si accontentano di credere a tante sciocchezze pur di aggrapparsi all'idea stessa dell'amore.
Tra poco sarebbe sorto il sole,doveva svegliarla e mandarla via con una scusa;alle dieci e mezzo cominciavano le riprese,aveva ancora molte cose da preparare,una sbornia da smaltire,un aspetto gradevole da riconquistare.
Si trascinò in bagno e quando accese la luce la violenza del neon gli fece lacrimare gli occhi.
"Cristo" imprecò.
Aprì il rubinetto della doccia e si infilò sotto il getto d'acqua fredda senza insaponarsi,rimase immobile finché i lunghi capelli neri non si appesantirono impedendogli di muoversi con facilità,Jason,il suo fac totum,insisteva che fosse proprio giunta l'ora di tagliarli,che era
in fine arrivato il momento giusto per un cambio radicale d'immagine.
Forse aveva ragione.
Forse era davvero il caso di dare un taglio radicale a molte cose.
Uscì dalla doccia gocciolante,prese un asciugamano dal bastone d'ottone vicino al lavandino e se lo attorcigliò in vita.
"Buon giorno" sussurrò alla sua immagine riflessa nello specchio illuminato .
Gli scavi neri sotto le palpebre inferiori erano testimonianza della notte brava appena trascorsa,un po' di correttore e qualche riflettore puntato nel verso giusto avrebbero posto riparo all'inconveniente.
Tornò in camera da letto,Martha non aveva neppure cambiato posizione,anche lei portava sulla pelle i segni della notte.
Sorrise.
S'incamminò verso la cucina e vide una pozza traslucida che lambiva appena lo stipite della porta,doveva aver versato qualcosa la notte precedente,forse del JD.Avvicinandosi notò che la macchia era di dimensioni ragguardevoli e di consistenza appiccicosa.
Si chinò dolorante ed intorpidito e sfiorò la superficie con la punta delle dita .
Rosso.
Gelatinoso.
Animato da un pungente odore di ferro.
Sangue.
Accese la luce della cucina e si trovò dinnanzi ad uno spettacolo che difficilmente sarebbe stato in grado di dimenticare:schizzi di plasma ricoprivano quasi interamente le pareti bianche,impronte di piedi scalzi avevano tracciato sul pavimento lunghi solchi ;qualcuno era stato trascinato,qualcuno era stato ferito,qualcuno doveva essere morto là dentro.
Quando?
Sul tavolo era abbandonato un grosso coltello per affettare il pane,non potè fare a meno di avvicinarsi e prenderlo in mano,sulla lama erano rimasti piccoli brandelli rosa,grumi rossi,alcuni capelli biondi.
Restò immobile con l'arma stretta nella mano ,gli occhi sbarrati ed un singolare senso d'euforia.
Avanzò verso il lavabo,rammentava di aver usato il tritarifiuti poco prima di andare a letto...
Guardò nel bacinetto di acciaio e quello che vi trovò non lo sorprese più di tanto:un dito ammiccava lascivo dal foro dello scarico,un dito la cui falange terminava con un'unghia laccata di rosso e fresca di manicure.
Il coltello gli cadde di mano.
Cosa era successo?
Possibile che...
Era confuso,stanco,forse era meglio lasciare tutto così com'era ed andare sul set.Quando fosse rincasato l'indomani avrebbe sicuramente trovato una spiegazione logica a ciò che stava vedendo.
Certo,una spiegazione,una spiegazione esiste sempre,si ripeteva.
E se non gliene fosse venuta in mente nessuna allora avrebbe chiamato Jason,lui avrebbe saputo senz'altro cosa fare.
Martha.
Dovette sedersi sul divano del soggiorno.
Come avrebbe fatto ad occultare tutto in modo che non si accorgesse di nulla?
Bel problema.
Non era necessario che la facesse entrare in cucina,si sarebbe messa ad urlare ed era l'ultima cosa di cui aveva bisogno,attirare l'attenzione di quei bacchettoni dei vicini che non avevano mai accettato la sua presenza in quel rispettabile condominio .
L'avrebbe elegantemente messa alla porta,senza troppe spiegazioni e senza ulteriori coinvolgimenti,poi avrebbe ripulito sommariamente la cucina ed avrebbe lasciato le chiavi dell'appartamento a Miss Wingle che da brava colf professionista avrebbe riassettato il resto senza fare troppe domande,anche perchè non avrebbe proprio saputo cosa risponderle.
Entrò in camera da letto con passo pesante:
"Martha" chiamò con voce sostenuta,i capelli ancora bagnati stavano gocciolando sul lenzuolo sotto di lui.
"Svegliati,devi andare,su...".
Con un rapido gesto scostò il copriletto ed urlò.
Tutto ciò che restava della comparsa di nome Martha Right era una graziosa testolina riccia reclinata su un cuscino ed una lunga gamba abbronzata con le dita dei piedi laccate di arancione.
(Che pessimo gusto) pensò mentre l'urlo si spazzava in una fragorosa risata.
Si sedette pesantemente sulla sponda del letto,il volto sprofondato fra le mani,uno stordimento che si avvicinava quasi ad un'estasi mistica e la profonda consapevolezza che il mondo aveva smesso di girare nella solita direzione.
Lo squillo del telefono gli strappò un grido che trattenne a stento contro il dorso della mano,si voltò istintivamente nella direzione della donna,o meglio di ciò che nerestava.Per un assurdo interminabile attimo credette che quel rumore l'avrebbe fatta sussultare,ma osservando i resti mortali della ragazza non poté fare a meno di sorridere di quel timore...Strano,non riusciva a far altro dall'inizio di quella psichedelica avventura.
Rispose.
"Pronto?" la voce era calma, incrinata da un'appena percettibile vena di isteria.
"David Johansen?".
"Sì".
"Come va bastardo?".
La voce dall'altro capo del filo era maschile e del tutto aliena ad ogni suo ricordo,ma non fu difficile intuire che il proprietario di quella voce anonima conoscesse,Dio solo sapeva come, quello che era appena accaduto.All'improvviso David si sentì sollevato,finalmente lo avrebbe saputo anche lui.
"Ho visto giorni migliori,e suppongo che lo sappia anche tu".
Dall'altro capo del filo risuonò una risata sottile ed acuta,quasi femminea.
"Giusto,bastardo.Lo so benissimo".
Silenzio.
"Scommetto che nessuna aveva mai perso la testa così per te...".Altre risa.
David inarcò le sopracciglia ed imprecò fra i denti.
"Come sei entrato in casa mia?".
"E chi ti dice che lo abbia fatto?".
"C'è un festino a base di sangue nella mia cucina,una testa mozzata nel mio letto...".
"E un dito nel tuo tritarifiuti".
"Già,l'ho notato." Calmo, si ripeteva mentalmente, stai calmo, non farlo innervosire, tenta di venire a capo di tutta questa faccenda, potrebbe non esserci un secondo ciack per questa scena.
"Cosa vuoi da me?".
"Credevo che fosse palese, bastardo, voglio cancellarti dalla faccia della terra".
(Cristo).
"Perché?".
"Perché sei un miserevole guitto,un attore da quattro soldi che interpreta eroi neri solo perché ha la stazza per farlo.Sei finto come un biglietto da tre dollari e prima o poi se ne accorgeranno anche quei pazzi che vanno a vedere i tuoi film al cinema. Il mostro, il serial killer perfetto...fammi vedere come sei bravo a salvarti il culo adesso".
Era scioccato.     [ avanti » ]

di Vampire