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Scrivere vuol dire dare vita alle proprie fantasie.
Scorrere le righe di un racconto permette, al lettore, di assistere al film fantastico che si svolge nella mente dell'autore. Ma se ci si ferma a riflettere, se si tenta di leggere tra le righe, di avvertire il non-scritto, il non-detto, affiorerà un qualcosa di piú profondo comune ad ogni testo: vi è una inquietudine che innerva ogni paragrafo, ogni frase, ogni parola e che conferisce un senso metasemantico, magico, alla narrazione. Questa inquietudine è il fondamentale bisogno di comunicare ciò che nasce dentro di noi.
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