[ Torna a pagina: 1 » ]     “Perché ha fatto del male a Benito?”, chiese Sebastiano con un filo di voce.
“Ha fatto correre Benito fino a fargli scoppiare il cuore, perché vuole punirci per qualcosa che le abbiamo fatto o perché è invidiosa della nostra famiglia o perché le piace fare dispetti, è nella sua natura“ …. “Sapete figlioli, non è la prima volta , da tempo accadono fatti strani qui dalle nostre parti … Nessuno mi crede quando dico che c’e’ una janara tra la nostra gente …. Adesso però sta diventando più pericolosa; con il passare degli anni lo diventano…”
“Perché la coda di Benito era intrecciata? “
“Lo fa perché ha la mania di contare… Le intreccia perché conta… Così con i sacchetti di sabbia … Lei deve contare i granelli e per contarli fa giorno ritornando una persona normale, anche se, più è vecchia e più riesce a contarli velocemente…Non so spiegarvi perché ma è così…
“Perché se diciamo “OGGI E’ SABATO“ le allontaniamo? Gli chiese Sebastiano.
“Perché tutti i sabato si tiene una specie di riunione di janare che in gergo si chiama “SABBA”, alla quale pare partecipi il diavolo in persona, per cui non potendo mancare, devono lasciar perdere tutto e correre. In fondo sono stupide, ma solo quelle giovani… Pare che quelle più “anziane” non ci caschino così facilmente”
“Ma allora, la janara col tempo diventa invincibile?”, gli chiesi impaurito.
“Ora si è fatto tardi“, disse il vecchio guardando l’orologio, accompagniamo Sebastiano e poi andiamo a dormire”.
Non era molta la distanza da percorrere per raggiungere la casa di Sebastiano, dieci minuti per andare e tornare. All’andata ci fu un silenzio che ben si sposava con l’oscurità interrotta soltanto dal tenue fascio del lume a petrolio del mio bisnonno, al ritorno ruppi in maniera decisa il silenzio: “ma allora siamo in pericolo? “Guardando dritto davanti a sé il vecchio disse: “Quello che posso dirti è di tenere sempre con te un’immagine Sacra, portala sempre con te, non te ne privare mai …”
“Come possiamo riconoscerla e, una volta riconosciuta come possiamo neutralizzarla?”
“Non lo so , possiamo solo tentare di tenerla lontana da noi …” Mentre mi diceva questo, allungò una mano e mi diede un foglio di carta liscia che alla luce della lampada risultò essere un’immagine di Gesù.. “ Promettimi di tenerla sempre con te … Domani ti darò qualcosa di maggiore potenza che servirà a tenerla lontana … Ma per stanotte …”
“Nonno, ho paura …”
“No, non devi, sei protetto, adesso và…”
Una volta entrato in casa diedi il bacio della buonanotte a mia nonna e mi avviai su per le scale che conducevano alla stanza dove dormivo. Era uno stanzone con il soffitto molto alto formato da grosse travi di legno rivestite di carta; la temperatura nella stanza non si poteva certo definire mite, ma calava decisamente se ritornavo con la mente su alcuni dettagli del racconto di nonno Giovanni. Mi spogliai, e m'infilai sotto la grossa coperta di lana, stringendo tra le mani il “Santino” che doveva proteggermi, lo baciai e mi proposi di non tirare fuori la testa e così mi addormentai.
…Rumore sulla mia testa…Qualcuno, con passo furtivo e leggero stava camminando sul tetto; nello stato di dormiveglia che segue un brusco risveglio si è incapaci di realizzare qualsiasi tipo di azione o pensiero. Come se, chi stesse camminando sul tetto della casa si fosse accorto di aver catturato la mia attenzione, il rumore cessò di colpo; rimasi in silenzio quasi trattenendo il respiro…: niente! Maledicendo la mia passione per le storie “paurose” tentai di riprendere sonno… Ancora passi… Questo secondo shock emotivo mi catapultò nel mondo reale, ora, capace di realizzare…
Minuti… Niente più passi, niente rumori, niente, forse la suggestione dei racconti del mio bisnonno aveva condizionato i miei sogni. Mi ritrovai seduto sul letto a guardare attraverso il grande balcone, da cui si poteva osservare la quercia secolare che si stagliava imponente nell’aia della nostra casa di campagna.
Qualcosa c’era tra i rami, una nera figura era come appollaiata tra i rami del grande albero… Enorme per essere un gatto o un uccello, era qualcosa di umano, anzi di disumano,che se ne stava immobile sull’albero dandomi l’impressione di guardare verso la mia stanza.
Con i capelli dritti e la schiena accarezzata dalla fredda mano della paura, mi gettai verso le ante semiaperte del balcone per chiuderle e finirla con la vista di quell’orrore.
Non ero sicuramente un “cuor di leone“ e quindi pensai bene di non rimanere solo nella stanza con quella “cosa” che da un momento all’altro sarebbe potuta volare sul mio balcone. Così dopo una breve discussione con zia Brigida, una vecchia zitella , sorella di mia nonna, riuscii a negoziare un posto nel suo grande lettone matrimoniale, riaddormentandomi tra gli improperi che la zia rivolgeva al mio bisnonno, reo di avermi spaventato.
La mattina a causa della notte “bianca” feci fatica ad alzarmi, dovevo andare a scuola, erano le 7,30 e dovevo prepararmi.
Uscendo dal bagno, mi accorsi subito che qualcosa non andava…
Mia nonna Maria non mi chiamava a “ripetizione”, mio nonno Gaetano non imprecava … Era come se fossi rimasto solo… Ma solo non ero, tanto che sentii il rumore dei passi strascicati della zia Brigida salire su per le scale: “ Fai con calma, mi disse, perché oggi a scuola non ci vai”…
“ Cosa???“ le chiesi in preda ad una forte eccitazione. "Tuo nonno Gaetano mi ha detto di dirti che oggi non devi andare a scuola” “E perché?”
“ Stanotte è successa una cosa brutta a Sebastiano” Il tremore si era calmato, era come se la vecchia zia mi avesse dato uno schiaffo sul volto…
“ Brutta?“ Ma che vuol dire brutta???” Le urlai come un ossesso, cercando di ricacciare giù la rabbia e la paura…
“ E non urlare … Mi hanno detto che non devi muoverti da qui…Tra poco arriveranno tua madre e tuo padre da Roma”.
Questo fu l’inciso che mi fece percepire l’entità della “cosa brutta” che era capitata a Sebastiano. Per far sì che si spostasse mia madre molto malata dalla capitale, doveva essere accaduto qualcosa di molto, molto grave: sarebbe dovuto morire qualcuno!!!     [ Vai a pagina: 3 » ]


di N. Pagano