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Ho fame. Mi trovo a Wellington, in Nuova Zelanda. Una città
ventosa, dicono. La capitale di questo stato. Ottobre. Primavera,
agli antipodi. Gli alberi di tipo europeo sono in fiore. Sono
stato, nel pomeriggio, al Giardino botanico. Sono le otto
di sera, e mi trovo in Dixon Street. Sto per entrare in un
bar club. Mi divertirò. Me lo sento. Salgo al terzo piano
lungo una scala interna di legno coperta di moquette rossa,
illuminata da globi di luce al neon. Ecco il Sanctuary. Pago
i quattordici dollari kiwi per entrare. E' un bar con un labirinto
di cabine per farci del sesso. Qualche tipo qui e là, nell'ombra,
o sotto le luci soffuse. Passo davanti ad uno specchio, una
lastra di metallo riflettente incastonata in una parete nera
e lucida. Mi osservo. Sono pallido. Ho il pizzetto corto.
Una catena sottile d' acciaio stretta al collo, il chiodo,
jeans e stivali. Sorrido alla mia immagine, e poi un ghigno
sadico da lupo che svela i miei canini allungati. Smetto di
sogghignare, e mi volto. Un Maori mi si avvicina. E' massiccio.
Ha un modo di fare rude, è un proletario. Dall'alito, mi sa
che ha bevuto qualche bottiglia di birra di troppo. Mi fa
un gesto, invitandomi imperiosamente ad entrare in una cabina
dove un video manda in onda un film gay. Lo seguo. A me il
sesso non interessa, mi devo nutrire però. Ho trovato la mia
preda, la mia lingua guizza tra le labbra. Mi chiudo alle
spalle la porta con la catenella. Quello mi abbraccia. E'
eccitato. Accosto la punta della mia lingua al suo collo.
Sete. Sangue. Fame. Una dorata vibrazione di energia, una
tensione elettrica che attraversa il mio corpo magro, elegante.
Fasci di nervi pulsanti. Mi devo nutrire. Con i canini, affondo
nella sua carne, ed inizio a succhiare il suo sangue. Quello
si divincola per il piacere, lo stupore e la paura, tutto
insieme. E' sudato. L'odore sgradevole della paura, l'odore
caldo e piacevole dell'eccitazione. Non voglio che finisca,
che muoia. Devo essere paziente, misurato, succhiarlo quanto
basta per lasciarlo ebbro, ma non debilitato e comunque devo
essere nutrito a sufficienza. E' un' arte particolare, quella
del succhiasangue. Lo lascio scivolare sul lettino di cuoio
nero. Lui mi cerca con lo sguardo, e si alza quando mi allontano.
Esco dal club, e lui mi segue. Sembra stregato. Mi si avvicina.
"Sono di Auckland," dice, e si presenta. "Mi chiamo Lee."
"Il mio nome è Lars, sono di Wellington. E' un piacere," dico
un po' ironicamente.
Mi sento bene, adesso che mi sono nutrito. Lui vorrebbe portarmi
nella sua stanza d' albergo. Dico di no. Sarà per un' altra
volta.
Eccomi solo, nuovamente. Ormai è scuro. La luna piena splende
nel cielo, striato di nuvole argentee. Passeggio in direzione
del porto. Amo l'Oceano Pacifico. Mi sento sazio, con un retrogusto
di sangue umano sulla lingua. E' piacevole. Nella mia mente,
appaiono lampi visionari: immagini di precedenti festini color
cremisi. Mi siedo su una panchina proprio sul bordo dell'acqua.
La luna traccia una scia d' argento lucente sull'oceano. Mi
sente aristocraticamente solo. Sono quasi immortale, e quindi
molto longevo per i parametri temporali degli Umani. Sono
uno Spirito Antico. Non mi sono mai legato troppo ai miei
simili. Sono forse l'unico in Nuova Zelanda in questo periodo,
il 2001 secondo la cronologia umana. E' da molto che non trasformo
nessuno in vampiro. Per questo, sono in attesa della persona
giusta.
Il vento si alza, ed io sento i miei ricordi fluire più velocemente
come nubi sospinte da una brezza ruvida. Chiudo gli occhi,
e per un attimo mi ritrovo, con l'aiuto dell'immaginazione,
nella calda estate neozelandese, su una spiaggia nei dintorni
di Wellington. Non sono fotofobo. La Regina dei Vampiri è
con me, e siede ad un pianoforte che quattro guerrieri Maori
hanno portato a mano fin sulla spiaggia. Si mette a suonare
per me. Musica romantica, mentre la spuma delle onde giunge
a sfiorarle le nude caviglie, ornate d' argento... E' passato
così tanto tempo da quando lei è venuta a farmi visita in
Nuova Zelanda...
Apro gli occhi. E' tardi. E' ora di rientrare. Mi avvio attraverso
una foresta scarlatta di immagini al neon che richiamano l'attenzione
dei passanti sui locali orientali che si trovano nella zona
del porto. Non ho voglia di stare in giro. Rientro a casa.
Un ultimo accordo musicale fiorisce nella mia mente. "Ho voglia
di vederti, mia Signora..." sussurro piano, come una preghiera
rivolta alle tenebre.
di Alberto Henriet
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