Il castello era acquattato sulla collina a dominare l'intero villaggio fra i boschi, era da poco tempo, che gli abitanti avevano iniziato a guardarlo con terrore, i signori di quelle terre erano sempre stati giusti e gentili con i loro vassalli e con la popolazione, ma improvvisamente le cose erano cambiate.
Dal giorno dell'incidente della signora del castello tutto era cambiato, ora un'aurea d'oscurità e di paura aleggiava perfino attorno agli splendidi roseti che una volta lei aveva curato con tanto amore. Tutti giù al villaggio ricordavano quell'infausto giorno in cui, per colpa di una volpe che difendeva la propria tana, il cavallo della contessa si era imbizzarrito disarcionandola e facendola cadere, la testa aveva colpito una roccia e non c'era stato niente da fare per salvarla.
Da quel giorno il conte si era rinchiuso nel suo studio di magia e non n'era più uscito.
I servi che si aggiravano silenziosi e timorosi per il castello non avevano, dopo le prime volte, più osato neppure avvicinarsi a quella stanza da cui provenivano strani rumori e voci ultraterrene.
Lentamente col passare del tempo sempre in meno avevano percorso il viale alberato che conduceva al castello, nessun ospite era più stato ricevuto od invitato, l'immensa sala da ballo che aveva visto feste fantastiche era ora abbandonata in totale isolamento.
I domestici non più pagati avevano cessato di compiere i loro doveri.
Lentamente quindi la polvere e le ragnatele avevano preso ad invadere le stanze diventandone incontrastate signore, i lampadari erano coronati da quelle trine, ed i soffitti tane sicure per i pipistrelli.
Il roseto trascurato aveva iniziato a morire… solo le piante più forti avevano continuato a crescere ed ad invadere selvaggiamente ogni angolo del giardino.
Ora le erbacce avevano invaso e in pratica nascosto il lastricato del viale in totale disuso, alcune delle splendide vetrate istoriate erano state mandate in frantumi dalle grandinate, giacché nessuno si era preoccupato di proteggerle con le imposte.
Da tempo si supponeva che il conte fosse morto, ma nessuno aveva avuto neppure il coraggio di andare a controllare, tutti si limitavano ad alzare gli occhi verso il castello trarre un profondo respiro ed a continuare la vita come nulla fosse… nulla eccetto quel senso d'oppressione che permeava tutto.

Lady Vivien aveva trascorso la più bella stagione della sua vita, forse perché era la prima, ma in ogni caso i balli, le serate, i corteggiatori le avevano dato alla testa. Ora con la zia aveva deciso di intraprendere un viaggio, non aveva ancora idea di dove recarsi ma era certa di voler vedere un pochino il mondo prima di sposarsi e trascorrere il resto della vita "ingabbiata".
Ora nella sua camera interamente decorata in color rosa pastello si osservava allo specchio, mentre la sua cameriera le preparava il bagaglio con gli abiti da lei già scelti.
Il discreto grattare alla porta le annunciò l'ingresso di zia Willielmina.
-Mia cara, ho assoluto bisogno del tuo aiuto… non mi riesce di trovare la mia spilla di rubini e volevo proprio portarla con me… puoi aiutarmi?
Vivien sorrise, come si poteva negare qualcosa alla zia perennemente distratta, perennemente in un mondo tutto suo…
-Certo zia - Disse concentrandosi su quello che, probabilmente, era il più potente dei suoi poteri: la ricerca… già, come maga non era certo una delle migliori, anzi… la sua concentrazione era spesso totalmente assente e quindi anche l'impiego della magia più elementare falliva.
Improvvisamente nella mente le apparve la spilla incastrata fra la testata del letto ed il materasso, ne comunicò informazione alla zia che ridendo gioiosamente si precipitò a recuperarla.
Vivien sospirò tanto sapeva che fra pochi minuti avrebbe perduto qualcos'altro.
Le carrozze erano pronte ed allineate nel viale una per Vivien e la zia, una per il precettore e la cameriera personale delle due donne, seguite da un carro contenente i bagagli.
Il precettore di Lady Vivien aveva saputo di una splendida tenuta in vendita e la giovane Lady aveva deciso di farvi visita per considerarne l'acquisto, come tenuta per le vacanze, essendo poco distante da dei celebri fonti termali.
Lentamente, salutato dalla servitù, il piccolo convoglio si mise in viaggio verso il porto dove si sarebbero imbarcati per il continente.
Nella zona portuale, in particolare nella parte adiacente la nave, l'attività era frenetica, le reti di carico salivano cariche ed erano svuotate rapidamente nelle stive per poi tornare a riadagiarsi sulla banchina dove una squadra di marinai le riempiva nuovamente.
Vivien e Willielmina salirono lungo la stretta passerella che portava al ponte della nave.
-Benvenute a bordo, Miladies - Le salutò il primo ufficiale sfoderando un accattivante sorriso all'indirizzo di Vivien.
Ringraziatolo le due si fecero indicare le cabine ed iniziarono ad occuparle, una volta che tutti i bagagli furono sistemati quasi non vi si poteva più entrare.
Vivien si tolse l'abito e si stese sulla microscopica cuccetta, fortuna che il viaggio, nella peggiore delle ipotesi sarebbe durato solo un paio di giorni. Già il senso di claustrofobia iniziava ad aggredirla, aveva orrore dei luoghi angusti.
Verso sera la nave lasciò il porto col favore della marea dando così il vero inizio al viaggio della giovane, che con la zia era stata invitata a cena dal capitano.
Willielmina colpita dal mal di mare respinse l'invito preferendo restare rintanata nella propria cabina, ad attendere il resoconto di Vivien sulla serata.
-Ah! Beh, simpatici, ma molto appiccicosi… - Commentò Vivien ridendo, anche per mascherare l'ilarità suscitata dal colorito verdastro della zia.
Ormai si era abituata alle attenzioni maschili dovute più al suo ricco patrimonio che alla sua persona che certo non brillava per avvenenza.
I suoi capelli erano di un normalissimo colore nocciola, come i suoi occhi, quindi spiccava nella folla di bionde che affollavano le sale da ballo di Londra.
I suoi colori naturali le permettevano però di indossare capi di tinte vivaci, altra cosa per cui era stata all'indice delle matrone della buona società. Fra i vaporosi abiti color pastello, lei con le sue toilettes dai colori brillanti e decisi spiccava come un faro nella nebbia.
Era stata la più corteggiata della stagione, ma lei non si era fatta illusioni, ad essere corteggiata era la sua dote ed il futuro patrimonio.
Totalmente anticonformista lo era anche nel mancato uso, della magia: già mentre le altre ne facevano bella mostra in tutte le occasioni possibili. In mancanza di una buona dote o di una bellezza particolare era pur sempre un punto a favore di una fanciulla, visto che tali poteri erano ereditari, lei invece non ne faceva mai sfoggio.
Sua madre e suo padre erano maghi abbastanza potenti… ridendo della propria miserevole condizione Vivien sosteneva di aver preso tutto dalla zia Willielmina.
Cara zia a lei sempre vicina, zitella, con un'unica passione nella vita: i romanzi La zia aveva un'unica missione: la felicità della nipote.
Willielmina sempre con la testa perduta fra i personaggi dei suoi adorati romanzi, simpaticamente distaccata dalla vita reale.
Un giorno Vivien aveva osato chiedere a sua madre il motivo per il quale non si fosse mai sposata, la reazione della madre l'aveva lasciata assai perplessa, quasi con rabbia le aveva ingiunto di non chiedere mai più una cosa simile.
Poi ascoltando i pettegolezzi della servitù era venuta a sapere di un vecchio scandalo cui era legato il nome della zia, ma non aveva avuto maggiori informazioni.
La fortuna fu dalla loro parte e la traversata si compì in tempi da record; a detta del capitano.
Vivien fu immensamente sollevata mentre lasciava la nave, non solo per l'angusta cabina, ma anche per la zia, che era stata tormentata dal mal di mare per l'intera traversata.
-Veramente zia, certe volte rimpiango la mia scarsità nel campo della magia, ma in ogni caso siamo state aiutate dalla natura.
-Già fortunate - Disse la zia sorridendo.
Si fermarono a Parigi per un mese prima di riprendere il loro viaggio.

Nel villaggio ai piedi della collina le morti inspiegabili iniziarono con il finire dell'estate. La gente andava a letto e la mattina qualcuno non si risvegliava, si trovava come essiccato nel proprio giaciglio. La cosa più sconvolgente era l'espressione di puro orrore e terrore che era rimasta sui visi scarni.
Anche quella mattina del solstizio d'autunno furono rinvenuti dei cadaveri, marito e moglie; il prete del paese vicino accorse per dare l'ultima benedizione agli sventurati e procedere velocemente alla sepoltura.
Ora, tutti riuniti sotto una fredda pioggerellina a dare l'estremo saluto alla coppia defunta, fissavano con pietà la bimba cieca che ora era sola al mondo.
La bambina, di circa otto anni, era dignitosamente in piedi quasi pietrificata, mentre la pioggia colava dalle ciocche castane rossastre gocciolando dai capelli sciolti sulle spalle. Gli occhi gonfi e traboccanti di lacrime, mentre stringeva fra le braccia la sua micia nera.
Chi aveva potuto aveva lasciato il paese, ma anche nei villaggi vicini la strana epidemia aveva colpito, pareva che l'intera regione ne fosse colpita.
Neppure gli amuleti che concentravano magie benigne riuscivano a proteggere la popolazione. Furono tentati esorcismi e benedizioni, ma niente pareva arrestare il morbo… se di morbo si trattava.
Durante le fredde notti dell'inverno ormai nessuno osava più avventurarsi fuori di casa, si era iniziato a parlare di un mostro, di un essere che uccideva… un essere spaventoso… un mostro.

-Credo che ci siamo sperduti - Ammise il precettore facendo fermare la carrozza ed avvicinandosi al finestrino.
Le donne erano tutte imbacuccate mentre una piccola stufa tentava valorosamente di riscaldare l'ambiente ghiacciato.
Il loro convoglio si era ridotto ad una sola carrozza ed ad un carro, con l'arrivo del gelo invernale era, infatti, meglio viaggiare tutti riuniti in un unico veicolo. La superba coppia di bai di Vivien era stata sostituita da un a coppia di animali senz'altro di minor pregio, ma di certa resistenza a quei climi.
-Comunque siamo in zona, signor Forbs, quindi cerchiamo una locanda dove alloggiare, la zia si sta congelando - disse Vivien al precettore che risalito al fianco del conducente fece ripartire il veicolo fra le pozzanghere ed il nevischio che cominciava a scendere.
-Forse avremmo dovuto accettare una guida… il caro signor Forbs mi pare alquanto incapace di gestire la situazione - Commentò battendo i denti Willielmina.
-Lo faremo al villaggio - Ammise Vivien stringendosi addosso le coperte imbottite.

Fu in piena notte che raggiunsero il villaggio rompendo il silenzio con il rumore della carrozza e lo sbuffare dei cavalli.
Di mala voglia e sotto le vivaci insistenze di Vivien, il gestore della locanda uscì per aiutare il signor Forbs e l'altro conducente a rigovernare i cavalli ed occuparsi del bagaglio.
-Che strano posto - Disse Willielmina slacciandosi la cuffia impellicciata.
-Non credo zia che siano abituati a ricevere visite, tanto fuori mano come sono in questo posto sperduto.
-Ma questa locanda fa schifo - Ribadì Willielmina - Avrebbe necessità di una bella pulizia Vivien stava per darle ragione quando si accorse che il mucchio di stracci accanto al camino era in realtà una bimba, con in braccio una scheletrica gatta nera.
-E' sua figlia? - Chiese all'oste che rientrava proprio in quel momento.
-No Signora, E' Amy la mendicante, è orfana e cieca io le permetto di dormire vicino al caminetto. -Orfana?! Poverina - Mormorò Vivien.
-Già dal giorno della disgrazia non ha più detto una parola. Penso sia diventata tonta.
Vivien non lo ascoltava più, si era avvicinata alla bimba e lentamente tolse il guanto e allungò una mano ad accarezzare il capo della micia che subito prese a fare le fusa.
Un'emozione attraversò come un lampo il visino sporco.
-Scappa gentile signora… Scappa - Bisbigliò
-Mia cara - le rispose Vivien imitandola e riducendo anche la propria voce ad un sussurro - Fuori è freddo e siamo in piena notte… domani ce ne andremo
-Domani sarà tardi! Ora subito! Andate via gentile signora -
La bambina era chiaramente terrorizzata e Vivien si sentì stringere il cuore, le prese dolcemente una mano e la portò nella propria stanza, un bel bagno caldo non avrebbe fatto male a nessuna delle due. Con suo sommo disappunto non riuscì più a cavarle una parola, la bimba si limitava a stare seduta sul letto con le ginocchia tirate sotto il mento e con gli occhi azzurro ghiaccio vuoti a fissare il vuoto.
Vivien le diede un bacio sulla fronte e si distese a riposare qualche ora.

Il grido straziante del signor Forbs segnò l'inizio del nuovo giorno, Vivien e Willielmina si precipitarono lungo le scale ancora in camicia da notte.
Nei giacigli giacevano i corpi senza vita dei due cocchieri… uccisi dallo stesso morbo che aveva mietuto le precedenti vittime.
Vivien e Willielmina rimasero entrambe sconvolte dalla macabra scoperta; portarono in camera della giovane il signor Forbs, mentre il padrone della locanda, coperti i corpi, si precipitava ad avvisare l'autorità e il parroco. Le due donne intanto cercavano di calmare il precettore che seguitava a tremare ed ad articolare frasi incomprensibili.
Amy non si era mossa dalla sua posizione e seguiva, girando il capo di qua e di là, i movimenti dei presenti nella stanza.
-Che ne pensi zia, di quale malore si può trattare non ho mai sentito di una cosa simile - Disse Vivien indossando per decenza una vestaglia.
-Non so che dire bimba mia.
Da un momento all'altro la zia pareva aver subito una trasformazione, era più' sicura di se, pareva aver perso l'aria trasognata che normalmente aveva. Ora era in piedi davanti alla finestra incurante del proprio abbigliamento discinto e con una ruga di preoccupazione che le solcava la fronte.
-Qui c'è troppa magia, disturba ogni possibile indagine - Disse indicando i numerosi amuleti che penzolavano perfino alle finestre, e stupendo ancora di più la nipote che la fissava a bocca aperta. -Vivien, stai tranquilla non sono impazzita, semplicemente preferisco non si sappia dei miei poteri - Ammise poi accorgendosi dello stupore della nipote.
-Vuoi dire che tu? Che hai? Cioè…
-Si mia cara, ma il potere mi ha solo dato problemi e quindi da un certo giorno ho deciso non solo di non farne più uso ma anche di estraniarmi, diciamo così da tutto.
Vivien era perplessa, gli avvenimenti erano veramente sconvolgenti, ora la zia somigliava alla sua mamma, anzi no era molto più decisa, il potere che emanava era quasi tangibile.
-Devo uscire - Annunciò Willielmina - Tu interroga chi puoi, torno al più presto
-Ma zia i vestiti… - Disse Vivien rivolta ormai alla porta chiusa.
Fu solo verso l'ora di pranzo che la zia fece ritorno, disdegnando il cibo preparato sulla tavola e facendo cenno a Vivien di seguirla in camera.
-Vivien qui sta succedendo qualcosa di spaventoso, per giunta sento che si sta avvicinando una tormenta quindi non possiamo neppure prendere i cavalli ed andarcene.
-Zia, i cocchieri sono morti…
-Intendevo cavalcando è ovvio - Ribattè la zia fissandola duramente.
-Vivien senti ho paura che dovrai usare i tuoi poteri…
-Cosa? Zia ma tu sai quanto siano scarsi ed inutili..
-Al contrario mia cara sono molto forti, è solo che hai un blocco che t'impedisce di usarli e questo lo so bene visto che tale blocco te l'ho messo io.
Vivien la fissava incredula… che fosse impazzita?
-Vivien ascoltami attentamente: il tuo potere più forte credo che sia quello del fuoco, inoltre possiedi il talento della ricerca.
-Il potere del fuoco?… Oddio zia ma cosa stai dicendo: nessuno nella nostra famiglia ha quel potere e neppure quello della ricerca, i poteri della mamma e del papà sono prevalentemente legati agli animali ed alle piante.
-Vivien io ho il potere della ricerca…
Un'orrenda sensazione iniziò a strisciarle nella mente.
-Vivien io sono tua madre… ed il potere del fuoco lo devi a tuo padre…
Ecco qual era stato lo scandalo!
-E chi è mio padre? - Chiese la giovane quasi balbettando.
-Ora non ha importanza, è morto. E noi abbiamo da fare se non vogliamo finire come tutti gli altri. Suppongo che tutto quello che accade abbia a che fare con il castello… Dobbiamo andarci e cercare di distruggere ciò che appesta questi luoghi. Ma prima di tutto devo toglierti il blocco.
Amy si era rintanata in un angolo della stanza e mormorava qualcosa d'incomprensibile, Vivien si avvicinò per cercare di calmare se stessa e la bimba.
-No, no, fuggite lontano - Rantolava Amy.
Vivien era sconvolta per la rivelazione, certo la zia era stata per lei molto più mamma della sua vera madre… ma….
Willielmina nel frattempo indossato l'abito da amazzone, estrasse dalla borsa da viaggio dalla quale non si era mai separata: un piccolo libretto, una ciotolina d'argento, una boccetta e per ultimo uno strano oggetto.
-Ora procediamo devo toglierti il blocco mentale - L'avvisò prendendo fra le mani lo strano oggetto.
Dopo pochi minuti di concentrazione le annunciò che era stata liberata, ovviamente nulla le faceva credere una cosa del genere, non si sentiva certo diversa da prima.
Willielmina poi prese la ciotolina e la riempì del liquido della boccetta.
-Guardaci dentro e concentrati, pensa solo al castello, vedrai ti sarà più facile con questo e con i tuoi nuovi poteri dovrebbe essere facilissimo.
Pur dubbiosa Vivien si accostò alla ciotola, istantaneamente la superficie immobile s'increspò ed iniziò a mostrare l'immagine del castello, era veramente facile e l'immagine era senz'altro molto più nitida di quella che le si formava di norma nella mente senza l'ausilio di quello strumento, inoltre non le c'era voluto il benché minimo sforzo.
-Vedi qualcuno?
Vivien iniziò a visualizzare l'interno dell'edificio, ma senza scoprire alcuna presenza.
-Beh, allora suppongo che questo non ci lasci proprio altra scelta

Facendo procedere con calma i cavalli che sbuffano nervosi lungo il viale alberato coperto di neve fresca lentamente si avvicinavano al castello sulla collina.
-E' disabitato - Commentò Vivien osservando lo stato miserando dell'edificio.
-No… non mi pare - Commentò la zia fissando concentrata il castello - C'è qualcosa… una strana presenza.
Facendo uso del potere costrinse il portone a spalancarsi dinanzi a loro ed avanzarono nell'ampio ingresso.
-Che odore schifoso - Commentò la giovane arricciando il naso.
-Pipistrelli - Disse sottovoce la zia fissando il soffitto sul quale erano aggrappati parecchi di quei volatili notturni.
Seguendo il loro senso di ricerca procedettero lungo l'ampio scalone verso i piani superiori e verso la torre, che emetteva una maligna magia pulsante contro le loro menti.

Amy con la sua inseparabile micia in braccio arrancava per lo stretto sentiero, reso sdrucciolevole dalla neve, lentamente il castello si faceva sempre più grande, tetro ed incombente davanti a lei. Nonostante la paura che le stringeva in una morsa dolorosa lo stomaco avanzava…

-Zia - Sussurrò Vivien indicando la scala che spariva fra le ombre.
Willielmina corrugò la fronte, quel buio non era solo oscurità, ma una vera e propria barriera, una barriera d'oscurità magica e maligna, dietro la quale si celava qualcosa.
Lentamente la sondò con la mente, ma senza riuscire a penetrarla, ma anzi ricevendone una sensazione di gelo e terrore.
-Che facciamo?
-Senza dubbio ciò che stiamo cercando è là dentro- Congetturò Willielmina pensierosamente - Mi chiedo solo cosa ci troveremo dinanzi.
I suoi sensi oscuri lo avevano allarmato nell'instante in cui le due donne avevano varcato l'ingresso della sua proprietà.
Come bave di fumo i suoi poteri erano strisciati lungo i pavimenti e le pareti fino ad avvolgerle: due maghe, quindi il suo potere di dominare la mente forse non le avrebbe fermate…
Era ancora troppo presto il sole non era ancora stato inghiottito nell'oscuro baratro della notte. Perplessità ed incertezza, questi furono i pensieri che lo colpirono quando sondò le due menti. Nell'oscurità diabolica che lo avvolgeva qualcosa si mosse.

La gatta fu lasciata libera dalle braccia della bimba e si strusciò contro le gambe, Amy restò immobile dinanzi alle porte spalancate del castello, mentre i refoli di vento spingevano alcuni fiocchi di neve in nell'ingresso.

-Credo sia inutile attendere oltre - Disse Willielmina avanzando verso la barriera oscura che inghiottiva la scala.
Vivien la vide scomparire dinanzi a se prima di varcare a sua volta il medesimo ostacolo. Con i poteri già utilizzati la zia aveva aperto la porta alla fine della scala.
L'oscurità parve esplodere in un'ondata di malvagità che le avvolse lasciandole incapaci di muoversi dalla soglia.
Willielmina lanciò un potente incantesimo di ricerca per rilevare il loro aggressore. Non avevano più dinanzi un uomo, questo essere aveva i poteri degli inferi più oscuri, Vivien terrorizzata non appena l'incantesimo della zia aveva mostrato l'essere gli scagliò contro l'incantesimo del fuoco.
Con un solo cenno della scheletrica mano l'essere rintuzzò il maldestro attacco della giovane. "Oh signore! Non ce la faremo mai!" Gridò nella sua stessa mente la donna più anziana.
L'essere si stava muovendo, quasi le ombre lo seguissero e si muovessero con lui dandogli o prendendone la forma, veniva verso di loro; improvvisamente qualcosa toccò la mente di Willielmina.
-Vivien un catalizzatore - Riuscì a rantolare sfidando la potente magia che la imprigionava, un attimo dopo l'essere era già su di lei, le squarciava la gola e si nutriva della sua linfa vitale. Vivien folle di terrore raccolse attorno a se ogni briciolo di potere ed energia.
L'immonda creatura aveva lasciato cadere a terra il guscio vuoto che una volta era stata Willielmina.
Mamma!!! Gridò la sua mente sconvolta.
Vivien fra le lacrime se lo vide arrivare addosso lentamente poi le precipitò contro, sentì il crudele morso che le apriva la gola.
In un ultimo impeto di disperazione liberò tutto il suo potere.
Qualcosa lo catalizzò lo controllò e lo guidò, sentì una strana pace invaderla ed il mondo esplose fra le fiamme.
L'onda infuocata cauterizzò finalmente tutto il dolore, tutta la malvagità ed annientò l'oscurità.
Amy sulla soglia con gli occhi pieni di lacrime fissava senza vederla la stanza in rovina e coperta di cenere.
Lentamente avanzò, si chinò e raccolse il rubino grande quanto un uovo di gallina che giaceva fra i mucchi di cenere.

Percorreva la strada maestra seguita dalla gatta, con l'essenza di ciò che era stato il male nella tasca del grembiule strappato. Il viso sporco di cenere recava i segni delle lacrime per Vivien.

di Gabrielle de Lioncourt