Charles Mason, 17-11-1863 ??-??-1???

Nacque nei bassifondi di Londra nel 1863 da una famiglia disastrata..
Il padre, Jack Mason, morì in una rissa pochi mesi prima la sua nascita, lasciando la moglie Natalie e i figli Charles ed Erika nella più totale disperazione.
Vissero x anni nello sbando più totale, Natalie inizio a prostituirsi per mantenere la famiglia e quando l'alcool e la droga la resero un vegetale obbligò la piccola Erika a vendere il suo corpo per soddisfare gli insani bisogni che ormai le logoravano l'anima.
A 23 anni, Charles stufo di questo inferno decise di scappare via e di ridare ad Erika la libertà che le era stata sempre negata.
Prese i suoi pochi averi, aspettò che la sorella fosse lontana da casa e diede fuoco nella stanza della madre, dove ormai era paralizzata e
schiavizzata dai suoi stessi perversi piaceri.
Fu il primo tassello della dannazione di Charles.
Erika non lo rivide mai più...
Charles viaggiò a lungo per l'Europa, vivendo dei pochi soldi che riusciva a raggranellare con i più denigranti dei servigi... fino all'ottobre del 1886.
In quel periodo Charles lavorava come sguattero nella cucina di un
lussuoso albergo di Vienna, e fu li che incontrò quel che da li a poco
divenne la sua ossessione: il nobile Velya Vordlak.
Originario dei Carpazi, Velya era un uomo colto, a tratti gentile... ma i suoi occhi nascondevano qualcosa di oscuro, selvaggio. Qualcosa di non terreno.
Charles si affezionò subito a quest'uomo, trovando in lui una guida: un'esempio e per quanto a volte risultasse duro e tiranno il ragazzo nin riusciva ad allontanarsi da lui.
Era come rapito dall'alone di mistero che circondava quest' "uomo", succube del suo potere, schiavo della sua rabbia.
Passarono in fretta i giorni, la dipendenza di Charles nei confronti
dell'oscuro signore divenne quasi morbosa, ed arrivò inesorabile il
momento in cui Vordlak dovette far ritorno nelle sue terre d'origine.
Nessuna parola fra i due nell'atrio dell'albergo, nessun saluto, nessun gesto; solo un lungo ed intenso sguardo.
Sapevano entrambi che si sarebbero rivisti presto.

Novembre 1888,
Passarono due lunghi anni dall'ultimo sguardo con l'oscuro signore,
due anni vissuti fra gli incubi ossessionanti che occupavano continuamente la mente del giovane: ricordi dell'infanzia, rimembrati con le sfumature di chi ha solo odio da dare.
Le urla strazianti della madre mentre bruciava del suo stesso peccato.
Le urla della sorella mentre pagava sulla sua candida pelle per gli errori del demonio che l'aveva creata.
La risata cupa e profonda dell'oscuro signore.
Il richiamo dei suoi occhi.
E alla fine sempre la stessa scena: Charles seduto a gambe incrociate sulla panchina di un lunghissimo viale, sorridente e rilassato.
Come se tutto il male che aveva vissuto fino a quel momento fosse solo il prologo di una lunga e infinita storia di sangue, dolore... di eterno e perverso male.
Spinto dall'irrefrenabile desiderio di ritrovare quell'uomo: Charles,
decise di partire per i lontani Carpazi.
Nessuna indicazione, nessun luogo, non conosceva dove quell'uomo
dimorasse, ma in cuor suo sentiva che sarebbe riuscito a trovarlo; o forse, che l'oscuro signore avrebbe trovato lui.
Percorse per giorni le gelide e quasi impenetrabili montagne di quelle terre.
Attraversò le regioni baltiche dell'Est Europeo, passando nelle regioni al di là dell'Elba, tra i fiumi Oder e Danubio, lungo le paludi del Pripet, tra i picchi gelidi dei Carpazi cercando fra la fitta nebbia
qualcosa che potesse aiutarlo nella sua disperata ricerca.
E finalmente, fra le valli di Tirgoviste sentì attorno a sè una forza straordinaria, rimase immobile: paralizzato.
La nebbia pian piano scomparve lasciando intravvedere un imponente maniero poco distante da lui.
Riprese a camminare, alienato, sentiva la sua paura crescere ad ogni passo, ma non riusciva a fermarsi, non voleva fermarsi.
A pochi passi dal grande portone, esso si aprì lentamente inghiottendo dentro di sè la sagoma del giovane uomo.

L'inizio della Fine...

All'interno del maniero un'aura di misterioso gelo avvolgeva tutto.
Lunghi corridoi si perdevano nel buio, sembravano fossero interminabili.
Tutto era illuminato dalle timide e tremolanti candele che circondavano le pareti proiettando sul pavimento lunghe e sinistre ombre.
Ad un tratto tutto si spense.
"Salute giovane Charles..." Una voce spezzò il silenzio... sembrava provenire dalle sue spalle.
Si voltò: il nulla.
In lontananza si scorgeva una fioca luce che diventava sempre più luminosa, era un lungo corridoio, si riusciva a stento ad identificare una sagoma, al centro di esso e ad ogni suo passo le candele riprendevano ad illuminarsi.
Quella sagoma sembrava sospesa a mezz'aria, nessun rumore di passi, solo il sottile fruscio di una pesante veste che strisciava sul pavimento.
Man mano che si avvicinava una sensazione di sconforto e di angoscia invadeva l'anima di Charles.
Era Velya.
Un sadico sorriso squarciava il suo pallido volto, non era affatto sorpreso di rivedere Charles.
"Sa... Salute Signore..." Balbettò col capo chino il ragazzo.
Charles aveva ritrovato finalmente quel che cercava da troppo tempo.
La sua ossessione era li, dinnanzi ai suoi occhi.
"Ti aspettavo... figlio mio..." Sorrise "La macabra danza delle
tenebre può iniziare..."
Il ragazzo non ebbe il tempo di fiatare.
"Avrai l'eterna morte per comprendere fino in fondo l'omaggio di questa notte... ora lasciati andare"
Velya socchiuse gli occhii e si avventò sul collo del giovane mortale
affondando con forza i suoi canini.
Charles rimase paralizzato, il suo respiro diventava sempre più pesante ed affannato, il battito del suo cuore sempre più lento.
Sentiva il sangue ribollire nelle vene, la sua mente vagava libera negli angoli del tempo.
Il vampiro mollò la presa e Charles cadde a terra quasi privo di sensi.
"Hai vissuto nella dannazione da sempre" esclamò Velya "la sorella
morte, la follia, l'odio e la perversione sono stati da sempre i tuoi
neri angeli custodi. Hai vissuto nell'ombra dalla tua nascita, e l'ombra e le tenebre sono la tua casa. L'eterna morte, nostra sorella, bramava la tua anima e tu cercavi da sempre il suo nero abbraccio. Ora bevi, figlio mio, gusta il dolce sapore della morte, sazia l'eterna sete che da questa notte accompagnerà il tuo eterno viaggio."
Così dicendo Velya tagliò il suo polso, lasciando cadere sulle labbra dell'ancillae il suo bene più prezioso.
Ingoiò le prime gocce, senza assaporarle, mentre le lacrime cominciarono a rigargli il viso.
"Che tu sia maledetto!!" urlò Charles e con inaudita ferocia si avventò sul braccio del suo Sire, bevendo avidamente il dolce nettare della dannazione.
Velya scoppiò in una fragorosa risata e sussurrò: "Avrai tempo e modo per comprendere l'immenso dono che ti stato concesso questa notte. E ricorda, figlio mio, in cuor tuo hai sempre cercato quel che ora stai disprezzando. La dolce dannazione fin da piccolo ti ha mostrato la sua attenzione, aspettando e lasciandoti il tempo di scegliere se accettarla o rifiutarla. Hai scelto di volerti rifugiare fra sue nere ali. Da anni hai cercato questo momento. Nulla ti stato imposto.. " Afferrò Charles dal collo, sollevandolo per poi sbatterlo sul pavimento, lasciandolo riverso su un fianco.
"Ora riposa" esclamò leccandosi la ferita che prontamente si rimarginò.
Scomparve subito dopo nell'oscurità che regnava nella dimora.
Passarono gli anni, Velya insegnò pian piano gli arcani segreti del mondo di tenebra al suo giovane figlio.
Beljah, così amava chiamarlo.
Gli insegnò a cacciare, a combattere, a torturare le sue vittime e a
trarne il più macabro dei piaceri.
Forestieri, vergini e bambini erano i loro giocattoli preferiti, e pian
piano la leggenda dei vampiri si espanse anche nei territori limitrofi... purtroppo.

Correva l'anno 1907...

I nomi di Velya e Beljah Vordlak erano temuti in tutta la Romania.
la scia di sangue che seguiva i loro nomi era impressionante
e dopo la scomparsa di un gruppo di bambini alcuni tra i più valorosi
combattenti rumeni decise di iniziare una vera e propria crociata contro questi esseri dannati..
Furono perseguitati giorno e notte, con l'unico risultato di aumentare le perdite nelle fila dei cacciatori e nelle loro famiglie.
Una mattina d'inverno: il misfatto, Velya riposava nel suo altare di ossa e carne quando il maniero fu dato alle fiamme dagli ultimi cacciatori rimasti, quando le fiamme terminarono la loro distruzione il corpo del vampiro fu prima impalettato e poi decapitato.
Beljah non fu mai ritrovato.
Alcune leggende narrano che fu lo stesso Beljah l'artefice della morte del padre, incendiando di suo pugno il maniero per poi lasciare nelle mani dei cacciatori la gioia della morte ultima.
Forse cercava con questo estremo gesto di poter redimere i suoi peccati, consegnando alla luce una delle anime dannate.
O, forse, Beljah fu solo fortunato, scampando per un soffio ad un'atroce fine.
Nessuno sentì più parlare della famiglia Vordlak, anche se i Carpazi non smisero mai di sanguinare e di inghiottire vergini, forestieri e bambini.


di CraWeN