Steve prese la sua pistola e vi mise dentro un nuovo caricatore, poi caricò il proiettile in canna. Per un uomo come lui avere un’arma era sempre una necessità, se non voleva essere ucciso per primo. Diceva sempre: “Commercia, vendi la roba buona e se necessario spara il primo colpo”.
Già, perché lui di roba ne aveva abbastanza, era la sua fonte di sostentamento, la sua vita, un impegno che portava avanti con passione.
La roba per essere buona doveva possedere due qualità: essere fine come la farina e candida come lo zucchero appena raffinato. Peccato che gli effetti che dava non erano gli stessi di un cucchiaino di zucchero.
Lui, Steve Roberts, era un potente signore della droga, nel suo quartiere ogni cosa che entrava e usciva doveva avere il suo permesso, i suoi collaboratori dovevano dargli sempre una percentuale fissa tratta dai profitti che avevano dalla vendita della sua droga, i trasporti erano sotto il suo monopolio, gli abitanti lo conoscevano e lo temevano e per questo nessuno cercava di denunciarlo o fargli un torto. A vederlo per la prima volta, Steve sembrava un uomo su quarant’anni bianco, altezza sul metro e ottanta, di un buon portamento che ispirava rispetto e fiducia. Spesso era in giacca e cravatta, alla “luce del sole” lui era proprietario di uno studio commercialista di grosse dimensioni, quindi aveva anche molta capacità nel dialogo e nell’adescare i clienti. Era un buon uomo d’affari anche quando si trattava di trattare commesse legali.
Naturalmente potevano nascere i sospetti quando ci si chiedeva come poteva permettersi la sua Ferrari o la sua bella villa sulla collina, ma la parola “sospetti” significava anche “domande di troppo” e a sua volta queste parole significavano “trovarsi a sonnecchiare sottoterra”.
Aveva iniziato a commerciare droga quando aveva l’età di trent’anni, certo, prima non era affatto uno stinco di santo, e fin da sempre aveva cercato di trarre dei soldi in modo illegale. Il primo metodo era l’evasione fiscale, ma poi si passava ad altri modi, documentazioni false date per qualche migliaio di dollari, situazioni finanziare truccate, inganni… Il tempo passava e la sua attività di commercialista aumentava di dimensioni, grazie alle affluenze monetarie che era in grado di procurarsi.
Poi venne avvicinato dalla famiglia Caruso, una cosca mafiosa che operava a New York e che aveva subito notato i suoi metodi svelti per fare soldi. Per circa sette anni fu un loro affiliato e ciò lo introdusse nel mondo della droga, che fino ad ora non aveva mai “testato”.
Fu la sua grande fortuna. Spacciare droga gli veniva “naturale”, come se fosse nato per questo e naturalmente ciò lo ricopriva degli elogi della famiglia Caruso. La maggior parte della fornitura proveniva dalla Colombia e arrivava al porto nascosta nei carichi delle banane o di altri frutti tropicali, che venivano subito caricati dai vettori di una delle ditte che la famiglia Caruso curava. Poi la droga veniva ulteriormente controllata e raffinata nei loro laboratori sotterranei e infine era pronta per la vendita. E questo era il compito di Steve. Era lui che si occupava di trovare nuovi clienti e di venderLa per valori che partivano dal migliaio di dollari al milione. Incominciò così ad essere conosciuto da molte altre persone.
Alcuni ragazzi quando avevano voglia di sballare, lo aspettavano sui gradini della sua villa e lui li faceva entrare offrendogli da bere. Avevano preso a chiamarlo “lo zio Steve”. L’importate per lui era che avessero i soldi per pagarlo, altrimenti avrebbe smesso di essere gentile.
Dopo aver lavorato per la famiglia Caruso per un periodo che lui considerava abbastanza lungo, decise di mettersi in proprio. Sotto il suo studio commerciale si nascondevano i laboratori per la raffinazione della droga e per la movimentazione venivano utilizzati i condotti fognari.
Steve non si lamentava proprio del tipo di vita che portava avanti. Aveva molti soldi, una villa, una Ferrari 360 Modena Spider, collaboratori e delle donne quando ne aveva voglia (non si era mai sposato…)

Ma sapeva che non era mai al sicuro…

Era a conoscenza del fatto che la polizia gli stava sempre alle calcagna e che lui si poteva trovare in trappola da un momento all’altro. A parte i sospetti riguardo al suo tenore di vita che migliorava in poco tempo, la polizia aveva iniziato ad indagare su di lui quando la guardia costiera aveva trovato una delle casse di banane con dentro cinque chili di cocaina. Per Steve la notizia della scoperta fu una doccia molto fredda e iniziò presto a far partire il meccanismo della corruzione. Il suo caso fu quindi archiviato dal giudice per insufficienza di prove.
Per una volta gli era andata bene, ma sapeva che una seconda poteva essere un duro colpo da digerire. Avrebbe potuto non cavarsela e per quindi era pronto a tutto.
Era successo, maledizione!
Mentre era nel suo laboratorio con i suoi collaboratori una task force della polizia era entrata nel suo studio ed era arrivata sino a lui. Un blitz. E questa volta lo avevano beccato sul serio. Le prove c’erano e mille, in più lui era scappato e aveva ucciso.
Con la sua pistola aveva fatto fuori tre agenti sparandogli un colpo in testa ciascuno e poi era riuscito a scappare per un condotto fognario. Naturalmente sapeva districarsi tra i vari cunicoli ed era uscito in una via buia e deserta, nella mano destra aveva la Smith & Wesson e nella sinistra un chilo di eroina che si era portato via. Sapeva che non aveva neanche un minuto da perdere, la polizia avrebbe presto ampliato la caccia all’uomo nei suoi confronti e con elicotteri e autopattuglie l’avrebbero trovato in qualche minuto. Doveva uscire dalla città al più presto.
Erano le tre del mattino e intorno era buio, quello che aveva bisogno adesso era una macchina. Scelse una Volvo S60 parcheggiata fuori da una casa e per uno come lui fu uno scherzo rubarla.
Appena in tempo. Dopo il suo passaggio vide la polizia alle sue spalle che arrivava per formare dei blocchi stradali sulle vie principali.
Ce l’aveva fatta, ma adesso era solo e braccato dalla polizia. Doveva trovarsi un appoggio per potersi nascondere e poi scappare dal paese. Si era allontanato di almeno trenta chilometri ormai, doveva raggiungere un’altra città dove c’era una sua conoscenza che poteva aiutarlo. Lo aveva già chiamato con il cellulare e si erano dati appuntamento in un vicolo buio.
Quando arrivò mancavano venti minuti alle quattro. Il suo amico, John DeRocco, lo aspettava puntuale nel vicolo.
- Steve, maledizione! - iniziò a dire John. - Questa volta soltanto un miracolo potrebbe salvarti dalla merda in cui stai affondando!
- Ti ho chiesto di aiutarmi -, rispose Steve. - Non di ripetermi la situazione in cui già mi trovo. Di che cosa disponi adesso?
- Sui soldi non darti pensiero, sono pronto a prestarti qualsiasi cifra. Posso prestarti degli abiti, una nuova auto e vari nascondigli, perché non potrai passare più di una notte fermo nello stesso posto. Dovrai tagliarti i capelli, farti crescere la barba e usare delle tinte. Appena potremo troveremo un chirurgo plastico.
- E per la droga?
- Come per la droga?
- Me ne sono portato via un chilo con me.     [ avanti » ]

di Jordan Damaskinos