[ Torna a pagina: 2 » ]     La donna si arrestò, lo guardò a lungo, poi si sedette sospirando. “Forse un giorno avrei dovuto dirvelo che conosco il vostro segreto. Vengo da una terra stregata, ricordatelo, e ci tengo moltissimo a Saint Just…”
Nurj le si avvicinò e le prese le mani.
“Sospettavo che tu conoscessi i nostri più reconditi segreti. Ho molta paura anch’io per…per lei.”
“Già.” Zsusza si accasciò sulla poltrona. “Era diventata così triste, ultimamente! Se c’è davvero un cacciatore qui a Versailles, siamo tutti in pericolo.”
“Non ti preoccupare, Zsusza!” Nurj balzò in piedi. “Andrò io stesso a verificare che Saint Just stia bene. Non tornerò senza notizie sicure.”
Ma le notizie non vennero: fortunatamente, non era stata lei la vittima; ma era scomparsa e nessuno l’aveva più vista. Nurj si sentì dannatamente in colpa, anche se non era certo stato lui ad attirare un cacciatore a Versailles. Cosa poteva fare? Zsusza era una strega potente, e gli disse che era ancora in vita: ma non sapeva dove, Saint Just si era schermata. Poteva addirittura essere nascosta ancora nella Reggia. Lei era relativamente al sicuro, ora loro dovevano stare attenti alla minaccia che incombeva sulle loro teste. Una notte, Nurj aveva deciso di far finta di riposarsi nel suo letto. Non lo faceva spesso, il più delle volte era un vezzo, un modo come un altro per racimolare qualche buona ispirazione per un racconto. Eppure, qualcosa nell’aria lo turbava. Era come un presentimento: un forte mal di testa lo scuoteva, il dolore era ripetuto e lancinante ogni volta. L’aria si muoveva, come per effetto di una corrente d’aria: sembrava un sospiro, un monito sottile. Mentre vedeva le forme create dall’oscurità torcersi sul soffitto, Nurj chiuse gli occhi. Subito vide Saint Just, con i capelli sciolti sulle spalle, l’espressione spaventata. Lo scuoteva e gli intimava di scappare: il pericolo era imminente. Poi un paletto trafiggeva Saint Just e la faceva stramazzare a terra. Si risvegliò con un urlo, chiedendosi quanto tempo fosse trascorso. Un’ombra tentò di nascondersi tra le tende, ma Nurj con un balzo gli fu addosso: era un uomo terrorizzato, con un paletto in mano e gli occhi spiritati. Con un movimento rapido, Nurj gli girò la testa, lasciandolo morto sul tappeto. Sentì altri gemiti ed urla provenire da fuori la sua porta: si precipitò fuori, e vide Saint Just come gli era apparsa nel sogno che lottava con un altro pazzo armato di paletto. Con un secondo balzo lo atterrò, e lo uccise allo stesso modo. Saint Just era pallidissima, e si teneva stretta una mano sul petto sanguinante. Cadde a terra, priva di sensi. Era ancora vestita da uomo, ma i lunghi capelli le addolcivano i tratti del viso, rendendo palese la sua vera natura. Nurj si inginocchiò accanto a lei, tremante, constatando la natura e la profondità della ferita.
“Ti prego…vai da Zsusza…ce n’è un terzo, è venuto per lei…” disse Saint Just con voce flebile. “Non pensare a me, vai a salvarla…”
Nurj volle alzarsi ed obbedire, ma la ferita sanguinolenta di Saint Just continuava ad attrarre il suo sguardo. Un bivio si apriva davanti a lui: se avesse lasciato Saint Just senza assistenza, probabilmente sarebbe morta. Ma se non correva da Zsusza, lei rischiava a sua volta la vita…la situazione richiedeva una pronta soluzione, non poteva stare lì incerto per sempre. Guardò il corridoio che portava alla camera di Zsusza, poi guardò la Vampira priva di sensi per terra. Già una pozza di sangue si stava spargendo sul pavimento. Alla fine, non ebbe dubbi su ciò che doveva fare. Saint Just si risvegliò in un letto assai comodo, con un forte dolore al petto e una fasciatura trasversale. Si sentiva bene, ma era un po’ confusa. Fuori dalle tende tirate, due voci a lei familiari stavano allegramente parlando tra loro.
“…e così l’ ho respinto, facendolo inciampare e cadere dalle scale. Ho già provveduto a far rimuovere tutti i cadaveri.” “Perfetto, Zsusza, ti sono debitore di un sacco di favori. Grazie mille, di cuore.”
“Figurati, non è un problema, per me. Sai? Voi due mi avete conquistato. Credo che studierò e farò di tutto per diventare come voi.”
“Veramente, Zsusza?! Oh, io ne sono felicissimo, e sono sicuro che Saint Just lo è pure. Ma quindi non vuoi il nostro aiuto…?”
“No, no, non voglio mettervi di nuovo uno contro l’altro. Ci penserò da sola, in fondo è il mio dominio. Sono o non sono una strega?”
Saint Just ridacchiò e scostò la tenda, osservando Zsusza e Nurj. Entrambi si illuminarono vedendo che si era risvegliata. Quando Zsusza lasciò la stanza, Nurj si accostò al letto di Saint Just e le sorrise.
“Hai sentito tutto?”
La Vampira annuì, sorridendo di rimando.
“Allora non ho bisogno di convenevoli. Sono…molto contento, davvero, di averti soccorso ieri notte. Mi credi?”
“Ma certo!” Saint Just era spossata, ma il suo sguardo non era più arrabbiato o vergognoso. “E io ti ringrazio, Nurj de Los Reyes, per avermi salvato la vita. In futuro, vedrò di ricompensarti come posso.”
“Io sarei già contento di conoscerti meglio” disse l’altro Vampiro. “E’ vero che anche tu scrivi?”

di Saint Just de Richebourg