Era passato molto tempo da l'ultima volta che la tenni fra le mie braccia.
Mi nascondevo, sfuggivo sempre da ogni cacciatore...ma non potrò mai dimenticare cosa sarebbe successo se non fosse stato per lei.
Lui era sempre fuori ad aspettarmi, non si dava pace per quello che avevo fatto alle sue figlie.
Il mio unico scopo era nutrirmi, nutrirmi sempre di sangue puro. Più ne avevo più ne volevo, il sangue delle bambine di faceva stare meglio, mi sentivo più forte, ma quando arrivò lei, tutto sembrò come non interessarmi.
Lei, che rubò il mio cuore. Non provavo da tempo questa emozione, come se mi scoppiasse il cuore, anche se ormai non batteva da un po'.
Il suo nome riecheggia ancora oggi nella mia mente...Eveline, Eveline Lascote. Lei era una donna perfetta, in tutto anche nel modo in cui prendeva le sue vittime, aveva un tocco molto raffinato e il suo sguardo di ammaliatrice, ammaliò me.
Eveline mi tirò fuori dalle grinfie di un cacciatore, il quale stava per uccidermi per trovare la sua pace. Ma il cacciatore fu il suo spuntino.
E anch'io me ne cibai.
Ero diventato debole, debole solo perchè cominciai a nutrirmi di persone che erano facilmente abbordabili, e che nessuno ne avrebbe denunciato la scomparsa.
La nostra vita ormai era basata sullo stare insieme e nutrirci di chi trovassimo sul nostro sentiero.
Non mi preoccupavo per niente, se qualcuno potesse darci la caccia, se ci trovassero e uccisi a seduta stante, niente di tutto questo aveva senso per me, ormai c'era lei nella mia vita e lei avendo più esperienza di me, mi fidavo ad occhi chiusi.
Il giorno più brutto della mia vita era arrivato. Non sapevo che quelle morti che avevamo provocato avessero indotto una tale rivolta negli umani. Ma soprattutto lui, il grande cacciatore di tutti i tempi, colui che nessuno osava sfidare ne averci a che fare.
Ma quel giorno, noi eravamo in un fienile di una famiglia di cui ci eravamo cibati; stavamo molto attenti a non lasciare tracce ma evidentemente qualcosa li fece giungere a noi.
I miei sensi percepirono qualcosa, aprii gli occhi e Lui era li, davanti a noi, con altrettanta gente attorno a lui; l'argento era l'unico a poter provocare la nostra morte, e lui ne era munito in modo impressionante.
Ci alzammo e con tutta la mia destrezza presi la sua mano e scappammo.
Non sapevamo che il territorio era circondato da tutti quegli umani muniti di argento...non avevamo idea che potesse accadere questo.
Tutto d'un tratto la rivolta si scatenò, ma Lei mi schiantò contro la porta e con tale forza si distrusse e caddi giù dal balcone che sporgeva in un burrone.
Lei restò li sola ad affrontare tutti quegli umani, metà di loro fu spazzato via ma Lui la colse di nascosto e infilzò il suo coltello nella schiena della mia amata.
Io cercavo di ritornare su ma era impossibile, come se fossi bloccato da una forza superiore.
Quando non vi era più nessuno, fui liberato da questo blocco mentale e riuscii a salire e andare da Lei.
Ormai tutto era finito, Eveline giaceva a terra, priva della sua bellezza e del suo fascino.
La mia rabbia crebbe di giorno in giorno, di anno in anno, finchè siamo arrivati a oggi, con la mia schiera di alleati creati da me. Tutti loro avevano la rabbia nel sangue, quella rabbia maligna che avevo trasmesso durante la loro creazione.
Ed eccomi nella città in cui si trova il cacciatore che uccise la mia amata, ma questa volta noi eravamo in superiorità e nessuno l'avrebbe fatta franca.

- 24 novembre 1767 - Morte del cacciatore Theodore Johnson.-

Io, William Crowe, ebbi la mia vendetta.

Ma lei non ritornerò mai più.

di Jill Valentine