Raccogliamo erbe mediche e curiamo i malati. Non prepariamo filtri d’amore o pozioni per l’eterna giovinezza: sappiamo solo alleviare il dolore, mettere a posto le ossa rotte e fare in modo che le ferite non si infettino. Possiamo molto anche per chi soffre di cuore o di stomaco e per chi ha mal di testa.
Dicono che siamo belle, di una bellezza che può far male e non si dimentica. Molti mariti giacciono con le loro mogli pensando a noi. I loro figli ci spiano mentre ci bagniamo alla fonte e di notte gridano febbricitanti il nostro nome. Fedeli per natura a chi per primo ci è entrato nel cuore, non ci siamo mai concesse ad altri uomini, i cui occhi ci spogliano e i lombi ci bramano. Per non suscitare il loro desiderio, non usciamo mai di giorno, neanche per andare al mercato o in chiesa, dove non ci è permesso pregare i nostri dei.
Sappiamo che tutto ciò basterebbe a farci bruciare come streghe, perciò non amiamo farci vedere in pubblico e conduciamo una vita piuttosto isolata. E’ stato per questo che non abbiamo saputo che verso la metà di quest’inverno così freddo la vedova del pastore ha ritrovato i primi agnelli con la gola squarciata. Qualche tempo dopo si è trattato di pecore adulte, poi dei bambini del maniscalco e del fabbro, ieri della figlia del capo del villaggio.
Sono stati i lupi, forse un orso, sicuramente qualche bestia selvatica costretta dalla mancanza di selvaggina ad avvicinarsi ai luoghi dove vivono gli Umani, però tutti hanno pensato fossimo state noi. Già da tempo infatti al mercato si mormora che la nostra famiglia sia composta da Vampire che per mantenersi eternamente giovani e belle bevono il sangue degli innocenti.
Accecati dall’odio, gli abitanti del villaggio sono arrivati ieri notte, hanno circondato la nostra casa e le hanno dato fuoco, poi hanno aspettato che uscissimo per sfuggire alle fiamme. Senza esitazione hanno fatto a pezzi i nostri uomini con i loro forconi, promettendoci che avrebbero risparmiato i bambini, se ci fossimo concesse loro senza difenderci. Purtroppo, anche se ci vedevano con il volto rigato dalle lacrime e i vestiti laceri e macchiati dal sangue ancora fresco dei nostri mariti, erano ancora ammaliati dalla nostra bellezza e il desiderio di possederci aveva superato quello di sterminarci.
Erano presenti anche le loro mogli: invece di fermarli, li hanno incitati a dare una lezione alle puttane, alle Vampire, a farci pagare il prezzo della nostra bellezza che avevano tanto invidiato. La vedova del pastore ci ha perfino accusato di aver tagliato la gola a suo marito, anche se tutti dicono che è stato assassinato dai ladri che lo hanno derubato. Il suo corpo è stato ritrovato vicino al bordello dove stava spendendo quanto aveva guadagnato vendendo il formaggio al mercato.
Sotto gli occhi dei nostri figli e solo per salvarli, ci siamo piegate per ore alla lussuria degli uomini del villaggio, finché non si sono stancati. Avrebbero dovuto liberarci insieme ai nostri figli, almeno così ci avevano assicurato, però avevano altri programmi. Ridendo, ci hanno detto che avevano promesso di non ucciderli con i forconi, non di lasciarli andare. Li hanno strangolati uno a uno con le loro mani, poi insieme ai loro poveri corpi ci hanno legato agli alberi e ci hanno ferito il seno e le cosce.
“Se non saranno le bestie del bosco a finirvi, tra poche ore ci penserà il sole. Provate a liberarvi ora, maledette Vampire!” Così ci ha sfidato il capo del villaggio, poi insieme agli altri ci ha abbandonato al nostro destino.
Le primi luci dell’alba però non hanno bruciato la nostra pelle, il sole non ci ha ridotto in cenere come speravano i nostri aguzzini. Se fossero rimasti, avrebbero scoperto che non siamo vampire, che non abbiamo ucciso Alfio, nemmeno le sue bestie, né i figli di nessuno. Sono però tornati tutti nelle loro case, festeggiando il fatto che le bestie del bosco sarebbero state attratte dall’odore del sangue che sgorgava dai nostri corpi e ci avrebbero divorato.
Non appena si sono allontanati abbiamo sentito i lupi ululare, subito dopo li abbiamo visti arrivare. Con la lingua ci hanno mondate del sangue che ci ricopriva e con i denti ci hanno liberato delle corde. Li abbiamo accarezzati per ringraziarli e li abbiamo lasciati a guardia dei corpi dei nostri cari, poi lentamente ci siamo incamminate verso il villaggio.
Tra venti minuti saremo arrivate, nel frattempo l’eclissi di sole sarà diventata totale e noi avremo cambiato forma. Non sempre infatti è necessaria una notte di plenilunio perché in cielo sia visibile la luna piena e non saremo perciò costrette ad aspettare per compiere la nostra vendetta.
Sento già i miei sensi acuirsi, la schiena piegarsi e le mie unghie trasformarsi in artigli. Quando la lucida e nera pelliccia ci avrà ricoperte tutte, entreremo nelle case del villaggio e non lasceremo vivo nessuno. Prima del tramonto ci ritrasformeremo in donne e andremo al cimitero, fermandoci dove è sepolto Alfio, il pastore.
E’ lui infatti che una notte ha mischiato il proprio sangue con quello di un Vampiro e da allora dopo ogni tramonto si nutre di sangue. Le prime volte l’istinto e l’abitudine lo hanno portato verso casa. Sua moglie però è sempre stata una donna devota e superstiziosa, perciò i crocefissi e le trecce d’aglio l’hanno salvata dal soddisfare il nuovo appetito del marito.
Alfio all’inizio si è saziato con il sangue delle bestie rinchiuse nella stalla che lui stesso aveva costruito, infine la sete l’ha spinto verso i bambini umani. Li ha uccisi e la colpa è stata data a noi e solo noi e la nostra famiglia ne abbiamo pagato le conseguenze. E’ per questo che andremo fino alla tomba di Alfio e aspetteremo che ne esca di nuovo.
Per colpirlo con un paletto di frassino? No, non uccideremmo mai un Figlio della Notte. Vogliamo solo insegnargli come camminare in mezzo agli Umani senza destare sospetti, nutrendosi di loro senza che si accorgano mai che tra di loro vive un predatore, una bestia feroce che si traveste da agnello per avvicinarli con più facilità e nutrirsi con il loro corpo o il loro sangue.
Insieme a lui ci metteremo in viaggio, attraverseremo montagne, valli e fiumi, fino ad arrivare dove nessuno ha mai sentito parlare di noi. Riprenderemo allora a raccogliere erbe mediche e ad alleviare le sofferenze dei malati, perciò ci accoglieranno con fiducia.
Faremo innamorare bravi giovani e li sposeremo, così da generare presto nuovi discendenti per la nostra Stirpe. Vivremo al limitare del bosco e la nostra bellezza ammalierà i viandanti, i mercanti di passaggio o i reduci della guerra di turno. Ogni Plenilunio banchetteremo fino a saziarci con le loro carni, lasciando ad Alfio il loro sangue, se per allora sarà ancora con noi.


autrice                                    
Biancamaria Massaro