Improvvisamente, Charles sollevò le fauci dall'orrido e sanguinoso banchetto che giaceva ai suoi piedi, con un gemito di dolore. La lama splendente del suo agonizzante avversario era ancora sepolta nelle sue carni dove ve l'aveva conficcata e fitte lancinanti, roventi, lo avevano assalito, stringendogli inesorabilmente il torace in una maligna tela incandescente. No... Non era un fenomeno normale... quel pugnale..."Maledetto..." ansimò Charles, crollando su un fianco, incapace di muoversi."Argento...che io sia dannato... era argento..."
Il vampiro che aveva teso quell'improvviso agguato, nonostante il collo spezzato si sollevò da terra. La testa ciondolò nauseantemente su una spalla, con un rivoltante scricchiolio d'ossa che sfregano l'una sull'altra e un ghigno di soddifazione si dipinse sul volto della creatura allorchè le vertebre cominciarono a saldarsi e a tornare nella posizione originaria prima della frattura. Le ferite infertegli da Charles cominciavano già a rimarginarsi, ma aveva perso comunque molto sangue.Inginocchiatosi di fronte al giovane vampiro dagli occhi verdi, lo fissò con un sorriso di scherno, avvolse le dita attrno all'impugnatura insanguinata del pugnale e, torcendolo crudelmente nella ferita, fece udire per la prima volta la sua voce. Era aspra, raschiante, come una lama sulla pietra per affilare: "E bravo Yiaver... davvero un bel cane da guardia...non pensavo mi avresti creato tanti problemi, sanguisuga. Se sopravviverai... sarà uno spasso scontrarmi di nuovo con te... per stanotte la vittoria è tua. Ma la prossima... le cose andranno ben diversamente... vero Lise?" Con un violento strappo, il vampiro divelse il pugnale dal corpo di Charles, prima di dileguarsi fra le tenebre da cui era giunto.
Lise era rimasta come paralizzata per quei lunghi minuti, ma la vista del giovane vampiro riverso al suolo la riscosse. Si precipitò al suo fianco, con un'espressione di profonda preoccupazione negli occhi castani e scintillanti. "Mon dieu..Chales..." Le carni attorno alla ferita erano come ustionate e l'emorragia non accennava a diminuire.
Era spacciato, Lise non aveva alcun dubbio. Nessun vampiro poteva sopravvivere ad una ferita del genere, inferta con l'argento, se non i più antichi. E leggeva quella verità anche negli occhi sofferenti di Charles. Ecco perchè l'assassino s'era ritirato... sapeva che la notte seguente Lise sarebbe stata sola e indifesa.
"No...non proprio ora... che c'è ancora così tanto da spiegare..." il dolore spezzava la voce profonda e calda del giovane vampiro.
Lise si ribellò. Non l'avrebbe lasciato morire. Non sapeva se quel che stava per fare sarebbe servito... ma avrebbe tentato. Il sangue che le scorreva nelle vene era potente. L'avrebbe salvato.
Doveva fare presto: il giovane vampiro cominciava a perdere conoscenza.
Si slacciò la camicetta esponendo le scure vene del collo. "Charles... mordimi." Sapeva bene cosa gli stava offrendo: assieme al suo sangue avrebbe assorbito anche i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi dubbi e le sue paure... non aveva importanza. Non voleva che l'ultimo legame che le restava con Yavier si spezzasse ancor prima di conoscere quanto aveva da dirle. Lise cinse con le braccia il corpo di Charles e guidò le sue labbra gelide contro il prorio collo.
Un'attimo d'esitazione. Poi il giovane vampiro schiuse le labbra e affondò i canini candidi nella perlacea carne di Lise. Un torrente di fuoco lo invase, riscaldando il suo corpo fino ala radice del suo essere. Era un'eruzione di sensazioni sconvolgenti, che richiamavano la notte in cui era stato creato e in cui le sue vene avevano accolto per la prima volta il sangue di uno dei suoi simili. Quella vibrante emozione si concentrò attorno alla ferita. L'emorragia si arrestò, e le carni martoriate cominciarono lentamente a rimarginarsi.
Con un gemito, Charles staccò le labbra dal collo di Lise. La ragazza era esausta. Era la prima volta che offriva il prorio sangue invece di reclamarlo. Tutto il calore e il benessere derivato dalla caccia era svanito e dentro di sè non avvertiva che un vuoto lacerante. Charles l'aiutò ad alzarsi. Era quasi l'alba. Senza una parola, entrambi svuotati d'ogni energia dall'approssimarsi della luce, si ritirarono dove i brucianti raggi del sole non avrebbero mai toccato la loro marmorea carne.

Black Angel