Lise-Anne correva, lasciando scivolare la notte lucente accanto a sè. Avvertiva la disperata preoccupazione di Charles, che invocava telepaticamente il suo nome, ma l'ignorò. Non poteva fermarsi ora, non ad un passo dalla verità. I lunghi capelli neri di Lise-Marie ondeggiavano al ritmo della corsa, catturando i tenui bagliori del vicolo, mentre quelli biondi e opachi della gemella umana che le appoggiava la testa su una spalla riflettevano ogni scintilla di luce.
"Marie... dove mi stai portando?"
"Al mio rifugio... svelta! Corri! Non parlare e non fermarti finchè non saremo là. Le spiegazioni a dopo."
Attraversavano la parte medievale della città... Lise conosceva solo approssimativamente quella zona, ma non dubitava di riuscire ad orientarsi da sola se ve ne fosse stato il bisogno. Charles... Ora ne avvertiva la rabbia e la desolazione. Chissà, forse sarebbe riuscito a raggiungerla, in seguito.
Improvvisamente svoltarono a destra, in un vicoletto a fondo chiuso sporco e polveroso, identico a tanti altri, fermandosi poi di fronte ad una porta di legno scuro e tarlato, dalla maniglia d'ottone ossidata e opaca. Marie fece strada nel minuscolo monolocale, che a dispetto dell'esterno, era pulito e in ottime condizioni.
"Normalmente è il Maestro ad offrirmi un alloggio, ma questo posto è solo mio. Vengo qui quando ho bisogno di riflettere e stare da sola."
Lise-Anne fissò la gemella: Lise-Marie aveva l'aria di chi non ha mai avuto vita facile. Era una donna forte, temprata dalle difficoltà.
Il monolocale era spazioso, arredato in uno stile semplice e sobrio, che dava un aspetto di familiarità e calore alla stanza. Il letto era in un angolo, coperto da una morbida trapunta a motivi araldici, dorati in campo rosso sangue.
Lise-Anne adagiò Carolyn sulla coperta e raggiunse Lise-Marie al tavolo di rustico legno d'abete.
"Bene... credo che sia giunto il momento delle spiegazioni..." esordì.
"Sì... speravo di riuscire a parlare anche a Lise-Claire, ma credo sia meglio che tu sappia tutto per filo e per segno il prima possibile. Conosci già il mondo dei bevitori di sangue, ma lei no. Potrebbe volerci un po' di tempo per farle accettare la cosa, e non credo che ne avremo a sufficienza. Per ora, l'importante è che sia al sicuro."
"Forza...illuminami. Fino a dieci minuti fa, credevo d'impazzire a causa delle visioni che ti collegavano a me e non immaginavo nemmeno lontanamente d'avere ben due gemelle!"
"D'accordo... per cominciare... hai ancora qualche ricordo della tua infanzia? I nostri gentori?" iniziò Lise-Marie
"No... è tutto abbastanza confuso... credo d'aver cercato di cancellare quella parte della mia vita... l'unica immagine nitida del passato per me è Yavier. Perchè tutte queste domande? Cosa c'entra?"
"Sforzati, ti prego. Voglio spiegarti perchè siamo state divise."
"Ecco.. credo d'aver trascorso tutta la mia infanzia in... orfanotrofio... e ricordo d'essere scappata, alla fine. Sì... odiavo quel posto. Odiavo le suore e la loro aria bigotta."
"C'eravamo tutte e tre, Anne. Lise-Claire fu adottata quasi subito e ha avuto genitori umani e normali che l'hanno amata come fosse veramente figlia loro. Non le hanno mai detto nulla.
Io fui presa poco dopo da qualcuno che scoprii in seguito essere un vampiro. Era il Maestro, capo della congrega di questa città.
Tu rimanesti lì. A 17 anni decidesti di scappare e incontrasti Yavier. Fino alla sua morte lui ti ha amata e protetta a costo della sua stessa vita."
"Perchè hai asserito che non siamo vampire? Mi nutro di sangue, ho poteri paranormali, il sole mi respinge... Che cosa diavolo sono?!? E che ne è stato dei nostri genitori?" Sbottò Lise-Anne.
"Calmati. E non interrompermi."
"Scusami. Non volevo aggredirti, ma sono tesa come una corda di violino. Perdonami."
Lise-Marie sorrise.
"Non preoccuparti... è dura anche per me. Proseguiamo?"
"Sì. Ti prego."
"iL Maestro mi ha spiegato a grandi linee quel che è più o meno accaduto. Non so se quanto mi è stato detto corrisponda a realtà, ma... è l'unica spiegazione possibile e ragionevole in questo guazzabuglio. Nostra madre e nostro padre erano umani normali. Persone come tante altre. Nostra madre era incinta di noi tre, ormai prossima al termine, quando una sera, mentre nostro padre la accompagnava a casa... furono entrambi aggrediti da un vampiro. Era una belva. Nostro padre fu ucciso quasi subito... e saziò in parte l'essere. Nostra madre... Si difese come potè, mentre il vampiro la prosciugava, ma riuscì soltanto a unire il suo sangue a quello dell'aggressore. Sai cosa significa questo, vero?"
"Divenne un vampiro?"
"No... il sangue che assorbì accidentalmente non era sufficiente... se non a cambiare noi tre. Nostra madre fu trasportata in ospedale e partorì sull'ambulanza chiamata da un passante. Non sopravvisse al parto e fummo affidate all'orfanotrofio. Il resto lo sai."
Lise-Anne scosse la testa... continuava a non capire.
"Siamo mezzosangue, Lise-Anne! La sete in noi è molto meno impellente che nei vampiri normali. Tu non hai mai osato avventurarti al sole, ma potresti farlo, se volessi. T'infastidirebbe, nient'altro. Abbiamo poteri paranormali. Invecchiamo più lentamente. Forse non invecchieremo affatto. Siamo praticamente invulnerabili, guariamo in fretta e l'argento non ha alcun effetto su di noi."
"Come mai Lise-Claire non si è mai accorta di nulla?"
"Lise-Anne... Probabilmente il sangue vampiresco non sì è distribuito in egual modo. Lise-Claire è un po' più umana di noi due. In lei la sete non è così marcata. Non credo che abba mai avuto la necessità di uccidere. Credo che a causa di ciò provi come un senso di mancanza, di incompletezza, ma nulla di più. E' quasi del tutto umana. A tutti gli effetti, quella tra noi più vicina ai vampiri... credo sia tu. Quando sorge il sole ti indebolisci leggermente, mentre a me non succede. Ma non fa molta differenza."
Lise-Anne era esterrefatta. Non avrebbe mai immaginato qualcosa del genere.
"Ma non è finita. Come sai, qualcuno ci sta cercando. Ci vuole, tutte e tre. Il maestro ne immagina il motivo... e temo voglia allearsi con lui. Rifletti... qual è il più grande limite del vampiro?"
"Il non poter muoversi di giorno, immagino."
"Già... Quell'essere... lo stesso che era nel vicolo quando quel barbone è morto... lo stesso che hai visto in sogno al ristorante... Cerca in noi un modo per superare questo limite. Yavier... ebbe da lui l'ordine di tenerti d'occhio. Era una sua creatura."
"No.. non è possibile... Yavier MI AMAVA! Non mi avrebbe mai usata e non avrebbe mai permesso che qualcun altro lo facesse!" Lise-Anne era sull'orlo delle lacrime... Non era possibile... No...non poteva essere... Ricordava con troppa nitidezza l'affetto nei suoi occhi nerissimi... La morbidezza dei suoi capelli corvini... La bellezza ultraterrena del suo volto d'avorio mentre le diceva, con quella voce calda e profonda... ti amo...
Lise-Marie avvertì il dolore della sorella e le prese la mano, prima di continuare.
"Lui ti amava, Lise. Ed è stata questa la sua condanna. Per amor tuo si ribellò al suo padre vampiro... per proteggerti... e quell'essere misterioso che vuole usarci non l'ha sopportato e l'ha tolto di mezzo. Yavier... prima di morire ti ha lasciato qualcosa di sè. Charles ci aiuterà."
Lise-Anne sospirò, trattenendo le lacrime che minacciavano di sopraffarla.
Improvvisamente i suoi occhi scattarono verso la porta, conemporaneamente a quelli di Lise-Marie.
Una presenza... Erano in trappola.

Black Angel