Serpentina scivola il manto,
drappo nero della notte selenica,v con la luna che s’innalza,
sopra cimiteri abbandonati,
con le ringhiere rugginose
e i lumini spenti.
Ecco aggirarsi Blade,
il nero diurno,ammazza vampiri;
dentro il suo pastrano,
orribili punte, e paletti,e frecce
d’ogni diavoleria.
S’alligna in agguato nel camposanto.

Passano le ore,e canta l’upupa,e le civette stanno a mirare.
ecco uno scricciolio,s’alza una cripta,
si spalanca la tomba.
s’erge un una mano cerulea e pallida.

Si scorge uno sguardo mefistofelico,
il bagliore delle zanne.

E lui,lui,
Draculia il principe del Drago.

Il non morto ,che ha vinto la morte.

Si guarda intorno e salta fuori
Felino Blade,con un coltello.

Dracula lo gurda eride,
con una rabbia di secoli.

Poi allarga gli arti,e
Si fa pipistrello della notte.

E plana via.
Balde lo sa,
sa che fallito;
ci saranno altre notti,
che apparteranno a Dracula,
il non vivo,che viaggia tra i millenni,
lasciando un scia malefica,
di plasma.

(cronaca medievale)



di Stefano Merialdi