Mai si conoscerà amore tanto grande, passione tanto ardente, come quella di Tristania e Nevermore.

Tutto cominciò quando il Re Destino, decise di svegliare la sua beffarda astuzia.
Era una notte come tante altre. Le stelle si nascondevano dietro le nuvole, che erano impegnate a versare lacrime di pioggia sulla terra fredda. Il vento fischiava tra le fronde dei pioppi.
Era silenzio. Silenzio sordo rotto di tanto intanto dai tuoni ovattati in lontananza. I lampi squarciavano il nero del cielo. Solcandolo di un bianco fulmineo.
Era periodo di festa nel regno. Le dame si preparavano al gran Ballo che si sarebbe tenuto al Castello della regina Metallica.
Tristania non amava quel tipo di avvenimento. Non sopportava quella massa di giovani impettiti e pieni di se. Cavalieri spavaldi e principi aridi di anima. Tuttavia era costretta a parteciparvi. Ormai conosceva a memoria tutti i passi e ogni singolo movimento di ogni invitato, Tristania era una fanciulla dai lunghi capelli corvini, gli occhi scuri come la sua madre notte. Le sue labbra su tingevano di porpora al passaggio delle sue dita colorate. Aveva la pelle del colore dell'ambra e le sue vesti erano sempre e immancabilmente nere.
Non era ben vista nel regno. Molti credevano che fosse una strega, proprio per quel suo aspetto scuro e tetro. Ma lei non se ne curava granché.
Il suo castello si ergeva sulla cima di una collina circondata da alberi, le finestre erano archi appuntiti con ai lati delle colonne di marmo viola. Era poco rassicurante, visto da lontano, ma a lei andava benissimo poiché non amava avere visite.
Quella Notte Tristania non aspettò l' alba come era solita fare. Andò prima a dormire. Fu colta da un' improvvisa sonnolenza che la costrinse a sdraiarsi sul sofà. Non riuscì nemmeno a salire le scale. Tanto forte fu quel sonno. Nel suo sonno apparve un giovane. Un giovane senza volto senza voce e senza nome.
L' unica cosa che riusciva a vedere era il ciondolo che aveva al collo. Una catena d'argento con appeso un pentagono lucente con incastonati centinaia di zaffiri, rimase abbagliata da quel gioiello così insolito. La mattina dopo non appena il sole fece il suo ingresso affacciandosi dalla collina, la fanciulla aprì gli occhi, si alzò, raccolse le scarpe e si avviò verso la camera.
I suoi piedi scalzi lasciavano le impronte sui marmi lucidi. Si mise una mano fra i capelli e si stropicciò gli occhi. Appena giunta nella camera si slacciò il lungo abito e lo lasciò cadere a terra.
Corse verso il lavatoio e chiamando le ancelle fini' di spogliarsi.
In poco tempo le giovani la raggiunsero con le brocche piene di acqua calda. Piano la versarono sul corpo rabbrividito di Tristania che in quattro è quattr'otto s'insaponò e finì il suo bagno.
Ripensava a quel giovane quello che le era apparso in sogno.
Ricordava quella sensazione di piacere nel guardarlo di attrazione mortale.
Non riusciva a toglierselo dalla mente.
Si sedette sul davanzale di una delle sue finestre e pensò pensò che qualcosa era accaduto. Raramente sognava e ancor più raramente si ricordava ciò che aveva visto nel sonno. Ma quella volta quel corpo misterioso e quel ciondolo le erano rimaste scolpite nei pensieri come un marchio a fuoco, le ore trascorsero in fretta e doveva iniziare a prepararsi per la festa.
I cavalli Master e Puppets erano già strigliati e bardati per l'occasione.
Erano due stupendi stalloni neri che Tristania aveva ricevuto in regalo dalla strega Battery per il suo diciottesimo compleanno.
Gli scudieri si apprestavano a lucidare la carrozza e finire di sistemarci dentro i cuscini rossi. Mancava veramente poco e la fanciulla era ancora nelle camera a prepararsi. Il cocchiere era già seduto pronto alla partenza quando la ragazza apparve sulla porta. Aveva un'espressione notevolmente svogliata ma l' obbligo di ogni pulslla era di partecipare alla festa e non potette sottrarsi.
La strada era poca e ben presto giunsero a destinazione.
All'entrata i cortigiani aspettavano le Dame, porgendo la mano per aiutarle a scendere dalle carrozze. Subito apparve un biondino, vestito di azzurro pallido, con una piuma sul cappello talmente ridicola che non risparmiò una risata.
Il giovane aprì la carrozza allungando un braccio: da dentro spuntò la mano di Tristania.
Le unghie lunghe e nere scintillavano riflettendo la luna.
Il ragazzo spalancò gli occhi nel vederla, era troppo inquietante per quel tipo di festa, ed era anche evidentemente fuori luogo, ma non le importava, scese dalla carrozza tranquillamente e stacchettando nel vialetto di pietre arrivò alla porta.
La sala era già piena di giovani e fanciulle in cerca di compagnia, Tristania cercava solo un posto caldo dove riprendersi dal freddo sofferto in viaggio, il suo vestito era bellissimo nero di velluto. La scollatura generosa lasciava intravedere le rotondità del seno. Lo strascico di pizzo lasciava la scia frusciante dietro ogni suo passo. I capelli erano sciolti lucidi e pulitissimi.
Si sedette vicino al camino e nel giro di pochi minuti ebbe intorno a se qualcuno di quegli odiosi personaggi, che tanto odiava. Loro parlavano. Lei non ascoltava, continuava a guardarsi le scarpe e ad indispettirsi per averle sporcate di polvere nel tragitto dalla carrozza alla porta. Non si curava di loro non le interessava. Ma loro insistevano a rivolgerle sempre le stesse domande. D'un tratto lo squillo di tromba dette l'inizio al ballo.
I musicisti dettero fiato agli strumenti e sculacciate ai tamburi.
La festa era ufficialmente iniziata. Si guardava intorno e vedeva le stesse facce di sempre: il conte Verbena, Insipido e incapace anche se di fama era virtuoso e interessante. La marchesa Spears, arrivata alla ricchezza solo con la sua gran capacità di sollecitare falli con le labbra. L' unico un po' più simpatico era il Duca Iron, accompagnato dall' inseparabile mogliettina Maiden, ma erano troppo presi nel raccontare il ritorno del figlio Bruce, dal suo viaggio avventuroso quindi decise di non disturbarli.
La festa stava finendo.
Tutti avevano trovato il da farsi o quasi Tristania conversava molto staticamente con Il Marchese Slayer quando dalla porta comparve un giovane.
Tutte le dame presenti si voltarono affascinate. Era un ragazzo molto bello alto e ben vestito aveva le spalle coperte da un mantello nero lungo quanto tutto il suo corpo. I capelli lunghi e gli occhi taglienti come la più affilata della lame.
Si mise da una parte e osservò tutta la stanza in silenzio, Tristania non lo vide entrare ma avvertì la sua presenza.
Il marchese Slayer interrompendo la conversazione disse
"Molto bello il ciondolo di quel giovane.."
A quel punto la ragazza si voltò e appena il mantello del giovane si sposto di poco davanti ai suoi occhi apparve quel ciondolo quello che lei aveva sognato lo stesso.
Non perse tempo e mollando immobile il Marchese si avvicinò a quel misterioso Cavaliere dicendogli
"Vuoi?"
Il ragazzo non disse nulla la guardò dritta negli occhi e fece un respiro profondo.
Come per incanto ebbero la sensazione che in quella stanza non ci fosse più nessuno. Le voci il brusio delle chiacchiere starnazzanti delle signorine si chetarono all' improvviso la musica nauseante dei balli divenne fioca e lontanissima. C'erano solo loro due e i loro profondi occhi. Il giovane disse:
"Piacere di conoscerti il mio nome e' Nevermore"
"Il mio e' Tristania"
Il cielo si gonfio' di nuvole minacciose lasciando cadere a terra una scrosciante pioggia.
Una notte timida e incerta si tinse di un profumo mai sentito il mistero del conoscersi non sapendo nulla dell' altro.
Tristania non poteva nascondere la sua espressione quella faccia da angelica bambina presto perse il suo incanto solcandosi di stupore. Non capiva da dove venisse quel giovane che appariva bello e maledettamente misterioso. Non lo sfiorava le stava a piu' di un metro di distanza, eppure, recepiva il sapore della sua pelle. L' odore dei suoi lunghi capelli.
Era come se lo avesse sempre conosciuto come se fosse stato lui in passato a darle le piu' eccezionali e feroci emozioni della sua vita.
Nevermore ascoltava la sua voce tremolante interessato ad ogni sua piccolissima parola. Era ammaliato da quella mente cosi' forte che emergeva prepotente da dentro quel corpo femminile e provocante.
Lui venne completamente offuscato il suo aspetto scomparve sopraffatto dai suoi pensieri.
Tristania si guardava intorno e ogni faccia di ragazzo che incrociava con gli occhi le appareva deforme, arida, identica a quella prima e a quella che avrebbe visto dopo.
Nessuno dei due seppe capire cosa stava succedendo fino al momento in cui l'ora di andare arrivò.
La nera carrozza aspettava davanti al portone.
Tutte le dame si affrettarono a trovare un riparo per quelle lucide e perfettissime acconciature. Un rifugio dalla pioggia che non accennava a smettere. Lei, Tristania, non se ne curo'. Sentiva di non volersene andare ma sapeva di non poter restare.
Allora fece cenno di saluto a quel cavaliere si voltò e prendendosi la lunga gonna con le mani si diresse verso l' uscita.
Le goccie le infradiciarono i capelli che le scesero davanti agli occhi nascondendoli.
Appena dentro si sedette, e scostandosii ciuffi molli da davanti lancio' l'ultimo sguardo dentro per cercare il suo angelo. Ma lui non c'era più.
Fu' un viaggio di quelli che non si ricordano. Lei penso' per tutto il tempo. Penso' e ripenso' a quella visione che le si era messa davanti impedendole di distogliere l'attenzione. Ma chi era, da dove veniva, cosa voleva.
Tante domande troppe per lei che non pensava mai che prendeva la vita con ribellione non accettando quelle stupide regole sui buoni modi. Lei era se stessa malgrado i rimproveri della madre disperata per la stravaganza della figlia.
Quella notte si sedette in giardino. Invito' le ancelle a ritirarsi nelle camere. Nel frattempo la pioggia era esaurita nell' aria si sentiva forte l'odore della terra umida il cielo iniziava a restituire le stelle brillantissime.
Quell'atmosfera la spinse ancora di piu' nei suoi pensieri davanti a lei dondolavano le fronde dei salici sventagliavano come le tende di una finestra cullate dal vento.
Il marmo del muretto dove sedeva era freddo tanto freddo da trapassare la spessa stoffa dell' abito. Cercava all' orizzonte una risposta.
Una risposta che non avrebbe mai trovato. Quando si e' immersi in pensieri il tempo vola impazzito. Non si accorse che la luna stava incamminandosi dietro la luce del sole. L'alba arrivo' puntuale costringendola a rientrare. Arrivo' in camera sembrava la camera di qualcun altro. I colori tutto era diverso perche i suoi occhi erano diversi. Una parte di loro era rimasta dentro agli occhi di Nevermore. Si spoglio' e coricandosi cerco' ancora quella voce nel silenzio.
Si addormento' con il canto dei galli dei contadini. Cosi' passarono i giorni successivi. Tutti uguali noiosi sterili come sempre. Ma nemmeno uno trascorse senza che lei posasse la sua mente su quel letto di ricordi.
Una mattina una come tante Tristania era nel suo giardino in mezzo alle sue rose nere. Amava passeggiare li in mezzo. Si riconosceva in quei fiori per il loro colore e per la loro tetra sembianza. Si chino' per raccoglierne una quando un rumore di galoppo attiro' la sua attenzione.
Alzo' il capo e vide in lontananza un cavallo nero con in sella un giovane. Un giovane mai visto prima biondo con le vesti eleganti e un raffinato cappello. Mentre si avvicinava la ragazza si guardo' intorno non vide nessun altro.
Tutti erano impegnati nella preparazione del pranzo.
Scavalco' goffamente le siepi fiorite per andargli incontro. Quando il cavallo fu a pochi metri il cavaliere tiro' le briglie frenandolo
"Devo consegnare una lettera nelle mani di Tristania."
"Sono io chi e' che la manda messere"
"Il mio Signore, sono giorni che cavalco per arrivare qui' da voi."
"E' chi e' il Vostro Signore? Io non conosco nessuno lontano dal mio regno chi puo' essere, Vi prego parlate!" ....
"Il Principe Nevermore, Milady"
Udendo quelle parole Tristania senti' un lungo brivido lungo la schiena e non riusci' piu' a parlare gli strappo' avidamente quel foglio dalle mani e corse verso il castello.
Il cavaliere volto' il destriero e riprese la strada del ritorno.
L' ora del pranzo era troppo vicina per iniziare la lettura senza essere disturbata allora decise di nasconderla per poterla leggere piu' tardi. La mise sotto al cuscino e corse in sala da pranzo. Non riusci' a buttar giu' un solo boccone tanta era l'emozione e l' impazienza di conoscere cosa contenesse quella pergamena. Alla seconda portata si alzo' e disse:
" Non ho fame mi ritiro in camera gradirei non essere disturbata"
Non era brava a recitare e si capi' benissimo che c'era qualcosa in piu' di una semplice inappetenza. Non se ne curo' e volo' verso le scale.
Appena chiusa la porta il suo cuore inizio' a battere forte le sudavano le mani e un tremito la avvolse compltamente. Scaravento' per terra il cuscino e si sedette indecorosamente sul letto fra le mani quella pergamena arrotolata in un nastro nero. Non aveva il coraggio di aprirla sentiva che conteneva qualcosa di forte e questo le faceva paura. Prese coraggio e la apri'.
Sciolse la cera lacca che portava lo stemma del pentagono che Nevermore aveva al collo. Srotolo' il foglio e inizio' a leggere:
"Misteriosa fanciulla.
Vi ho conosciuta in una notte fatale. Il destino ha voluto che vi trovassi. Io voglio che accada ancora. Percorrero' il tempo e le valli per trovarvi. E lo faro'.
Se quello che ho letto nei vostri occhi e' verita'. Aspettatemi.
Non so chi siete ne da dove veniate, l' unica cosa che so e' che Vi voglio
Nevermore."
Tristania stentava a credere a cio' che i suoi occhi avevano visto. Erano le parole che sognava di leggere.
Quelle stesse parole che si era pronunciata per tutti quei giorni. Strinse forte al petto quel foglio e si sdraio'.
Mentre guardava il soffitto avverti' una sensazione sconosciuta. Senti' come un solletico allo stomaco il suo corpo stava viaggiando qualcosa stava cercando di entrare e lei non si oppose. Lascio' vivere quella strana emozione e si addormento'.
Ogni mattina seguente i suoi occhi non seppero staccarsi da dove apparve quel cavaliere. Sperava di vederlo tornare ma non torno'.
Presa dalla fretta di leggere quel giorno si era dimenticata di chiedere la cavaliere dove si trovava il principe: come avrebbe fatto per ritrovarlo? Ma non lo fece e quel sogno rimase come un qualcosa di irraggiungibile dentro di lei.
Passarono i mesi e Tristania stava sempre peggio. Non sapeva rassegnarsi a quel buio.
Doveva trovarlo.
Quell' uomo nella lettera aveva scritto che l' avrebbe cercata. Ma non lo vide mai comparire allora decise di cercarlo lei. Il Re Destino si era divertito anche troppo e Tristania non aveva il carattere adatto per subire il volere di altri. lei in cuor suo sapeva di doverlo trovare e cosi' fece.
Raccolse tutti i suoi desideri e in sella a Master si allontano' dal suo castello.
Non aveva il minimo indizio non sapeva da che parte dirigersi l' unica cosa che aveva era quello stemma sulla ceralacca. Solo dopo giorni di galoppo giunse in una piccola citta' chiamata "MetalUp".
Le persone che camminavano per strada avevano lo sguardo perso nel vuoto. In mano boccali di birra e una musica strana potente si diffondeva per le strade. Ogni uomo portava i capelli lunghi e strani mantelli scuri bordati da insoliti bottoni di metallo.
Le piaceva quella gente e decise di scendere da cavallo per chiedere se qualcuno conosceva quello stemma.
Entro' in una bettola puzzolente. Si avvicino' all' oste e chiese
" Signore conosce questo stemma "
Era un panciuto ometto non alto con l' alito carico di luppolo. La guardo' interessato e con uno strano ghigno rispose che non sapeva neppure cosa fosse.
Tristania chiese ancora, e poi ancora, sembrava non stancarsi mai. Ma nessuno potè aiutarla. Passarono ancora giorni e invece di sentir affievolire quella presenza dentro di se tutto sembrava ingigantirsi.
Era sempre piu' grande la voglia di trovare il suo principe sempre piu' reale e concreta.
Cavalcava senza sosta, fermandosi solo per nutrire il cavallo e un po' se stessa. Era sporca malandata e con gli abiti non piu' di una principessa ma di una stracciona mendicante. Non le importava, sapeva che Nevermore l'avrebbe riconosciuta lo stesso, anche dietro alle vesti strappate e alla pelle sporca di polvere.
La sera cercava rifugio sotto agli alberi e guardando la luna invocava quel ragazzo. Fissava il cielo rassicurata dalla sua presenza. Lei lo sentiva, sapeva, ne era certa, anche se ogni cosa doveva farle pensare il contrario.
Non si ricordava piu' che giorno fosse, aveva perso il conto, ma passo' l' estate.
Le giornate da fredde divennero tiepide poi caldissime e di nuovo tiepide Tristania era irriconoscibile. Tutti la scambiavano per una strega. Per una maga malvagia che aveva perso il suo castello.
I suoi lunghi capelli non erano piu' lucidi ma pieni di polvere. Il suo stupendo vestito aveva perso per strada i pizzi e i merletti. Ormai liso e finito dal tempo sembrava un saio di canapa. Il velluto pregiato del suo mantello era piu' ruvido di una balla di juta.
Percorreva quelle strade con una forza mai vista. Inaudita per una donna. La sua anima si stava avvicinando a quella di Nevermore e questo era tutto cio' che le serviva per non sentire la fatica.
Un bruttissimo giorno Master si ammalo'. Le troppe galoppate senza sosta lo avevano stancato troppo. Tristania si fermo in riva al fiume per cercare di guarirlo.
Bolli' le erbe per farne medicine come le aveva insegnato la cara Strega Battery.
Ma Master non ce la fece. Si abbandono' alla morte sotto una quercia. Tristania pianse, pianse nel vederlo spegnersi come una candela ormai finita.
Quella morte le entro' dentro dandole per la prima volta sconforto e tristezza. Pianse tutta la notte. Pianse il giorno dopo. E la notte dopo ancora.
Non sapeva darsi pace si sentiva la causa della sventura di quello stupendo animale.
Ma non poteva fermarsi non in quel momento. Sentiva vicino il suo principe e coperto il cavallo alla meglio con delle pietre, riprese il suo viaggio a piedi.
Ovviamente rallentata dalla mancanza di un mezzo Tristania aveva ben poche probabilita' di trovare cio' che cercava di li' a breve.
Sapeva che sarebbe passato molto tempo ma non aveva paura di aspettare. Un giorno spoggettando da una collina vide nella vallata un paese piuttosto grande.
Il passo accellero' fino a portarla alle porte di questo posto. Il brusio delle chiacchiere della gente si udiva fin da fuori le mura. Urla stizzite di donne richiami di uomini. Una confusione che la incuriosi' tremendamente. Era il mercato. Si vendeva di tutto collane vestiti.
Schiavi e cavalli. Ceste e parrucche Tristania incantata giro' tra le bancarelle.
La scambiavano per una mendicante affamata. Gli ortolani non le toglievano gli occhi di dosso per paura che rubasse dell frutta. Ma lei non aveva fame. L' unico bisogno che sentiva era quello di trovare la giusta strada. Poteva anche aver vagato mesi nella direzione sbagliata per quanto ne sapeva. Nessuno le aveva detto nulla. Aveva solo seguito il suo cuore.
Camminando un bambino le sbatte' addosso facendole cadere la pergamena. Non se ne accorse anche perche' la folla le passava accanto stopicciandole la veste e non si rese conto. Un vecchio che era seduto con la schiena appoggiata al muro vide cadere il foglio e zoppicando si avvicino' raccogliendolo. Con voce soffocata disse :
" Milady la vostra pergamena"
Tristania si volto' di scatto e avvicinandosi al vecchio
" Grazie, Grazie mille signore, non sapete che valore abbia per me questo foglio, grazie ancora"
Il vecchio rispose con il sorriso sulle labbra grinzose
" Immagino Milady, il Principe Nevermore non scrive quasi mai se lo a fatto per voi deve essere stato qualcosa di veramente importante " ......
" Come. Voi conoscete Nevermore ? " -
" Oh si.... Si che lo conosco sono stato suo scudiero per anni riconoscerei anche fra cento secoli il suo pentagono"
La ragazza cadde esausta per terra cadde un po' per la stanchezza un po' per l' immensa sorpresa colta in quelle parole
" Vi prego ditemi dove vive qual e' il suo castello dove posso trovarlo"
Il vecchio si tiro' in piedi sostenendosi col bastone e indicando a ovest disse:
" Seguite il bosco fin quando finisce poi troverete un immenso lago non abbiate paura di attraversarlo sembrera' infinito ma alla fine approderete dall' altra parte. Appena poserete i piedi sulla terra ferma alzate gli occhi e vedrete il castello davanti a voi" ------
" E' stata una fortuna avervi incontrato.. Grazie"
" Buon viaggio Milady "
Non perse tempo si rimise in cammino immediatamente. Trovo' il bosco e vi corse dentro fino alla fine fermandosi solo per mangiare qualche bacca.
Finalmente il suo viaggio stava per finire, le sue pene erano quasi terminate. Era felice di questo tanto felice da dimenticarsi di avere un aspetto incredibilmente orrendo.
Arrivo' davanti al lago la sera al tramonto. Decise di attraversarlo il mattino seguente poichè non vedeva nessun mezzo per poterlo fare.
Si sedette in riva e accese un fuoco. Per quanto i suoi occhi potessero sforzarsi non riusciva a vedere l' altra sponda. Sembrava davvero sterminato. E le vennero dubbi sul fatto che veramente dall'altra parte ci potesse essere terra.
Sdraiandosi scorse la luna. Si incanto' nel fissarla come aveva fatto ogni notte cercandoci il suo sguardo.
Addormentandosi sussurro' come una preghiera disperata che saliva da dentro...
" Sto' arrivando dolce Never. Sto' arrivando..."
Quello che Tristania non sapeva e' che Nevermore aveva provato per molto tempo a mandarle lettere e notizie ma non le erano mai arrivate.
I suoi servitori tornavano a corte dicendo di aver compiuto la consegna. Il principe chiedeva loro perche' non portavano mai indietro la risposta e loro rispondevano che Tristania non voleva saperne e che nemmeno leggeva le lettere. Ma nonostante tutto questo nel principe aveva la sensazione che non fosse cosi'.
Lui si ricordava bene quegli occhi quei nerissimi occhi che lo fissavano senza timore. E anche se credeva alle parole dei cavalieri in cuor suo palpitava ancora la speranza in qualcosa di magico.

(In questa storia adesso e doveroso raccontare cosa accadde durante la consegna di quelle lettere.
Il re Destino di cui si e' parlato all' inizio aveva un gemello che poi non fu riconosciuto dal padre alla nascita e quindi allontanato dalla famiglia.
Ma anche se non crebbe con il fratello aveva gli stessi poteri se non piu' forti, li riverso' in maniera del tutto diversa. Era perfido e ad ogni suo incantesimo lacrime scorrevano dagli occhi delle vittime. Questo malvagio personaggio si chiamava Augusto. Quando i servitori del principe arrivavano a meta' del loro viaggio. Augusto toglieva la lettera dalle loro mani durante il sonno e introduceva nei loro sogni la falsa consegna con le false parole della fanciulla prolungando il loro sonno per qualche giorno. Al loro risveglio tutto sembrava reale e convinti di cio' tornavano a casa portando le calunnie del mago come missive vere.
Augusto non sopportava di veder compiuta un opera iniziata dal fratello e tento' quindi di impedirne lo svolgimento. La sua magia pero' aveva un solo punto debole. Lui poteva si interferire con le azioni dei cavalieri ma non aveva alcun potere sulla volonta' dei due innamorati. Poteva solo rendere difficile il loro contatto la loro comunicazione ma non poteva impedire il loro incontro.
Detto questo la nostra storia puo' proseguire.)

La mattina arrivo' e Tristania apri' presto gli occhi. Fece un breve giretto sulle rive del lago per cercare una barca ma non trovo' nulla. Ne' un tronco, ne' una zattera, nulla insomma che potesse portarla dall' altra parte. Quando tutto sembrava fatto questo imprevisto la sconforto' profondamente tanto da gettarla in un pianto straziante che udirono a miglia e miglia di distanza.
Mentre era china con la testa fra le mani un bagliore schiari' il cielo. Era lei la strega Battery che sentendo quei singhiozzi non resistette ad andarle in soccorso
" Tristania... cos' hai? Perche' piangi?"
" Battery... non riesco a trovare una barca che mi porti dall' altra parte non so come fare devo attraversare queste acque a tutti i costi"
" Non preoccuparti so io come fare ad aiutarti"
In men che non si dica la Strega trasformo' il lago in birra e tutti gli abitanti li' vicono si avvicinarono attratti dal profumo. Tutti adulti e bambini animali e pesci iniziarono a bere. A bere come se non ne avessero mai bevuta prima. Accorsero dai piu' lontani paesi. Anche da MetalUp. I MetalUppiani erano quelli che piu' contribuirono a seccare quel lago. Bevvero bevvero tutti cosi' tanto da prosciugarlo fino in fondo.
A quel punto Tristania si mise a correre a correre come mai aveva fatto. E quando il suo cuore stava per esplodere per la fatica da lontano vide la sagoma di un castello.
Le vennero le forse tutte assieme. Riprese il passo piu' veloce di prima e raggiunse la sponda.
Si getto' a terra esausta ma felice. Sapeva che era arrivata che nulla poteva piu' ostacolarla. Rallentando il passo arrivo' alle porte del Castello.
Sulle ante del portone si ergeva immenso lo stemma del principe. La ragazza picchio' tre colpi.
Venne ad aprire un ragazzo che le apparve subito familiare. Era quello che le porto' la lettera. Alla vista della principessa sgrano' gli occhi incredulo e spalanco' l'entrata senza dire una sola parola.
Con un gesto le indico' la strada per raggiongere il suo amato.
Attraverso' un grande cortile brulicante di persone al servizio.
Tutti la osservarono come se fosse una persona che conoscevano, ma che non aspettavano.
Tristania non capiva quelle espressioni ma non aveva tempo di comprendere e si precipito' verso le scale. La notte era alle porte il cielo stava diventando scuro. Non faceva rumore camminando le scarpe non le aveva piu' da un pezzo e silenziosamente si affaccio' in una stanza.
Fu li'. Fu in quel momento che davanti a se apparve Nevermore.
Vestito di scuro con i capelli ancora piu' lunghi. Stava guardando fuori dalla finestra.
Come aspettando qualcosa: qualcuno.
Tristania non aveva il coraggio di avvicinarsi le batteva forte il cuore e sembrava aver perso le parole. Ma osservarlo era troppo bello. Li' assorto nei suoi pensieri avvolto da un silenzio irreale carico di parole non pronunciate di emozione.
Ma quel silenzio si ruppe quando dalle labbra del giovane usci' un nome appena sussurrato quasi inpercettibile.
" Tristania.... "
" Sono qui'.... " disse lei.
Nevermore si volto' stupito e senza dire nulla si avvicino'.
La strinse forte fra le braccia e la bacio'.
La bacio' per tutta la notte li' senza muoversi.
Come se quel bacio fosse l' osigeno che cercava da mesi.
Come se fosse sospeso fra la vita e la morte attendendo solo un respiro che solo lei poteva soffiargli. Aveva passato giorni nell' attesa di poterla vedere ancora.
Unico desiderio.
Anche se nessuno aveva mai detto loro che nulla era cambiato loro attesero.
Attesero quel momento come nessuno mai avrebbe saputo fare. Non avrebbero potuto scordare quella musica. Quella che sentirono nel loro cuore quella notte di pioggia.
Non bastarono mesi di silenzio a separarli, nè la magia del perfido Augusto.
Adesso sono li'.
Chiusi nel loro castello.
Avvolti nelle loro labbra ogni notte i loro corpi si fondono diffondendo nell'aria un profumo mai sentito. La loro pelle e' divenuta una sola.
Nessuno mai li vede in giro.
Si dice che siano ancora li'.
In quella stanza guardandosi negli occhi. Non smisero mai di fare l' amore tutto scorse intorno a loro. Passarono i giorni le notti e i mesi. Ma di quei due non si seppe piu' nulla.
Scoppiarono guerre rifiori' la pace. Temporali squarciarono e foreste incendi devastarono i boschi.
Il lago torno' ad avere la sua acqua.
I cavalieri invecchiarono le dame inacidirono.
Ma Tristania e Nevermore non vollero sapere piu' nulla perche' da qul momento non esistettero' piu' per nessuno.

Per voi che leggete. Per voi che sospirate. Passeranno giorni mesi e anni.
Conoscerete donne uomini di ogni sorta.
Ma mai sentirete parlare di amore tanto speciale come questo.
Che ha scavalcato il destino il tempo e le distanze.
Che ha continuato a credere nel nulla piu' profondo.
Non amarono il corpo, ma la mente e questo tipo di amore, non conoscera' mai fine.

di Metalwitch