[ « indietro ]     Riflesso sul poco spazio sgombro del tavolo d'appoggio riusciva ad intravedere una forma arcana,quasi un archetipo che somigliava a...
Si alzò e salì sulla spalliera del divano rischiando di rovinare precipitosamente sul pavimento di marmo nero.
Adagiata sul lampadario con lasciva voluttà faceva bella mostra di sé l'altra gamba di Martha,con il medesimo smalto arancione ad imbrattarle le dita del piede.
Non fu facile disincastrare l'arto irrigidito dal rigor mortis dal braccio d'ottone del lampadario che oppose una ferrea resistenza costringendolo ad afferrarlo con entrambe le mani strattonandolo ripetutamente fino a quando non ebbe la meglio piombando sul suo fondoschiena che produsse uno rumore spiacevolmente simile a quello di cocci infranti quando urtò con violenza il tavolino mandandolo in frantumi. SI tirò su infarcendo lo sforzo fisico di una certa dose di inutili ed artificiosi improperi.Fece ritorno in camera da letto e buttò la gamba nelle immediate vicinanze degli altri resti.
"Se tutto procede bene ,tesoro,fra poco ti porto a fare un giro in macchina,vedrai ci divertiremo".
Scoprì che parlare con Martha era rilassante.
O.k.,due pezzi anatomici erano stati ritrovati...ed ora?
Il tronco.Era senza ombra di dubbio la parte più difficile da occultare;le dimensioni non avrebbero consentito a"lui",il pazzo era diventato semplicemente "lui" nella sua testa,credeva che spersonalizzandolo sarebbe stato più semplice non farsi prendere dal panico e continuare solamente a giocare,di lasciarlo in giro con altrettanta semplicità.
Ripercorse interamente passo dopo passo l'area dell'appartamento:il bagno,la camera da letto,il salotto ,la cucina,la sala del telefono(come amabilmente aveva ribattezzato il disimpegno che si trovava fra le prime due stanze del corridoio,appellato così per la banale ragione che generalmente era tramite quel telefono che interloquiva con il suo agente.Scaramanzie da divo).
La stanza degli ospiti era ancora chiusa a chiave e quando vi entrò fu colto dall'odore pungente del lucido per i mobili che la sua domestica tutto fare non lesinava affatto nella vana speranza che prima o poi quella stanza venisse occupata,David negli ultimi tempi era diventato l'equivalente di un 'eremita misogino e misantropo sulla cui scala personale da uno a dieci il suo interesse per il genere umano si arrestava attorno alla posizione uno,di qualche amico aveva pur bisogno.
Tornò al punto di partenza,seduto accanto al corpo in via di ricomposizione che giaceva come una bambola di pezza scucita sul letto matrimoniale che recava impresse le tracce di differenti liquidi corporei che risultava difficile distinguere.
Non aveva giardino e questo,almeno,restringeva le ipotesi.
Non aveva solario,l'appartamento era sito al terzo piano di un'elegante palazzina abitata per lo più da anziani liberi professionisti in meritata pensione che avevano visto l'arrivo della star degli horror di serie b nel loro delizioso e tranquillo condominio come una manciata di sabbia negli occhi.
Ma aveva una cantina.O meglio,un box di media grandezza dove aveva trasferito metà dei suoi effetti personali e scenici.
Corse verso il corridoio dove un enorme porta di legno scuro si spalancava su un lungo andito alle cui pareti erano saldamente infissi due lunghi bastoni d'ottone dai quali pendevano vestiti e soprabiti e cappotti ,un guardaroba degno di un gentleman inglese,attrezzato per ogni esigenza e ricorrenza,l'ultimo custodia in fondo a destra celava un costosissimo completo di raso nero,sotto alla giacca avvitata era ben riposta e perfettamente stirata una camicia di seta bianca con ampi polsini di pizzo ,l'abito con il quale sarebbe stato sepolto.
Cercò nella cassettiera che era posta a destra dell'entrata e nell'ultimo cassetto trovò un mazzo di chiavi tenute insieme da un laccio di cuoio.Erano all'incirca una quindicina ed appartenevano alle serrature di tutte le porte d'ingresso delle case che aveva cambiato negli ultimi sedici anni,bella media di fughe precipitose,riflette divertito.
Pescò quella più lucida e pulita che recava impresso il numero 6 in rosso scarlatto ,uscì dall'appartamento stando ben attento a non suscitare l'interesse dei vicini e sgattaiolò fino al semi interrato.Infilò la chiave nella toppa con il cuore che aveva preso all'improvviso a battergli con rinnovato vigore ed inaspettato tumulto,sentiva il pulsare ritmico del sangue gonfiargli ad intermittenza la vena sulla tempia destra ed uno sciame di farfalle impazzite sembrava danzare una macumba africana alla sommità del suo esofago.Era eccitato,come non gli capitava da tempo.
L'odore di muffa vecchia e di nuova polvere lo fece starnutire,trovò a tentoni l'interruttore della luce sulla sinistra della parete e qualcosa di leggero ed agile gli sfiorò le dita della mano facendogliele ritrarre alla svelta.Non era la prima volta che scendeva in quello scantinato e non era la prima volta che la vista dei suoi costumi di scena e delle parrucche gli provocava un'impercettibile ma persistente senso d'irritazione alla base del collo.Passò accanto ad un paio di bauli accatastati ingombri di vecchie sceneggiature accettate e rifiutate,urtò un manichino sul quale erano ammonticchiati almeno tre diversi mantelli da vampiro,ed in fine scorse ciò che cercava.
Stavolta "lui" era stato non solo sadicamente macabro,ma drammaticamente divertente:il tronco della povera Martha con indosso un delicato completo intimo rosa,era comodamente assiso su una vecchia poltrona di pelle ,cimelio del primo film che Johansen aveva girato all'incirca vent'anni prima,uno splatter che aveva per protagonista uno psicanalista cannibale,una versione analoga,ma meglio interpretata,aveva valso ad uno scialbo inglese di nome Anthony Hopkins la statuetta d'oro.
L'enorme foro irregolare che coincideva al tavolato degli addominali,faceva vedere con chiarezza i muscoli della fascia renale e gli ultimi corpi vertebrali del tratto dorsale.L'assassino doveva aver avuto veramente un mucchio di tempo per poter compiere un'eviscerazione degna di un cuoco cinese.
L'assenza del capo e degli arti rendevano la visione sensualmente oscena.
Bene.
Ora era necessario portarla di sopra.
Diede una fugace occhiata all'orologio:quasi le undici del mattino.Fra poco più di un'ora la sua caccia al tesoro si sarebbe forzatamente conclusa ed anche la sua vita,probabilmente.
Prese una cesta di vimini vuota che giaceva abbandonata in un angolo,vi spinse dentro il tronco della ragazza e coprì il tutto con uno dei mantelli che aveva urtato poco prima.
Uscì dal box chiudendosi la porta alle spalle.Si voltò con la cesta stretta fra le braccia ed una voce lo fece sobbalzare:
"Facciamo pulizie mr.Johansen?".
Era la megera del piano di sopra,consorte di un vecchio medico in pensione che per tutta la sua miserrima vita si era occupato di scaldare ed inserire clisteri,forse per questo aveva finito con lo sposare una donna il cui fondoschiena era difficilmente distinguibile dalla faccia.
"Già"replicò vago.
"Senta,forse non dovrei metterla i guardia ,ma credo che alla prossima riunione i condomini vogliano chiederle di abbandonare lo stabile,sa...questo è un complesso residenziale in maggioranza abitato da gente...comune...ecco e quel continuo va e vieni di donne ...bhe...".
(Se sapessi come le donne perdona la testa per me vecchia bastarda esiteresti dal pronunciarti oltre).
David prese a risalire agilmente le scale senza neppure replicare e la signora Moore,così si appellava,continuò a sbraitare le sue proteste con il tono di voce che diveniva man a mano più stridulo e starnazzante.
Solo nell'appartamento vuoto si rese conto del tanfo che stava pervadendo l'ambiente:la donna era morta,probabilmente, lottando ed il quantitativo di adrenalina liberata mista alle catecolamine endogene aveva esacerbato l'odore della sua carne che ora iniziava a virare verso quel caratteristico e pungente sentore acido e dolciastro che chiunque abbia soggiornato anche per un breve periodo in una sala settoria riesce difficilmente a rimuovere dalla memoria delle sue terminazioni olfattive.
Vuotò il contenuto della cesta sul letto:l'immagine che si sarebbe parata dinnanzi agli occhi di un qualunque mal capitato sarebbe apparsa troppo irragionevole e distorta per sembrare solo vagamente reale,ma il tanfo ,e lo strano colore verde arancio che impregnava gli slip della ragazza dove plasma e bile avevano creato uno cocktail inconsueto e difficilmente ripetibile,conferivano alla visione un che di soprannaturale.
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di Vampire