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L'aveva lasciata sul divano, appena finito di fare l'amore. Non aveva
voluto guardarla, ne' una carezza, ne' un sfiorarsi di labbra, nulla, dopo
aver fatto l'amore. Nudo, era scivolato tra le siepi del giardino e si
era seduto lì, sul terreno bagnato, a guardare la luna. Era stato come
morire fare l'amore con lei. Morire dentro, s'intende. Finiva sempre così,
con tutte. Non poteva non odiarle, dopo. L'amore gli scivolava tra le
dita. Sesso come voglia di vomitare. Rimaneva solo il ricordo di quelle
mani, come artigli, pronti a strappargli via l'anima, di quella bocca
pronta a succhiargli via la vita, di quegli occhi pronti a guardar
dentro di lui ciò che non doveva essere visto. Milioni di volti.
Centinaia di voci. Scriveva poesie su di loro con la punta della lingua,
scolpiva nella loro carne la perversa asprezza di quelle parole. Ma non
poteva cercare di lavar via la loro sporcizia solo con saliva.
Solamente dolore di vivere, l'orgasmo diveniva come uno specchio in cui
non doversi osservare. Strappare a morsi quel male che sentiva dentro,
incolmabile il vuoto che gli stringeva lo stomaco dopo essere venuto.
Una, dieci, cento volte pur di non doversi svegliare.
Si era alzato ed era scappato via, poi. L'aveva lasciata lì, a gambe
aperte. Lacrime come rugiada sulla peluria di lei. E l'amore si
trasformava in disgusto. Sentimenti come banali trucchi da baraccone.
Assaporava la freschezza dell'aria, assuefatto da quello che cercava
senza mai riuscire a trovarlo. La ricerca lo drogava, di rabbia. Amami
da morire, bisbigliava a tutte prima di infilarlo, e poi le guardava
spegnersi tra le sue braccia per divenir quel che sempre erano state,
senza accorgersene: bambole di carne.
Quando suonarono alla porta, Alessandro sembrò scuotersi dal torpore che
l'aveva stretto. Si trascinò alla porta, intontito. Osservò dallo
spioncino, poi aprì, senza dire niente. La luce di una torcia sulla
faccia lo fece sorridere. Lo misero in ginocchio mentre gli leggevano
parole in cui non trovava un senso. Solo il freddo della canna del
fucile sulla sua nuca a farlo sentire reale.
Non svegliatemi, non svegliatemi.
Di scatto poi aprì le braccia e si sollevò in piedi.
Stringetemi mentre muoio.
La casa vuota da settimane ormai. Le portava tutte lì, prima di
ucciderle. Sulle mensole del salone alcune foto. Il volto di Alessandro
sereno, gli occhi ricolmi di orrori. Perchè per non sorrideva mai
quand'era piccolo? Quant'è difficile per un bambino dover provare a
crescere? Era quello l'unico modo che aveva per non doverlo fare.
Assopirsi sul seno di una donna che non era sua madre. Quando vivi
nell'incubo, dormire e come un po' svegliarsi. Ma si può trovare un po' di
compassione per chi non riesce più a sognare?
di Adam Dron
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