Morfeo mi accolse fra le sue braccia stanotte.
Iniziai il mio viaggio camminando tra nebbie color blu elettrico, accompagnata dal canto dei lupi.
Vagavo per foreste a me sconosciute, illuminata dalla luna che ogni tanto mi fermavo ad osservare, restandone incantata.
Un folletto si presentò a me danzando, coinvolgendomi in quei passi a me sconosciuti ma coinvolgenti. Mi donò uno strano fiore luminoso, che assomigliava vagamente ad una rosa, e mi pregò di seguirlo. Con quel fiore che come una torcia illuminava i miei passi in quell'oscuro sentiero, ed il simpatico folletto come guida, arrivai ad una grotta ai piedi d'una alta ed oscura montagna innevata.
Il folletto si allontanò inchinandosi, ma prima mi pregò di entrare. In preda alla paura dell'ignoto mi addentrai in quell'antro stranamente luminoso ed accogliente. Scorsi un giaciglio su cui mi accomodai, mentre una voce rassicurante mi diceva di attendere senza timore alcuno.
Dopo pochi istanti un grosso gatto uscì da un cunicolo. Era dorato, ed i suoi grandi occhi color del cielo brillavano di luce propria. Si avvicinò a me, e lo presi in braccio accarezzandolo. Mentre faceva le fusa, avvicinando a me il suo grazioso musetto, successe qualcosa d'inaspettato.
Si trasformò in un meraviglioso giovane, vestito d'una brillante armatura.
Egli mi raccontò d'essere stato vittima d'un incantesimo, da parte d'un malvagio mago degli Inferi, e da quel giorno lontano secoli fu costretto a vivere in quella caverna, sotto le sembianze feline, con la sola compagnia dei folletti. Mi attendeva per liberarlo, ma non sapevo come fare. Lo strinsi a me piangendo, con tutte le mie forze, e lo baciai come se fosse la prima e l'ultima volta.
Un'esplosione illuminò tutto a giorno, la caverna sparì e ci ritrovammo in mezzo ad un salone di candido marmo. Egli mi disse d'essere finalmente libero e pronto per una vita da mortale al mio fianco.
Mi prese le mani fra le sue, ed insieme ci addentrammo per quelle stanze.
All'improvviso mi svegliai, con ancora il sapore dei ricordi sulle labbra.
Accesi la luce, come per cercare un po' di conforto, ma…strano! Quel principe era al mio fianco, ed i suoi capelli come raggi rubati al sole incorniciavano il suo volto posato dolcemente sul cuscino. Morfeo stanotte mi regalò un sogno lungo una vita.

"Ben s'ode il ragionar, si vede il volto;
Ma dentro il petto mal giudicar puossi."


Ludovico Ariosto, Orlando Furioso.

di White Rose