Bentornato Viaggiatore,
leggi in questo sacro tomo della mia, della tua, della nostra Storia.
Lo trovai molto tempo fa... o forse, fu lui a trovare me...
Per innumerevoli anni l'avevo portato con me, custodendolo gelosamente tra i miei averi ed i miei molti ricordi, durante il viaggio verso il luogo sacro ai druidi.. Non riuscivo a separarmene, ma non osavo profanarne le antiche pagine... Finché il momento non arrivò.
Quella notte sogni terribili avevano deturpato il mio sonno, mostruosità atroci avevano violentato l'anima mia desiderosa di pace, spingendomi a svegliarmi sudata e sconvolta per continuare il mio cammino, nel torbido e nebbioso abbraccio delle tenebre londinesi.
Giunse l'alba,vedevo i raggi del sole nascente riflettersi timidi sulla cime aguzze delle montagne ferendomi gli occhi abituati all'oscuro, ed ancora nel cuore giacevano i ricordi indistinti della notte... Ma, finalmente, il mio viaggio era terminato, o almeno così pensai, trovandomi di fronte agli immensi monoliti...
Il tempo mi era unico, silenzioso spettatore, mentre le stelle, quelle luci, nel vuoto dei miei cieli da viaggiatrice, sembravano nascondersi dietro promesse di mondi lontani.
Oltre le pietre sacre, le creature notturne cedevano l'incontrastato dominio delle ombre del bosco ad altre, non meno temibili ed assetate del sangue di chi, come me, osava avventurarsi alla ricerca del proprio destino in quest'epoca di turbamento e trepidante attesa.
Sapevo, sentivo, ed al tempo stesso temevo che fosse arrivato il giorno in cui la risposta alle mie domande sarebbe stata svelata... Il mio errare alla ricerca della mia essenza era ormai in procinto di terminare.
A lungo avevo viaggiato cercando, negli occhi della gente che incontravo, una seppur indistinta traccia di ciò che segnava la mia diversità, ascoltando le loro parole cercavo storie che mi parlassero di popoli lontani e ormai estinti. A volte, nella folla, lungo le strade delle città che visitavo, sui campi di battaglia macchiati del sangue dei mercenari, nelle terre lontane oltre l'immensa distesa d'acqua del nord, in oscure caverne dove tesori inestimabili celano la propria esistenza agli occhi dei comuni mortali, mi sembrò di essere vicina ad esseri che, come me, portavano sulla pelle e nello sguardo il segno d'appartenenza ad altre, dimenticate progenie.
Si, il momento della Conoscenza era finalmente arrivato...
Estrassi il pesante tomo dalla sporta celata sotto il mio mantello, m'inginocchiai, socchiusi per un istante gli occhi bagnati di lacrime e li riapri verso il cielo, così freddo, così lontano... Guardai il libro dalla copertina consunta ornata di magiche rune e, per la prima volta, ricordai, come se non l'avessi mai dimenticato, il suono dolce e melodioso di quella lingua obsoleta ed arcana che tanto era stata cara ai miei maestri. E capii. E lessi...
Lessi di città immense e meravigliose dalle architetture complesse, di torri splendenti d'ebano e d'avorio, d'immense cattedrali sorte sulle ceneri di altre ancor più remote civiltà, di grandi e temibili scoperte, di popoli fieri ed arroganti, di strani eventi, di fulmini portatori di morte, di mari dalle acque avvelenate, di guerre devastanti, di torbidi inganni fratricidi, di stolte condanne, di colate di fango che ricoprirono interi villaggi, di misteriose ed angoscianti litanie provenienti dalle caverne dei monti, di un sole meschino che sfuggì al giorno, e... della fine.
Sentii in me, nelle viscere del mio corpo, la terribile coscienza di essere parte di un mondo ormai svanito, distrutto dalla cupidigia di un tempo in cui gli dei stavano a guardare, attendendo il momento della rovina, disgustati dalla tracotante decadenza di esseri votati alla conquista del sapere, ma dimentichi della vera forma della civiltà.
Capii di essere uno dei pochi superstiti di quel popolo.
Guardai le profondità oscure dell'universo notturno... e... vidi.
Vidi che quelle stelle, che avevo creduto essere così lontane, non erano altro che parte della mia stessa natura...
Il mio viaggio non era terminato, ma soltanto iniziato verso la seconda possibilità che il Fato benevolo mi riservava... Avrei dovuto continuare a camminare, senza cedere alla stanchezza dei miei anni, cercando coloro che, come me, vagavano su queste terre desolate alla ricerca della memoria.
Ed allora, ti dico, fratello mio: il tuo viaggio solitario è finito, mi hai trovato. Prepariamoci, prendi il tuo mantello, le tue armi, i tuoi pochi ricordi e portami con te... L'avvento è vicino.
Mentre mi leggi io mi scrivo e ti narro, leggendo in te, del tuo passato, del tuo presente, del tuo futuro. Ascolta la mia voce, segui il ritmo delle lettere, assapora ogni frase e portala in te, dentro te. E, sappilo, se anche tu ora smettessi di leggermi, il suono delle mie parole rimarrebbe nella tua mente, generando infiniti labirinti di idee tra i tuoi pensieri...
Perché io sono il tuo stesso destino.
La mia voce, la tua, unite, sono il fragore dei torrenti dei freddi ghiacciai del nord, i tonfi assordanti dei massi che precipitano dalle montagne dell'ovest.
Noi siamo il rullìo frenetico dei tamburi da guerra,siamo l'urlo del fuoco che divampa e devasta le foreste illuminando la notte dei suoi lampi, siamo il bacio che devasta l'anima di peccati sussurrati. Noi siamo la polvere delle stelle che cade, implacabile e piena di verità, sul mondo, in questi tempi d'attesa e di ignoranza.
Siamo tornati.

di Natalie Sarton