Passo passo le aveva illustrato cosa sarebbe accaduto nei prossimi trenta minuti. Deliziosamente sorridente, le si era messo alle spalle, le mani a massaggiarle il collo, l'alito profumato a solleticarle la nuca.
Sarà bellissimo, aveva concluso, tu sarai mia. Un brivido la percorse a quelle parole. Di piacere.
Era stata sua volontà rispondere a quel messaggio, sua, senza costrizione alcuna. E adesso riceveva quel che aveva sperato. Tesa, eccitata, continuava a bagnarsi ad ogni carezza, a tremare ad ogni sguardo verso gli strumenti posati lì, sul tavolo apparecchiato ad arte, con il vino rosso già versato nei bicchieri.
La sua voce suadente che le ridondava nelle orecchie, come un'eco lontano. Dov'era? Non più lì, ma più viva che mai.
Le aveva illustrato tutto, sin nei minimi dettagli. Erano mesi che si preparava a quel momento, mesi in cui il suo annuncio era girato su internet senza che nessuno gli avesse dato risposta. Mesi di insostenibile fame.
Ma alla fine era arrivata, una mattina. Breve la sua e-mail, poche righe ed una foto. Quasi febbricitante, eccitato, l'aveva letta, tre volte, prima di masturbarsi. Non servivano nomi, nè indirizzi. A Roma, sì, in quel casolare abbandonato di fronte al quale tutti passavano, ma che restava invisibile, come se non fosse.
Si era presentata alle undici, venti minuti prima dellora prestabilita.
Aveva cominciato a gironzolare lì attorno, tra i rovi e l'erba alta. La sigaretta accesa come unico bagliore in quella notte.
Mister A cerca, Mister A.
Che strano nome aveva scelto. A, come amore, si, l'amore che lui le avrebbe donato, come nessun altro era mai stato capace di fare.
Persa, tra pensieri e follie. Non notò nemmeno che lui era già lì.
Ed ora sedeva alla sua tavola.
La tovaglia di seta le ricadeva sulle ginocchia nude, come un vecchio foulard anni cinquanta.
Bella, troppo bella per poter essere sua. Le sue mani la accarezzavano, Mister A era bravo ad usarle, lunghe e ossute.
Magro. Tanto magro, così magro da esser quasi invisibile, trasparente. Magro, troppo magro, la guardava e in lui cresceva la fame.
La bava gli scivolava lentamente dalla bocca, lungo il mento. La desiderava. Era eccitato. Le prese il mento, con delicato movimento del polso le reclinò il capo.
I capelli di lei si sparsero sul grembiule da cucina, bianco, immacolato. Neri, più neri dell'ebano. Fu allora che il Pendolo rintonò dodici rintocchi.
E' il momento, le bisbigliò all'orecchio, Ne sei ancora sicura?.
Voce d'innamorato la sua.
Lei non lo guardò, ne si protrasse altro suono. Annui solo impercettibilmente. Ma dov'era l'amore? Lo odiava invece, eppure continuava a bagnarsi
Poco prima di cominciare la musica partì.
Le lunghe mani di Mister A si schiusero, distesero, raccolsero gli strumenti dal tavolo, veloci, come mani di pittore.
Volteggiarono sul capo di lei, che aveva gia chiuso gli occhi.
A piccoli bocconi, su, così cominciò a divorarla.
Ma lui era magro, troppo magro
Dolcemente si lasciò scivolare a terra.
Era passata più di un'ora. Un vestito da donna, scollato, corto. Non lo copriva del tutto. Ma che importanza aveva? Era rimasto ben poco di lui. La mano lasciò cadere il bisturi. Era felice, finalmente si apparteneva. Poi chiuse gli occhi.
Lontano, in un angolo scuro, la barra del cursore lampeggiava ancora
Ciao, sono Mister A. E Mister A cerca qualcuno, qualcuno che possa amarlo davvero, che sappia completarlo. Mister A cerca qualcuno da divorare
Non aveva mai avuto il coraggio di pubblicarlo.

di Eric Dron