Oramai da tempo il villaggio è caduto in rovina, i campi producono messi guaste, le fresche e chiare acque del torrente si sono fatte nere e marce dalle grigie nubi il caldo sole è sempre coperto.
Nella notte si odono grida di sgomento e orrore, e alla mattina la nebbia invade le strade del piccolo e impaurito villaggio.
Dal vecchio castello sulla montagna provengono delle risa cariche di odio e malvagità, mentre una giovane donna gioca allegramente con le sue amiche per quelle fetide campagne e di tanto in tanto volge il suo sguardo verso di esso.
Il crepuscolo è oramai giunto e la ragazza lascia il futile gioco e lentamente si incammina verso quella tetra dimora, i nudi e candidi piedi solcano un suolo nero e di sangue nutrito, il chiaro volto nella dolce nebbia si perde.
Giunse di fronte al massiccio portone e con un'inumana tranquillità ne varcò la soglia.
Un'oscura e imponente figura davanti a lei si presento, i capelli color del tramonto, lunghi sino a coprire il collo, gli occhi di color ebano, la pelle liscia e pallida e due fredde labbra violacee e da un nero mantello era avvolto.
Una mano tese verso di lei, ammaliata, da quello sguardo carico di malignità, l'afferrò con una delicata, ma salda presa, e lentamente si fece scivolare tra le braccia dell'uomo.
Nessuno dei due disse una parola, solo un bacio parlò per entrambi, poi ella chinò la testa e in quell'abbraccio l'uomo le tolse la rossa vita dalle vene e dalle labbra socchiuse della ragazza uscì un sommesso gemito.
Divenne pallida e le labbra violacee, la creatura lentamente si distacco dal collo e con uno spillo si bucò un dito e fece cadere qualche goccia su quelle fredde labbra, piano piano filtrarono e a nuova vita essa venne portata e in quella frenetica notte mia moglie ricevette il suo gelido abbraccio.

di Zoroastro