L’ultimo colpo fu dato quella notte:l’opera,giunta a compimento,si mostrò a me nella perfezione che,nelle ossessionanti illuminazioni notturne,avevo temuto,respinto e sì,forse anche amato. Impressa nella forma che mi chiese vita quasi 3 mesi prima,l’Apparizione:la voglia insulsa,malsana,opprimente desiderio,beffarda icona della più remota spira di vita. Mi concessi un momento solo per me e lui,un unico respiro per osservare la volontà che guidò la mia mano. Chiusi gli occhi. Notte d’amore Inspirai la vita intorno a me:due ratti persi nel procreare,le code intrecciate,i muscoli contratti,due amanti persi nel piacere,soffi d’amore scambiati,imperante lo scopo da raggiungere. "...guardami..." sospiro nella mente "...sei mio,Tommaso...".
Si mosse...dietro le spalle...una mano...brina sulla fiamma "...guardami...". Le palpebre si mossero verso l’alto. Non più inosservato,giaceva alle spalle del suo gemello,in due visi entrambi rivolti alla porta,il ghigno beffardo,copia esatta della sua stessa copia,le mani là dove io avevo cercato l’esattezza: mai Natura seppe riprodurre meglio ciò che io feci con le mie mani. Allungai una mano per distinguere il figlio mio dal modello,ma i sensi sbagliarono,tanta era la perfezione,facendomi toccare le labbra di colui il cui viso tanto e troppo avevo sognato. Esplorai il suo volto,stupefatto,credendolo ancora la mia opera. La terra mi fu familiare:il naso estremamente diritto,la fonte priva di età,l’innaturale regolarità delle forme,la simmetria delle labbra ...le labbra... dolore,un guizzo di vita,sangue,il mio Ritrassi il braccio ma lui fu più veloce.
Un solo istante concessomi per amare la mia vita,poi tutto fluì nell’eterno buio. La morte e la vita scivolarono l’una nell’altra non permettendomi di godere,così,né della prima,tanto meno che della seconda. Il nero si striò di luce. La morte,la vita ed il tempo,vicendevoli assassini,licenziosi amanti,si insinuarono in me attraverso lui che aveva scelto me come progenie. Tutto in me si contrasse e trapassò.Poi fu l’oblio della coscienza. Finalmente un sentore di conosciuto. Il buio mi fu più chiaro del sole,il moto della polvere disegnò il suo più splendente quadro.Tutto era cambiato,io ero cambiato. Ancora nel mio studio,lui giaceva lì,immobile nella forma che gli imposi. Lo fissai per un attimo. Ciò che non seppi distinguere nella mortale vita,mi apparve incredibilmente diverso nell’eterna solitudine. Un perfetto abominio di forme.Un abominio a cui io,da quel momento,sarei appartenuto. Mi avvicinai Per l’ultima volta,estasiato da chissà quale amore,lo toccai. ...abominio... "figlio",chiamai silenzio Raccolsi il martello da terra "Padre",lo implorai nulla ancora Alzai il martello con entrambe le mani "io ti do la morte in questa forma" G.G.


di Gustave Guitton