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Occorre una forza inaudita per mettere in opera le tue idee
Che mi sembrano prigioniere di queste mura.
"Sei niente!"
Sì, io sono il tuo niente. Quello che non sei, per questo mi temi.
Tutta la potenza dei venti nelle mie vene.
Mettersi alla prova. Ti chiedo: C’è, forse, qualcosa di più sublime di
scoprirsi?
Sapere che voli davvero sulle teste dei capri.
Amare, distruggere.
Ringhiare spaventandoli a morte.
Non è male. La mia voce più grave del tifone.
Pazzo, il sovradaimon, e più ferino di tutte le fiere dell’ade.
Un fiume che scorre furente squarciando la pelle di chi si trova sulla sua
rotta.
Un magma in piena, fumante nero e denso incenso arso nel cuore delle
tenebre.
Come lama affilata continua ad evirare i mostruosi pastori che incatenano i
suoi prediletti.
Sono rancoroso acerbamente e dunque ancor più da temere.
Non sento altro che la mia rabbia esplodere dalle viscere del mio buco
carnale.
Il mio sguardo non si piega.
Avrò misericordia solo dopo che avrò travolto col mio passo le membra di
questo mondo.
Ossa che si sgretolano sotto i miei piedi d’acciao. Non avrò ritegno per
cuori angosciati.
Li morderò con ardore infinito. Il cervello mi scoppierà dal piacere di
avere unicamente io il pugno
Su tutto ciò che cade sotto i miei occhi.
Da te verrò nel giorno destinato a farti dono del mio sangue avvelenato.
Ti costingerò a bere finchè non esploderai in un vomito incontenibile.
Riderò stridente e sibilante e tutta la mia linfa ribollirà di godimento
inconsueto. Sempre inedito.
Nel gioco dell’eternità ti afferrerò per il collo per lacerarti in due
mentre mi guarderai con occhi accesi di pietà. Le mie mani luride mi
trascineranno dove passione e guerra faranno di me il Signore, anima
maledetta dinanzi al tuo esile giglio, appassito al mio primo fonema.
Tu! Vieni a me, mostrami i tuoi eserciti pavidi. Radunali qui, prima che
spenga anche quel ricordo che li tiene in piedi. E’ un sacrificio dovuto.
Sai che non è possibile andare contro l’onda del mio dolore.
Sei nulla, nulla nelle mie trasparenti mani. Sei fatto per soccombere ai
miei denti fatali.
Ma resta, tu che sei l’ultimo. Ascoltami. Mi presento a te umile.
Ascolta tutto ciò che ho da dirti. Non provare a placarmi. Resta solo in
ascolto.
Non respingere la mia volontà vera. Non scacciare le ragioni che
materializzo al tuo sguardo.
Semplici immagini fatte d’etere che ti risucchiano l’alito. Non chiudere gli
occhi; non mi escludere. Rimani al mio ricatto vinto. E inoridisci al
pensiero che questo lungo e duraturo
Sterminio è per te, proprio per te. Questo mio abbandonarmi agghiacciante
eppur soave.
Musica di lamenti. Non so far altro.
di Anonimo
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