Lo prendo alle spalle, lo sbatto al muro con foga, non capisce, mi guarda con un paio d'occhi neri e lucidi, spaventato, confuso. Tremante quando mi vede sorridere con i canini estroflessi, quando lo azzanno è terrorizzato, è divino. Sento il suo sangue caldo in gola e sulla mano che lo blocca e lui mugugna, fino a morire, continua a godere finché non spira, pressato alla parete di un vicolo buio. Io rido, forte, nella notte leccandomi le dita. Medio, indice, anulare: delizioso. Adoro quando è così facile ma ancor di più quando è difficile. Peccato sia quasi sempre semplice e soddisfacente, non appagante; non che importi infondo. L'importante è godere del sangue per un'altra sera, una, dieci e mille... non c'è niente che soddisfi la mia immortale, è proprio il caso di dirlo, curiosità come il terrore della natura umana o, semplicemente, il terrore, in generale. Anche quello dei miei simili è inebriante, e patetico a non finire...mi diverto a torturarli (ma per poco, mi passa presto la voglia di fronte alla loro debolezza), a decapitarli questi piccoli, precari, incapaci vampiri che si rintanano tra gli umani e si saziano di sangue animale e s'illudono di provare sentimenti. Le uniche cose che prova un vampiro sono la fame e il piacere nel saziarla. C'è anche qualche sollazzo nell'eternità, ma nulla è paragonabile al nutrimento a connubio col piacere sessuale.
Riprendo la strada per la mia meta dopo il breve spuntino, salto su un lampione e poi sui tetti, questa è la via che amo percorrere, sgombra da qualsiasi umano. Un tetto, un altro, un terrazzo, il vuoto, un lampione, qualche ostacolo, antenne e pannelli solari, la mia corsa, sotto nuvole livide, enormi di piogge. L'ultimo palazzo e rieccomi con i piedi per terra, letteralmente. Impensabile che in un caseggiato così centrale, così elegante, ci sia il nostro covo. Con un balzo sono al portale incurante dei trenta scalini, do un paio di calci all'uscio chiuso: già non voglio perdere tempo qui, facciamo che sia una cosa veloce!
Spunta fuori una faccia da topo, il ratto si guarda intorno guardingo, poi mi fissa, prima che possa sibilare qualcosa con la voce insignificante che gli immagino, l'ho già spinto dentro facendomi largo. Non è convinto, duro di comprendonio direi, mi si piazza davanti con un'aria così minacciosa che quasi mi smascello dalle risate. Mi avvicino, gli chiudo nella mia mano il pugno che ha in avanti e comincio a spingerlo verso il basso. Per essere un vampiro è deboluccio: sono appena oltre il gomito e già si contorce tutto, uno sballo.
- Iago! Finalmente sei arrivato!- una voce femminile alle mie spalle, mi volto non mollando il ratto che, sperandomi distratto, tenta di colpirmi con la mancina, lo blocco a mezz'aria col gomito e lo spingo a terra.
- Ciao Teti- le dico. È bella, davvero, troppo vestita magari...
- Come sei freddo- commenta avvicinandomisi. I boccoli bianchi le ciondolano intorno al viso magro, gli occhi di un grigio azzurrato limpidi; una quindicenne formosa e candida. Le metto un braccio intorno alla vita, me la tiro addosso e le passo la lingua sulla carotide: la sua pelle è gelida e dolce.
- Meglio?- ghigno accarezzandole la fronte col pollice, lei sorride con le sue labbra dipinte di lilla, le apre e mi preme i canini sulla mano che mi ha afferrato; se non sentissi un'altra presenza la lascerei decisamente fare...
Alzo gli occhi e m'imbatto in Lois che mi guarda scocciato, con un sopracciglio tirato su, una smorfia a tutta faccia, omogenea. Lui è uno che mi stupisce sempre, ha ogni volta reazioni assurde, ottima cavia per torture psicologiche.
- Lois, scusami, volevo salutare Iago e...- lui solleva una mano per fermare le sue giustificazioni, non ne hanno bisogno, nessuno dei due, eppure è una prerogativa del loro rapporto, molto "umano", spero cambi o mi faranno venire l'orticaria.
- Lo' , il boss è di là?- gli chiedo ignorando improvvisamente Teti e il ratto che mi guarda storto massaggiandosi ancora la mano.
- Sì, ti aspetta da una mezz'ora circa- mi risponde scrutandomi con quegl'occhi da chiaroveggente, viola e verdi, da pelle d'oca...gli tiro i capelli mori legati in una corta coda oltrepassandolo, mi guarda divertito, tipo molto strano...
Hans è sprofondato nella sua poltrona di velluto porpora, è tutto preso dai suoi "ragazzini", Lucrezia, Ivan ed Eve; hanno qualcosa d'orgiastico, tutti insieme a sbaciucchiarsi. Me li guardo con un sorrisone stampato in faccia, anche se sono quasi più eccitanti quando parlano di letteratura, quello sì che è un piacere che li accende. Il boss mi ha puntato contro i suoi occhi beige da un po', mi fissa curioso, sarà per quello che ho addosso? Effettivamente è strano vedermi indossare qualcosa che non sia di terza o quarta mano, ma questo capotto scamosciato è un regalo: bisogna fargli onore.
- Ora andate, devo parlare con Iago- dice ai tre non distogliendo lo sguardo dal mio, chissà che vuole.
Lucrezia, la prima vampira che ho incontrato, mi saluta con una lieve riverenza, ha almeno ottant'anni più di me e ne dimostra venti, è di una bellezza altera, riservata, custodita nei suoi occhi sempre bassi colorati da un rosso torbido, farebbe perdere la testa a qualunque umano e a molti vampiri. Il moccioso mi saluta con la mano, come se fossimo vecchi amici...oggi mi va bene così. Somiglia un po' a Lois, non ha quelle pupille assurde, ma qualcosa di comune c'è. E mi passa accanto anche Eve con le sue treccine rosse e il sorriso smagliante, carina sì, ma la mia preferita rimane Teti, la sua aria maliziosa non si batte.
Escono chiudendo la porta, finalmente soli, mi squadro un po' il boss per poi arrivare al punto:
- Che c'è?-
Odio questo posto, non c'è una sedia per sedersi, niente da bere, troppi libri, è stressante.
- Come siamo risoluti...andiamo subito al sodo, eh? Be' c'è qualcosa, e anche abbastanza importante se io ti ho richiamato...- comincia lui smontando tutti i miei intenti di spicciare in fretta la situazione, mostro subito la mia disapprovazione e lui, stranamente, capisce al volo.
- Insomma...ultimamente ti sei dato un po' troppo da fare e questo potrebbe ritorcercisi contro, capisci? Se siamo imprudenti siamo finiti, se qualcuno sospetta qualcosa e ficca il naso potremmo avere problemi più seri si come passare il sabato sera...- la sua voce si è fatta bassa, concentrato, preso anche in altri pensieri di cui però non m'interessa: mi sta mettendo a catena.
- E con questo che vorresti dirmi? Che sono pregato di non fare quello in cui credo, che ritengo giusto e mi diverte?!- sento la mia voce uscire tutta insieme, sono incazzato, non mi può dire 'ste stronzate e io non mi fermerò.
- Sì, ti sto dicendo proprio questo. E lo dico per noi tutti. Sei sempre stato un ottimo sostenitore della "causa" ma questo non ti autorizza a farci rischiare la pelle, a mandare tutto in fumo!-
Mi sento quasi ringhiare, mi sta prendendo per un coglione e questo non va bene, non va affatto bene! Io non ho paura e non ho intenzione di mandare in malora proprio niente!! Con tutti i cadaveri che ho a casa figurarsi se mi metto a fare delle stronzate! Ci tengo alla mia testa e tengo anche al culo di tutti quello che sono qui, che ci credono come me! Ma non glielo dico, preferisco non dirglielo, è troppo cazzone perché capisca. Prima sì che era in gamba, si dava da fare, ora riscalda il suo bel trono con il suo bel fondoschiena e vomita ordini.
- Visto che non posso fare altro, starò calmo- se il mio fiato fosse vento e lui potesse sentire il freddo lo vedrei rabbrividire.
- Bene- acconsente con la testa non staccandomi gli occhi di dosso, non capisco se è per cercare la mia reazione o perché sta pensando che sarei un bel bocconcino, mi farebbero schifo entrambe le possibilità quindi non me ne frega molto.
- Per quanto?- chiedo subito, non è importante non essere più "in servizio" ma quanto dovrò restarci.
- Fino a data da destinarsi- risponde intrecciando le mani.
- Bella risposta- commento con una smorfia, gli caverei gli occhi all'istante, ora che mi guarda con sufficienza, ora che mi sta buttando nel cesso. Giro i tacchi e mi dirigo alla porta senza degnarlo di uno sguardo: finché non mi reintegra è come se non esistesse.
- Ah...- dice dopo una sorta di riflessione - ti metterò qualcuno alle costole, sappilo- mi giro per squadrarmelo.
- Pensi che non me ne sarei accorto?!- un attimo dopo sono fuori e il fragore della porta che ho sbattuto con forza si è spento. Teti è lì, vicino allo stipite, con la schiena appoggiata al muro, rannicchiata sulle gambe fasciate dalle calze a rete nere, tutto il suo corpo irradia un candore sensualissimo sottolineato dalla stoffa nera; mi fermo a guardarla, lei solleva il viso:
- Allora?- chiede, è seria.
- Da oggi sono in vacanza- le rispondo semplicemente mettendo le mani in tasca, lei sia alza con una faccia alla "e lo sapevo io..." poi sorride con i canini fuori:
- Non ti preoccupare, mi darò da fare anche per te- esclama meritandosi un sorriso.
- Mah...non ce ne sarà bisogno, probabilmente- le strizzo l'occhio, le accarezzo la testa ed esco, salto i soliti scalini e prendo la mia via personale.

Circa venti minuti dopo sono fuori casa, mi sono cercato una dimora abbandonata e fuori mano, ai confini della periferia, Lois dice che è un po' barocca e decadente, perfetta per me; sicuramente Hans mi metterà lui "alle costole", perfetto, avrò un po' di buona compagnia. Strano, la trave che metto sempre sul portone è spostata, c'è qualcuno, ora lo sento nettamente, uno spuntino?? Be' questo giardino sembra fatto apposta per nasconderci cadaveri, altro buon motivo per vivere qui, ci sono alberi sradicati dai miei allenamenti e la terra è molle, scavare una fossa è semplicissimo. Entro, la sensazione sparisce e ne ho la certezza, insomma è ovvio, ne sento quasi l'odore; osservo con dispiacere che i cinque pezzi della mia ultima vittima che avevo accuratamente inchiodato al muro si sono trasformati in cenere, facevano degno arredamento. Attraverso il corridoio buio stiracchiandomi, vedo una luce fioca venire da quello che era il salone, per me è solo un museo di strumenti di tortura dove far "accomodare" i miei ospiti. Il chiarore di tutto quello che è fuori si mischia con quello delle candele che qualcuno ha acceso, qualcuno che mi sta aspettando seduto, anzi, quasi sdraiato sulla mia sedia. Lo fisso con superiorità, la mia, la solita, nessuno me la fa risparmiare, forse la mia "famiglia" e manco sempre...
Il tipo sorride ammiccante, si slaccia il bottone dei jeans e dice:
- Oh, bentornato-
- E te chi saresti?- tiro su un sopracciglio, imitando un po' Lois, non sopporto chi s'autoinvita in casa mia.
- Alexiei, ma puoi chiamarmi Lex-
- Io non ti chiamo, io ti ammazzo-
- Oh...che paura!- fa lui tirandosi giù anche la zip.
- Chi ti manda sbarbatello? Che ti ci rispedisco in una busta-
- Non mi manda nessuno, io non sono agli ordini di nessuno, potrei essere solo a quelli di un unico vampiro...- si tira indietro i capelli biondi e luccicanti di luna con le mani, io sbuffo, è bello ma mi da sui nervi e poi voglio sapere che cerca. Ho un lampo, 'sto tipo l'ho già visto.
- Sei il figlio ribelle di quel bastardo di Astor, vero?! Allora posso ammazzarti, aspettavo un'occasione così da...sempre!- afferro l'accetta conficcata nello stipite e me la passo da una mano all'altra, mi sento eccitato all'idea di quello che posso fargli ora, nel mezzo della notte, con la rabbia che mi si accartoccia dentro.
Lui ride:
- Non sono qui per farti divertire, o meglio, lo farei volentieri ma a modo mio...ho una proposta da farti-
- Tu cosa?! Un novellino di due mesi vuole fare affari con me?! Divertente. Potresti giusto offrirmi il tuo corpo per macellarlo- tiro l'ascia a pochi centimetri dai suoi occhioni verdi che va a conficcarsi nella parete opposta, lui cade all'indietro, si rialza, si è fatto serio ma non di paura.
- Sono come e per te da sei mesi e potrei realizzare il tuo sogno, dovresti solo darmi qualcosa in cambio...- sorride malizioso, viscido, agguerrito, tutto, tutto quello che un ambizioso può essere.
- Non ho tempo da perdere, ripassa quando avrai metà dei miei anni- il ragazzino mi ha rotto, la sua voce e le sue iridi fisse su di me, che cazzo vuole?! Cerca solo rogne?!
Comincia a camminarmi davanti lascivo, con le dita sulle labbra, sul mento piccolo, si muove morbido con la sua pelle bianca addosso, sento una fitta alla tempia: il desiderio di farlo a pezzi.
- Peccato...io posso farti felice, se mai uno come noi possa esserlo, e tu non vuoi neppure ascoltarmi...così sfuma anche il mio desiderio...no no. Non va bene...-
Stringo i denti con frustrazione, serataccia se non si conta il sangue, non so se voglio più sentirlo urlare di piacere e di dolore o cacciarlo a calci...be', forse la prima mi entusiasma di più...riprendo la mia calma, scacciando una ciocca della frangia dalla fronte, mi sta anche venendo curiosità, come pensa di farmi "felice"?
- Ti concedo una frase, se la cosa mi interessa bene altrimenti avrei un paio di idee...- sorrido nel modo più bastardo che mi viene, lui sorride a sua volta, affascinato, un po' spaventato.
- Bene...posso darti lui, Astor...- la sua voce è calma, bassa e sono tutto orecchi passandomi la lingua tra le labbra.

Nota: il titolo è quello di una canzone dei Korn, credo che il loro stile si addica davvero molto a questa storia.


di Kima Sakurazuka