[ « indietro ]     Vonnegut è sopravvissuto all’incidente ed ora è rinchiuso in una cella di massima sicurezza nel compartimento di quarantena, in preda a folli deliri e crisi d’inaudita violenza! L’esposizione a quell'energia non codificabile, gli ha causato una sorta di mutamento organico rendendolo un essere molto pericoloso. Adesso la situazione le è chiara, capitano?
- Non ne sono sicuro, ma continui la prego... - rispose serafico Zugholiev.
- In principio il paziente era stato sedato e le sue condizioni, pur rimanendo gravi, sembravano in lenta ripresa, anche se non riuscivamo a spiegarci i violenti tremori del corpo e l’indurimento della sua epidermide. Poi la notte scorsa, durante il mio turno di sorveglianza, Vonnegut mi ha ferito al volto con una sorta d’artiglio metallico fuoriuscito dalle sue carni…
- Dottore mi perdoni- lo interruppe il capitano.- Benché questa storia sia del tutto priva di logica ricordo che in quella registrazione magnetica il paziente asserisce d’averla infettata con un improbabile parassita… come diavolo lo ha chiamato?
- Quantico…- gli venne in aiuto De Welde. - Già! Vonnegut ha detto un sacco di cose. In ogni caso io non so cosa gli sia accaduto là dentro, ma di un fatto sono certo: le sue forze si stanno moltiplicando a vista d’occhio! Vonnegut sembra essere posseduto da una forza oscura, un’entità a noi sconosciuta!
- Professore è sicuro di quello che sta dicendo.
- Capitano Zugholiev, la prego mi segua!- rispose secco il Professore.

Compartimento di quarantena
-750 m. dalla superficie.

L’elevatore pneumatico si tuffò nelle profondità di ghiaccio, compiendo la lunga discesa in pochi minuti. De Welde e Zugholiev uscirono dall’angusto cubicolo d’acciaio e percorsero un breve corridoio, diretti alla zona di quarantena. In quel momento, i membri della squadra di recupero capitanata da Zugholiev, ricevevano l’ordine, via radio, di organizzare un presidio della base... lassù a settecentocinquantametri sopra il loro burbero capitano.
I due uomini si arrestarono dinanzi ad una spessa porta blindata. Il prof. De Welde estrasse da sotto il camice bianco, una piccola tessera magnetica e la inserì nel lettore posto sul lato della porta. Dopo alcuni istanti il silenzio sotterraneo fu interrotto dal sibilo elettronico del dispositivo d’apertura. I cinquanta led luminosi, posti sulla griglia di comando, mutarono da rosso a verde. Un decimo di secondo dopo il meccanismo d’apertura entrò in funzione.
I due uomini entrarono, percorrendo un lungo corridoio illuminato da piccole lampade fluorescenti. De Welde e Zugholiev attraversarono la sezione delle docce decontaminanti, in quel momento fuori uso. Infine ebbero finalmente accesso alla cella di restrizione chimica.
Entrando nella stanza di restrizione, De Welde e Zugholiev rimasero senza parole: il corpo di Vonnegut era scomparso!
- Ma che diavolo sta succedendo!- esclamò il professore. - Questa stanza é sigillata ermeticamente e l’unica persona a possedere la sequenza magnetica d’apertura sono…
Il capitano Zugholiev non prestò orecchio a quelle parole, poiché la sua attenzione era catturata dall’improvviso e violento tremolio del corpo di De Welde.
- Professore…che le sta accadendo!- borbottò Zugholiev, trovandosi improvvisamente testimone di un orribile spettacolo.
De Welde si voltò di scatto e Zugholiev rimase scioccato da quello che vide. Gli occhi del professore erano mutati in biglie prive di vita, il volto si stava deformando in qualcosa d’orrendo, mentre il suo corpo sembrava essere avvolto in fasci di nero metallo. Il capitano Zugholiev imbracciò il fucile ad impulsi sonici e cercò di attivare l’interfono ad innesco vocale, ma non fece in tempo. La creatura metallica, cresciuta nel corpo del dottore, gli piombò addosso azzannandolo alla giugulare…
Il sangue umano riattiva il mio organismo positronico. Sono libero, libero di dare inizio alla silenziosa invasione…


di Simone Conti