[ « indietro ]     - Cazzo, Steve! Ma sei andato fuori di matto?! Sei braccato dalla polizia e ti sei portato dietro della droga?
- Che c’è di male? - disse una voce. - Si può sempre ricominciare da un momento all’altro, non si sa mai. - disse una voce.
I due uomini si girarono. Dietro di loro c’erano due ragazzi, un maschio e una femmina, sui vent’anni, vestiti con abiti punk. La ragazza aveva lunghi e ondulati capelli neri e lui invece aveva i capelli tirati in piedi con spuntoni. Entrambi avevano una pelle bianchissima, esangue e nonostante fosse buio giravano con un paio di occhiali neri.
- Il nostro capo ti può aiutare -, disse la ragazza rivolgendosi a Steve.
- La droga è una delle nostre entrate di guadagno. Come lo è sempre stato per te, Steve - disse il ragazzo.
- Come fate a sapere il mio nome? - chiese l’uomo.
- Come può non essere conosciuto uno come te? - chiese la ragazza. - Io mi chiamo Anne e lui è Jeffrey. Il nostro capo, ti può aiutare contro la polizia. Un uomo con la tua bravura non ce lo facciamo certo scappare.
Steve si interrogava. Si poteva fidare di loro? Non davano certo l’aria di persone che potevano fare una soffiata alla polizia, ma avevano un che di strano… La loro stessa figura….Quella pelle candida, gli strani sorrisi, gli occhiali neri…
- Come si chiama il vostro capo? - chiese.
- L’Angelo Nero, questo è il suo soprannome - rispose Jeffrey.
- Lo conosci? - chiese Steve a John.
- Sì -, rispose lui. Il suo viso si era improvvisamente rabbuiato. - Non so il suo vero nome, non ho mai avuto scambi con lui. Lavora solo di notte e di giorno non lo si vede mai. E’ un tipo strano e misterioso.
- Allora vado -, disse Steve e si avvicinò ai giovani.
John però lo prese per un braccio.
- Molte persone sono scomparse quando hanno avuto a che fare con lui. Alcune non sono mai state ritrovate, altre…, altre le hanno trovate un pezzo qua e un pezzo di là. Stai attento. Non pestargli i piedi.
Steve lo salutò, prese il chilo di cocaina che aveva nel baule della Volvo e salì sull’auto dai ragazzi.
- Si va! - disse Jeffrey sorridendogli dal sedile del guidatore. Anche Anne gli sorrise.
Nella poca luce che c’era a Steve sembrò che i loro canini fossero più lunghi del normale.
Guidarono per circa un quarto d’ora e lo portarono in una vecchia casa abbandonata. Scesero dalle auto. Jeffrey rimase vicino alla macchina e lo salutò.
- Io aspetto qui. Ci vediamo dopo Steve!
Steve non lo salutò. Non se la sentiva ancora di potersi fidare di lui.
Anne lo fece entrare nella casa e lo condusse con sé per un lungo corridoio che arrivava ad una sala.
- Io invece aspetto fuori dalla sala - disse Anne. - Fra poco arriverà l’Angelo Nero e lui non vuole nessun altro intorno, quando dialoga con una persona che incontra per la prima volta. Accomodati dove vuoi.
Lo fece entrare, accese la luce e chiuse la porta alle sue spalle. Prima che la porta fu chiusa completamente si tolse gli occhiali da sole.
Steve le vide gli occhi e poi rimase a fissare la porta anche se era ormai chiusa.
Le iridi di quella ragazza erano di colore rosso. Non era l’effetto di un paio di lenti a contatto, Steve ne era sicuro.
Nella sala c’erano due poltrone, una libreria e una lunga tavolata con delle sedie. Steve si sedette a capo tavola e mise sul piano di legno la pistola e il sacchetto di plastica contenente la cocaina.
Che cosa poteva fare adesso. Di chi si poteva fidare? Si sentì completamente solo.
E in pericolo…
- Così tu sei il signor Steve Roberts - disse una voce.
In fondo alla sala c’era una scala a chiocciola che portava al piano superiore. Un uomo sui trent’anni stava scendendo. Era vestito completamente di nero, ma gli abiti erano eleganti e anche la sua figura era rispettabile. Era alto come Steve, corporatura media e capelli neri tagliati a spazzola. Sorrideva, un sorriso strano… Come se fosse una maschera per nascondere i suoi veri pensieri.
Si sedette dall’altro lato del tavolo. Anche la sua pelle era bianca e esangue.
- Che cosa vuoi da me? - gli chiese
- La polizia ha trovato il mio covo, - rispose Steve. - Sono riuscito a fuggire, ma non ci vorrà molto prima che mi ritrovino. Ho bisogno di una mano nel frattempo.
- Io ti conosco, sai? Steve Roberts, proprietario della Robert’s Alliance. Un uomo perbene, ma che nasconde una carriera da uomo di malaffare.
- Non lo è anche lei?
- Certo. Tutti noi lo siamo. Quel sacchetto di polvere bianca è la causa della tua situazione?
- Sì.
- Peccato -, rispose l’Angelo Nero alzandosi e avvicinandosi a lui. - Che cosa mi daresti in cambio del mio aiuto?
- Come?
L’Angelo nero era a metà della tavolata.
- Certo. Non vorrai mica il mi aiuto per niente.
Steve non rispose. Stava guardando l’Angelo nero che si avvicinava. Il suo biancore era ancora più evidente e i suoi occhi… Le iridi erano rosse come il fuoco.
Ora l’Angelo Nero era di fianco a lui.
- Cosa mi dai? - ripeté ancora.
Steve balbettava.
- P-per il s-suo aiuto, in poco t-tempo p-posso procurarle tanta di q-quella droga che n-neanche si immagina.
- Ti voglio confidare un segreto - disse l’Angelo Nero con una voce truce - io odio la droga.
Con un movimento veloce prese il sacchetto e lo strappò. La droga cadde sul tavolo e per terra.
- Io preferisco il sangue - disse aprendo la bocca. I suoi canini si allungarono diventando delle zanne affilate.
Steve prese la pistola e gli sparò tre colpi in pieno petto, ma l’Angelo nero non sembrò neanche sentirli. Gli si formarono tre buchi che si richiusero subito.
- Chissà come sarà il tuo - disse il vampiro.
Poi lo prese per il collo e lo morse con forza aprendogli uno squarcio nella carne. Il sangue della giugulare recisa uscì fuori a fiotti schizzando dappertutto e colando per terra.
In quel momento entrarono anche Jeffrey e Anne. Le loro zanne erano ansiose di mordere. L’Angelo Nero sollevò il viso e si leccò il sangue che aveva sul mento con la lingua, poi gettò il cadavere di lato facendolo prendere dagli altri due vampiri.
Guardò la cocaina sul tavolo. Era impregnata di sangue. Allora ne mise un poco di lato e prese una piccola cannuccia dalla tasca, l’avvicinò al naso e se la sniffò. - Questa è roba che fa veramente sballare! - disse.


di Jordan Damaskinos