"Era un giorno come tanti altri; ormai li conoscevo così bene quegli attimi silenziosi. La città attorno al mio sguardo distante si muoveva tra le lenzuola ancora calde. Io camminavo da sola. Attorno a me era un'atmosfera perfetta.
Eppure avrei tanto voluto che si spaccasse la terra come uno squarcio nella carne. Avrei vissuto un solo intenso istante.
Penso che lo avrei vissuto così: a metà tra il cannibalismo e il conforto più dolce. Il vento flebile a slacciare il mio corpetto; le mie mani sempre più fredde.
Mi mancava il respiro. Mi sembrava di non averlo mai avuto. Spaccavo i sogni come pezzi di vetro.
Con le mani a socchiudermi il cuore percorrevo quella linea spezzata che era la mia vita, e intanto tutto attorno a me dormiva.
Camminavo da sola, e cercavo un sole che avevo spento con un soffio su una torta diciotto anni fa.
Avrei tanto voluto che quella putrida luce rossa mi scaldasse ancora.
I miei passi ancora lenti, mi trascinavano sotto alti alberi di magnolie; ne sentivo l'odore dolciastro nell'aria. Mi piaceva pensarmi così; come "Madama Butterfly" tra mille magnolie.
La mia mente silenziosa si allungava come un filamento di caramello. Un minimo peccato di gola solo pensato, avrebbe potuto spezzarlo, e lasciare che ogni sua piccola sfumatura si perdesse tra il rumore dei miei passi ormai distanti.
La mia ombra veniva a parlarmi. Mi sgridava sbattendomi al muro con violenza; un muro freddo e arancione. In quella strada di sogni spezzati cresceva il muschio. Copriva tutto.
Lo conservava per il tempo, sperando che almeno lui lo volesse.
Ricordavo tutto in questo modo... sempre! Ricordavo tutta la mia vita come in una vecchia pellicola in sepia.
Ascoltavo quella maledetta canzone. Quella perfetta maledizione che era la mia vita. Tra le sue note potevo assaggiare il sangue che avevo versato, per saziare la mia anima; la mia anima serial killer.
Ricordavo il mio volto antico tra sognatori distratti.
Occupati a bere ingordamente i loro flash back, stupidamente nudi e attaccati ad un cuscino, quasi come potesse salvarli.

PREW<<

Mi guardava con occhi gelidi eppure innamorati. Innamorati di un miraggio, di cui non voleva accettare la natura.
Io davanti a lui. Braccia che scendevano morbide lungo i fianchi. Lui con un dito vicino alla bocca semichiusa; i capelli a regalargli forme che i suoi sogni disegnavano.
Sorridevo al mio amore; sorridevo al mio bisturi in attesa che quello sciocco si risvegliasse. Le implacabili note di Gustav Mhaler nella seconda sinfonia mi indicavano i movimenti. Fremevo dal desiderio che si svegliasse.
Fremevo dal desiderio di squarciargli la pancia per riprendere i brividi che mi aveva rubato. Si sarebbe svegliato per non rifarlo mai più.
Il mio viso scendeva ora lento in quell'acqua tra sangue, e petali di rosa bianca. Bruciava attorno a me un incenso al biancospino.
Suonava Robert Miles.
Morivo per rinascere in un tempo ancora più lontano. Jeffrey mi aspettava con un caro amico per cena."

"7:05"

"Mi piacerebbe correre in un campo di malto. Sciogliere il suo ebbro non essere nel vento. Lasciare che il sole tramonti osservandomi come luna che giace sulla superficie del mare. Ci sono rumori intorno; voci che tuonano caotiche; fili di malto che scendono dai capelli della gente Sguardi che cercano come sottili lamine luccicanti.
Era Natale,tutti brillavano di sogni falsi e irrisori.
Era Natale ed io incartavo sogni nel grigio e argento.
Era Natale,ed io tiravo nastri rossi;
lunghi baffi di sangue a ravvivare quei sogni. Osservavo catene dorate, e abiti da dame dormienti. Volevo essere una piccola farfalla dalle ali di cenere; invisibile.
Qualcuno piangeva.
Avrei voluto far fuoriuscire fiocchi rossi dalla sua gola, con un sorriso artificiale, quasi vivo.
Quasi.
7:05, in un attimo la mia caramella si discioglie dando origine ad un retrogusto gommoso, che mi ricorda tanto come immaginavo il viso delle dame dormienti. Gommoso e plastificato.
Avevo fame; Fame di morte.
Volevo vedere tutto quel putrido genere umano che circondava il mio sguardo,subire mille colpi da un macete, che incide le vene come recide le liane.
Declinare i loro nomi come fossero odi maledette,con il muto sottofondo di una musica per barbie.
Se solo avessi potuto...; ucciderli tutti facendo sì che divenisse un loro desiderio.
Torturarli con aghi ipodermici, facendo sì che mi amassero, senza capire il loro destino. Ucciderli per poi svanire in un campo di malto al primo plenilunio."

di Isabella