[ « indietro ]     Si chiuse in camera sbattendosi la porta alle spalle e cercò di prepararsi il più in fretta possibile; s'infilò l'abitino strech blu notte stirandoselo addosso con le mani, cercando di tirare via i segni delle pieghe perché non aveva né voglia né tempo di tirar fuori l'asse da stiro; poi il primo pensiero fu per i capelli che cominciavano ad asciugarsi da soli gonfiandosi come un cespo di lattuga. Li tirò, li spazzolò e alla fine presero il solito bell'aspetto curato ed ordinato, aderendole al capo in ciocche disuguali.
Stava correndo in giro a cercare un paio di scarpe comode quando il clacson della coupé di Morena le fece cacciare la testa fuori dalla finestra del bagno per avvisarla che era quasi pronta.
In salotto Giandomenico con un bicchiere di pompelmo in mano se la rideva beato.
- Sei sempre in ritardo...Mi chiedo come possa quella stare ad aspettarti giù in coupé come se aspettasse LadyD...
Un'occhiata furente partì dagli occhi truccati di lei. - Si da il caso che la gente con cui giro io ci tenga a me!- chinò di nuovo la testa e finì di intrecciare le stringhe degli alti stivali da policeman.
Prese al volo il giaccone dall'attaccapanni all'ingresso, cercò le sue chiavi nella ciotola di ceramica e poi facendo di nuovo capolino in salotto gli sbraitò E vedi di portarti le chiavi perché io non so a che ora torno, ma se torni dopo di me e mi svegli giuro che ti lascio fuori fino a domani mattina!
Mentre la porta dell'ascensore si chiudeva sul suo visino accaldato ma attraente, si chiese ancora quale fosse stato l'ultimo peccato grosso per cui sua madre aveva deciso di andare una settimana dalla nonna, che per altro stava anche meglio del solito, per lasciarla lì in balia di quel mostro di suo fratello che aveva cinque anni più di lei e nemmeno sapeva badare a se stesso.
Morena aspettava seduta al volante, una delle sottili sigarette d'importazione che era solita fumare fu scossa dalla mano che sporgeva rilassata dal finestrino. Le gettò la solita occhiata critica.
- Adesso voglio sapere chi è la vittima!- fece tutta interessata quando lei montò e gettò il giaccone sul sedile di dietro.
- Non lo so, il primo che capita!- borbottò Beatrice accendendo la radio.
- Ancora Giandomenico?- domandò notando l'aria cupa e le labbra atteggiate a quel sorriso un po' cinico e amaro che Bea tirava fuori in certe determinate occasioni. Quando era presa dai suoi fraterni sentimenti, e quando pensava a qualcuno dei suoi affari. E in questo caso non erano affari, Morena lo sapeva, l'ultimo che aveva concluso era andato giù liscio e Bea sembrava essersi tolta un gran peso di dosso.
- Dai, lascia perdere per stasera...Il movimento si preannuncia interessante.
Finalmente lei si decise a darle un'occhiata, e questa volta sorrideva. Accavallò le gambe e prese a canticchiare il motivetto che davano alla radio.
Era di nuovo in assetto da battaglia.
La festa era decollata bene, tutti sembravano rilassati, a proprio agio, anche se quasi nessuno si conosceva. Anche lei e Morena erano un po' fuori giro, e quella specie di fighetti con la smania di ostentare a lei non andavano tanto, ma la sua amica ci sguazzava come quando era al volante del suo coupé, e Beatrice non voleva rovinare la festa a nessuno.
Un tipo carino le aveva tirato numeri non appena s'era tolta il giaccone, e alla fine s'erano ingrumati un po' sulle poltroncine di vimini fuori in veranda, lei che sorseggiava un Bellini e lui che buttava giù prosecco; un po' per noia e un po' per voglia, come accadeva quasi sempre a quel tipo di feste, avevano continuato a stare stretti, toccandosi con le mani umide dei bicchieri e baciandosi al sapor di vino, la testa un po' leggera e il cuore ancor di più. Non si conoscevano e non si sarebbero conosciuti in futuro, forse si piacevano appena, ma sembrava superfluo, se non scomodo, anche quello.
Non ci volevano complicazioni, no, non ci volevano per niente kazzo!
All'interno ci fu un po' di trambusto, qualcuno urlò, la padrona di casa lanciò un grido acuto e sbraitò qualcosa circa dottori e ambulanze.
Beatrice si guardò in torno mentre il suo casuale compagno la rimetteva in piedi e rinfilava la camicia nei calzoni guardandola curioso. Dentro intanto, tutti sembravano presi dal panico, pazzi di terrore, Morena la intercettò con un'occhiata e piano piano tutti gli sguardi si puntavano su di lei mentre in lontananza si udiva adesso lo stridio lancinante dell'ambulanza, e lì, unico suono rimasto, il pianto soffocato della padrona di casa.
Il ragazzo che sembrava solo colto da un malore fu portato via in barella, e ormai era in coma, i dottori del pronto soccorso scoccarono occhiate severe ai ragazzi facendo poche concise domande.
No, nessuno sapeva nulla, cosa avrebbero dovuto vedere? Era solo una festa come le altre.
Gli occhi si puntarono ancora su Beatrice, ma nessuno osò aprire bocca, perché tutti una volta o l'altra, prima o dopo, avevano preso qualcosa da quelle mani che reggevano ancora il bicchiere con un fondo di Bellini, ed era in quelle stesse mani che avevano fatto scivolare i loro bei bigliettoni.
La padrona di casa piangeva ancora sommessamente, guardò anche lei Beatrice, ed anche lei non disse nulla. Gli inviti li aveva stilati di persona, e quella figura che adesso stava immobile, vestita di un abitino blu molto simile al su,o ora sembrava una ragazza innocua come la altre, ma Bea vendeva ai giardinetti, eppure era la stessa che lei aveva consapevolmente voluto a casa sua.
Beatrice non fece nulla.
Solo pochi passi, posò cortesemente il bicchiere su di un vassoio poi prese il giaccone, l'infilò addosso con calma, e si chiuse la porta alle spalle.

di Nadja