[ « indietro ]     La copertina era nera, lo sfogliai ma non trovai nulla, era un banale libro di magia, cominciai a strappare le pagine una ad una con i denti, versando lacrime di disperazione. Arrivato alla copertina strappai anche quella, e notai un foglietto racchiuso all’interno, lo aprii. Conteneva le parole per un rituale di evocazione di uno spirito rinnegato, riconobbi la scrittura di Harminius nella traduzione, alcune parti mancavano nell’originale per cui la traduzione risultava incompleta, ricordo tuttora le parole: “Kain, spirito primordio del Giusto e del Torto, del Bene e del Male.[…]il mago può ricevere potere da Kain ma deve saper accettare dolore sofferenza[…]. Solo chi ha cuore e spirito puro può sopravvivere e rinascere. Chi ha un cuore e uno spirito nero si prepari ad una morte rapida[…]. Kain è la Rinascita e la Morte.” – Il senso di alcune frasi si poteva dedurre leggendo in cosa consisteva il culmine del rito; bisognava dissanguarsi, lasciarsi andare lentamente, se Kain vedeva in te uno spirito e un cuore puro saresti rinato col potere altrimenti saresti semplicemente morto. Non avevo nulla da perdere, lessi ad alta voce l’evocazione e mi recisi i polsi con i denti; vidi il sangue cominciare a scorrere, ma non riuscii a restare sveglio. Non sognai nulla solo il buio, pace e tranquillità, dopo ebbi una visione, vidi il mondo dall’alto, con miliardi di luci bianche, alcune si spegnevano, molte altre si accendevano dal nulla, con una luce abbagliante che copriva per pochi attimi quelle intorno. Poi vidi una luce che si spense in un attimo come molte altre, ma a differenza delle altre questa si riaccese subito, di un colore rosso intenso con una radice che sembrava raggiungere il nucleo stesso del pianeta, e tutte le luci bianche intorno sembravano perdere d’intensità vicino a questa. Solo ora mi è chiaro che quella luce ero io, la mia vita; Mi svegliai sul terreno della cantina, il braccio e le gambe non mi facevano più male e tutto mi sembrava diverso, i muri e le pareti sembravano formati da milioni di piccoli parti, tutto sembrava diviso in milioni di parti! mi alzai senza pensarci come se fosse un gesto naturale, non pativo più la fame. Sentivo di essere legato al terreno, alla terra, se chiudevo gli occhi potevo rivedere “le luci” non di tutto il mondo ma quelle più vicine, tre case più in là era nato un bambino e lì vicino era morto un vecchio. Feci un sospiro cercando di capire se tutto quello era un sogno o realtà quando mi ricordai di Harminius, dovevo salvarlo. Corsi sulle scale come mai avevo fatto, nella mia testa sembrava non esserci più differenza tra pensiero e azione, ciò che pensavo era già azione prima ancora di completarsi. Appoggiai la mano alla porta e sentii chiaramente di poterla aprire, e così fu, la sfondai con un semplice sforzo. Ci misi altri 5 secondi ad aprire le altre porte e a fiondarmi in strada; tutto era diverso, vedevo e sentivo come mai in passato, i visi delle persone erano diversi dagli oggetti inanimati, sembravano formati da un'unica parte luminosa che li avvolgeva come una luce. In testa avevo un unico pensiero: Plaisir l’avrebbe pagata per tutto, ma prima dovevo aiutare Harminius e forse lui mi avrebbe aiutato a comprendere ciò che ero diventato. Era terribile, non avevo tempo per capire, fermarmi e pensare, forse ero dannato, forse sarei morto entro qualche minuto; milioni di domande mi tormentavano mentre correvo verso la piazza dove si svolgevano le esecuzioni, sentivo che era lì, riuscivo a carpire vaghi pensieri dalle menti delle persone che avevo intorno, il terreno scorreva sempre più velocemente sotto ai miei piedi, senza accorgermene stavo raggiungendo una velocità incredibile e non sembravo risentirne fisicamente. Raggiunsi la piazza in pochissimo tempo…ma non abbastanza velocemente, vidi il fumo della pira che cominciava ad alzarsi, intorno vi erano una cinquantina di persone, quasi tutte con le torcia alzate verso il cielo a fissare compiaciuti la propria opera, lanciai un urlo che sembrò squarciare le nuvole, tutti si girarono e mi riconobbero immediatamente già qualcuno stava pensando che era meglio catturarmi prima che il fuoco si fosse spento, l’odore di carne bruciata mi salì fino alle narici e persi completamente il controllo, mi sembrava di assistere alla scena da fuori, come se fosse tutto un film e il mio corpo fosse diviso dalla mente; uccisi tutti i presenti con una facilità incredibile, le ossa sembravano fragili come rametti e le mie unghie erano taglienti come rasoi anche se non erano molto lunghe; mi risvegliai solo quando caddi in ginocchio in un lago di sangue, si era salvata solo una donna con un bambino in braccio, mi fissò terrorizzata e mentre scappava mi disse urlando: “Vous etes sans coeur! Sans coeur!”. Si ero diventato Mikael sans coeur, il senza cuore, nei giorni d’oggi mi sono solo divertito a creare un semplice gioco di parole: Mikael Sansker. Ma torniamo alla mia storia, raggiunsi la casa di Harminius e tornai nelle cantine a riposare. La gente mi chiamava demone, mostro ma nessuno poteva davvero spiegare cosa ero, quali erano i miei limiti e i miei poteri, avrei imparato tutto solo col passare degli anni, per ora avrei utilizzato questa seconda possibilità per vendicare il mio maestro e amico; Plaisir l’avrebbe pagata. Mi svegliai al tramonto dopo un sonno senza sogni, non avevo problemi a girare di giorno come starete pensando in molti, l’unico problema era che i miei poteri sembravano affievolirsi con la luce solare e poi ormai ero ricercato quindi mi sarei potuto muovere solo nelle tenebre, e nulla mi avrebbe fermato. Uscii da casa senza farmi notare dalle guardie passando dal tetto e calandomi sulla strada, avevo notato, infatti, che riuscivo ad arrampicarmi con facilità su qualsiasi superficie che non fosse liscia. Mi recai subito verso la casa di Plaisir; la città sembrava diversa e miei occhi carpivano cose che prima non riuscivo a notare: luci, ombre, muri, tutto sembrava bellissimo. Bussai alla porta di Plaisir, mi aprì una donna dai capelli grigi, con gli occhi gialli e stanchi, mi presentai come un amico e le chiesi dove fosse il suo padrone, con naturalezza mi rispose che era in viaggio e non sapeva quando sarebbe tornato, probabilmente a quella notizia i miei occhi mostrarono tutta la rabbia che provavo perché la donna sbiancò e mi chiuse la porta in faccia. Plaisir sembrava essere sfuggito alla mia vendetta, ma non sarebbe stato per sempre. La notte sembra essere terminata, e io ho delle faccende da sbrigare, ma presto tornerò su queste pagine per finire la mia storia, infondo questo è soltanto l’inizio…

Mikael Sansker       8 ottobre 2003

di Conte Drakul


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