[ « indietro ]     Non avevano fatto nemmeno metà della strada.
Dovevano essere appena cento, centocinquanta chilometri al massimo.
Represse un sorriso. Aveva avuto ribrezzo del goffo rappresentante e aveva disprezzato quel padre di famiglia che voleva provare il brivido della trasgressione rovesciandola sul sedile accanto e prendendola in fretta come non volesse macchiarsi e pascersi troppo in quello che per lui era più peccato che piacere.
L'avevano portata a destinazione come promesso, ma non avevano osato incrociare gli occhi con lei, non avevano scambiato nessun'altra parola dopo gli ansimi che sapevano di tabacco e alcol sul suo collo bianco e morbido, le mani che erano scivolate laide sul suo corpo in quegli attimi non avevano corso il rischio di sfiorare il suo ginocchio, nemmeno accidentalmente, mentre stringevano salde e senza alcuna tenerezza la leva del cambio.
Umiliante, certo, ma era stato meglio che l'attimo di terrore, di vergogna, che aveva provato e che ancora stava provando, tra quei ragazzi in fondo non così diversi da lei; poteva sopportare e combattere il disprezzo e il moralismo di certi adulti che sembravano guardarla mentre immaginavano le proprie bambine nelle stesse orribili condizioni, ma contro gli sguardi di quei ragazzi era solo lei.
La ragazzina scappata dal mondo che conosceva e avviata su una strada che poteva percorrere solo a quel modo se voleva arrivare a destinazione.
Cominciò a tossire e a tenersi lo stomaco in preda alla nausea. Chiuse gli occhi e puntò una mano sul cruscotto portandosi l'altra alla bocca serrata in una smorfia.
- Vedi di non fare stupidaggini, bella, o è la volta che ti butto davvero fuori su questa dannata autostrada!
Lei continuò a tossire ma strinse ancora le labbra e si raddrizzò.
Ingoiò a fatica e si rilassò contro il sedile.
Non le restava che provare a dormire un po', ignorando il mal di stomaco, ignorando il dolore e pregando qualcuno, che avesse ancora voglia di ascoltarla, di non mettere troppo presto sulla loro strada un autogrill.
La mano di Sandro scivolò sulla sua gamba e lei gli gettò un'occhiata ironica, senza muoversi, come in attesa che lui, quello che aveva fatto il difficile e lo schizzinoso davanti ai suoi amici, avesse adesso l'audacia di muovere sicuro le sue mani su di lei. Le dita scivolarono piano sulla pelle morbida all'interno della coscia; dolorante, Amanda strinse le labbra ma si lasciò scivolare un po' più comoda nel sedile.
Una mano in più, che la toccava, non poteva essere in fondo nulla di così terribile. Magari avrebbe cambiato idea e l'avrebbe portata fin dove le avevano promesso. Ad Amanda importava solo di arrivare alla fine, il come, era persino subordinato al quando, il prezzo da pagare poi, se prezzo doveva chiamarsi, l'avrebbe dimenticato non appena i suoi occhi avessero incontrato ciò che cercava.
La libertà, la sua nuova vita!
Le dita carezzavano lievi la sua pelle, e come avevano fatto gli altri, si mossero piano a slacciare per l'ennesima volta i calzoncini; ma furono gesti gentili, in qualche modo delicati.
Si stava facendo trattare come una puttana, è vero, una giovane troietta inesperta, ma che motivo c'era di essere brutali con lei?
Aveva deciso, aveva saputo cosa sarebbe accaduto, ma perché gli uomini non sapevano comportarsi che come animali quando si trovavano ad aver a che fare con lei?
Lasciò le dita insinuarsi piano, mentre lei si muoveva appena sul sedile. I ragazzi dietro intuirono qualcosa e soffocarono risatine e commenti, un po' risentiti per la piega che avevano preso le cose e che non rispecchiava molto le idee che si erano fatte su quel viaggio.
Poi Sandro riportò entrambe la mani sul volante.
Amanda stava immobile sul sedile, la testa reclinata sulla spalla e gli occhi chiusi, come dormisse, invece lo scrutava attenta da sotto le ciglia. Avevano passato un autogrill, e lui non aveva accennato affatto a deviare la corsa della macchina. Non doveva lasciarsi sfuggire affatto quell'occasione, più chilometri avrebbe fatto in un sol colpo, meno sarebbe durato il suo viaggio, e forse avrebbe potuto smettere con quei giochetti.
Prese un respiro, si sporse cauta verso di lui, poggiandogli la testa sulla spalla, imprimendo le sue labbra morbide sul collo nudo di lui, mentre le sue piccole manine gli s'insinuavano sotto la maglietta. Gli mordicchiò un orecchio, mosse piano la sua linguetta rosa, mentre lui s'irrigidiva appena e le manine ormai esperte scivolavano oltre la cintura dei pantaloni, le dita leggere giocherellarono senza pudore con qualcosa che dapprima inerte non ci mise molto a risvegliarsi.
Sandro si lasciò sfuggire un gemito seguito da una piccante imprecazione poi l'allontanò malamente rigettandola sul sedile accanto mentre la fulminava con un'occhiataccia.
- Vuoi farci ammazzare tutti?- le urlò. - Non temere, puttanella, ho già deciso di portarti a destinazione, non serve che cerchi di convincermi con i tuoi giochetti!
Amanda sorrise, cercò i suoi occhi nello specchietto retrovisore.
Aveva vinto, lo sapeva.
Sarebbe arrivata dove voleva, a poche decine di chilometri dalla sua meta ultima, l'avevano maltrattata un poco, insultata anche, ma tanto aveva vinto lei.
Sarebbe arrivata dove voleva, e pensare che solo due giorni prima era ancora prigioniera tra le pareti soffocanti della sua casa, tra i quartieri insipidi e vuoti del suo paesino. Adesso a pochi, pochissimi passi da lei cominciava la vita, quella vera, quella nuova, quella che aveva sempre immaginato, sempre desiderato ma che non aveva mai osato chiedere a nessuno, la stessa che non era stata capace di prendersi da sola in quel buco soffocante.
L'avevano chiamata puttana, ma cosa potevano saperne loro?
Vittoria, vittoria, trillava un campanellino nella testa di Amanda mentre zaino in spalla, mani affondate nelle tasche, i capelli trattenuti appena da un semplice fermaglio percorreva l'ultimo tratto di strada poco fuori dal casello autostradale, guardando sicura ai segnali e cercando attenta le indicazioni della statale.
Le macchine le sfrecciavano accanto, qualcuno la salutava con un colpo di clacson, i ragazzi si sporgevano fuori lanciandole commenti, qualcuno decelerò abbassando il finestrino e offrendole allegro un passaggio verso la sua prossima destinazione. Amanda scosse il capo, ringraziò cortese con un sorriso e camminò dritta per la sua strada.
Un motivetto allegro nella testa.
Mani nelle tasche, zaino in spalla, di nuovo in movimento!

di Nadja