Difficile.
Stava diventando difficile, e decisamente troppo faticoso in quelle condizioni. Poteva dire quello che voleva lui, che così era più sicuro e che non li avrebbero presi, ma Nadia non ce la faceva più, come ora che sentiva i polmoni scoppiare e la gola bruciare per quella corsa folle, con un braccio stretto al petto per non far cadere l'involto che teneva in mano.
E poi finalmente il portico, quell'antro buio e desolato.
Il respiro affannoso e sibilante fuori dalle labbra secche, le ginocchia piegate e il corpo sbilanciato in avanti, lei china, appoggiata contro il muro. Un occhiata fugace all'orologio da polso e il solito tremito nelle ossa, gli occhi dilatati e poi finalmente la musica dei passi la cui velocità scemava avvicinandosi.
E Carlo le fu davanti, il viso accaldato ma sorridente, la strinse un attimo al petto e le sfiorò i capelli con un bacio.
- Non possiamo continuare così.- gli sussurrò lei.
Lui si appoggiò al muro, prendendole il pacchetto di mano e cominciando a guardarci dentro con calma. C'era tutto. I due anelli, l'orologio di precisione, cinque banconote da cento, un paio di orecchini, un lettore CD portatile.
- Dai, anche stamattina non è andata male!- annunciò allora sorridendo. Gettò via il fazzoletto e si ficcò alla meglio la roba nelle tasche, passandole un braccio attorno alla vita e portandola di nuovo fuori alla luce del sole.
- Ehi, qualcosa non va?- le chiese chinandosi un poco a guardarla negli occhi.
- Io così non mi sento sicura! Non mi piace scappare come un coniglio con il terrore di sentire altri passi che non conosco, rullare dietro i miei!
- Lo sai che sulla spiaggia non si può fare diversamente, se ti aspettassi con un motorino ci beccherebbero al volo. Troppo sospetto, così in fondo non diamo molto nell'occhio.
Nadia sbuffò. - Mi sono rotta di queste stupidaggini!
Carlo fischiò appena. - Sei audace oggi. Abbiamo fatto poco meno di ottocento mila con 'sta roba, non ti basta?
Lei scrollò appena le spalle. - E' che non mi piace. Non so, ma non mi piace!
Le vie le conosceva bene Nadia, come le sue tasche di nuovo vuote, anche se non le piacevano per nulla, come non le piaceva il vuoto familiare delle proprie delle tasche. Aveva caldo e avrebbe preferito stendersi al sole come tutti quelli che avevano ripulito il giorno prima. Sarebbe stato divertente, che qualcuno che facesse lo stesso servizietto anche a lei! Ironia della sorte...
...o punizione divina?
Ma ci si credeva ancora in Dio? Bhè di tanto in tanto un Ti prego aiutami tu le scappava anche fuori, ma non sapeva bene a chi fosse rivolto, Carlo la guardava e sorrideva, di solito la stringeva un poco e la baciava, dopo certe sue uscite!
Diventava così affettuoso e protettivo...
Eppure le sembrava ingenuo, faceva tutto così semplice. Diceva che l'estate e i turisti rendono la vita facile, ma non era così, perché Nadia ricordava bene gli inverni, i vetri rotti delle macchine, le borse strappate a forza di braccia, le solite fughe interminabili a forza di gambe, gli incontri sotto la pioggia con i ricettatori, le ruote dei motorini che slittano sulla strada ghiacciata.
No! Non era facile, mai!
In nessuna stagione, solo che Carlo non sembrava capirlo.
I soldi del giorno prima erano già quasi spesi. Il tempo di riempire un poco il frigo, offrir da bere giù agli amici al pub, comprarle un vestitino carino e oplà, il portafoglio era già quasi di nuovo vuoto, si doveva cercare un'altra spiaggia, altre prede, e senza pestare i calli a nessuno, che qualche pesce grosso avrebbe potuto farli neri, tutti e due, senza pensarci due volte, come lui non pensava due volte che avrebbe potuto anche accadere!
E Carlo come al solito rideva di quelle che chiamava divertito le sue paranoie, che non c'era nulla di cui aver paura, erano troppo quieti e troppo piccoli per dar veramente fastidio a qualcuno.
Già, un po' troppo anche solo per sopravvivere!
Non le piaceva, no no, proprio per nulla! Non era niente niente facile, e non le piaceva!     [ avanti » ]

di Nadja