Parigi, sabato 7 luglio 2001
Mio caro Alex,
Dopo un viaggio in aereo che è stato la metà snervante della lunga, interminabile attesa in aeroporto, ho finalmente raggiunto la meta.
Sono a Parigi.
Devo dire che, dopo tutti questi anni di lontananza, avevo dimenticato la sua rara bellezza:scendere dal taxi e ritrovarmi circondato dai monumenti e dai meravigliosi palazzi con i loro toni color pastello è stata un’emozione indescrivibile.
L’aria che si respira qui sembra essere diversa, te lo giuro. Spero che tu possa raggiungermi presto, e che i tuoi affari in Patria non ti tengano troppo impegnato, per poterlo constatare con i tuoi occhi.
Mi sono sistemato, come puoi vedere dall’intestazione della carta, in un hotel nei pressi dell’ Opera, al quale puoi indirizzare liberamente le tue lettere:la ragazza della reception, carina e gentile, ma con un accento piuttosto orribile, mi ha assicurato che mi saranno sollecitamente consegnate.
Buffo come, in tempi moderni, siamo ancora costretti ad utilizzare carta e penna per comunicare! Del resto, se questo è davvero il modo più sicuro per noi di farlo, ben venga.
Non appena avrò chiuso e impostato questa lettera, prenderò la metropolitana e farò un giro alla Rive Gauche, per vedere di riuscire a trovare un souvenir a quel vecchio noioso di George.
Scrivimi presto con notizie, te ne prego.
Tuo
David

Parigi, martedì 10 luglio 2001
Mio caro Alex,
Non ho affatto dimenticato lo scopo della mia missione qui, tuttavia non potevo certo lanciarmi di pattuglia nelle strade senza aver prima conosciuto, o meglio, ricordato, in parte la città!
Ad ogni modo, dopo il bel sabato pomeriggio trascorso lungo la Senna, il tempo si è purtroppo guastato, impedendomi di proseguire le ricerche, a causa di una feroce pioggia battente che infuria senza dar segno di voler smettere.
Ti ringrazio delle notizie che mi hai inviato, ma non sono sufficienti per il mio sopralluogo:come ben sai Parigi è una città enorme, per non dire immensa, perciò occorre restringere le indagini a un campo più limitato.
La gente di qui è schiva ed evita le domande, e il mio francese non è più quello di un tempo, di conseguenza non posso esserti di grande aiuto: tutto quello che ho scoperto sono alcune antiche superstizioni riguardo la zona del cimitero Montparnasse, che non si possono però definire recenti o attuali. Continuerò a interrogare, sperando di incappare nella persona giusta.
Se solo sapessi dove cercare…
Dunque il vecchio George sta meglio? Sono felice di sentirlo, quando l’ho lasciato era davvero in un pessimo stato, ma c’è da comprenderlo, dopo la fine che ha fatto il suo povero fratello…
Ti prego, continua a tenermi aggiornato sulle sue condizioni, sai quanto mi stiano a cuore.
La mia camera purtroppo è situata in un brutto posto: è una mansarde, a contatto diretto con il tetto, e, per quanto questo possa essere oltremodo romantico –di sera si gode uno spettacolo incantevole dal terrazzo- , non mi conforta certo nel prendere sonno.
Dormo con il comò tirato contro la porta-finestra: sono certo che i clienti, prima o poi, chiameranno la polizia per il casino infernale che faccio!
Ma se tutti avessero visto quello che abbiamo visto noi, di certo capirebbero…
Ora ti lascio, sembra che il cielo abbia deciso di darci una tregua:ne approfitterò per sedermi a un cafè, mangiare qualcosa e imbucarti questa seconda lettera.
Abbi cura di te, e di George, mi raccomando.
Sempre il tuo
David

Parigi, 11 luglio 2001
Caro Alex,
Davvero non riesco a credere a quello che ho visto!
Ti scrivo senza aver ancora ricevuto la tua risposta, ovviamente, visto che ti ho spedito la mia lettera solo ieri sera, tuttavia devo assolutamente metterti, anzi, metterVi, al corrente di questa cosa:
ieri sera sono dunque uscito per trovare un cafè confortevole dove poter mangiare, e dopo aver camminato per le viuzze, mi sono imbattuto in un bel posticino che si trova esattamente fra Rue de Rome e Boulevard Haussmann.
Lì mi è stato dato un tavolo interno posto giusto di fronte ad un’enorme vetrina, che dominava l’intero incrocio.
Ero arrivato alla fine della mia gustosissima cena, e stavo assaporando una crema al forno prelibata, quando la musica di sottofondo è improvvisamente cambiata in una melodia malinconica e ancestrale: non so spiegarti come, ma l’atmosfera era completamente mutata. Si avvertiva chiaramente una presenza che differiva da tutte le altre, forte e contrastante.
Mi sono voltato, gettando uno sguardo distratto attraverso il boulevard.
Era LUI, Alex. Ne sono sicuro.
Era vestito in un completo nero, con un soprabito estivo che gli scendeva lungo le gambe come andavano di moda tanto tempo fa, i capelli spettinati dal vento fortissimo.
Mi ha fissato dritto negli occhi ed è come se mi avesse parlato, senza muovere le labbra.
Non credo di aver mai avuto così tanta paura in vita mia: sapeva che ero lì e che lo stavo cercando.
Dopodiché, è scomparso, si è volatilizzato nel nulla così come era venuto, e la musica, Cristo Alex, persino la musica, è tornata quella di prima, moderna, REALE!
Per rientrare, ho chiamato un taxi:ero troppo terrorizzato per andare a piedi.
La notte è stata un vero incubo, non ho chiuso occhio un solo istante, pur avendo sempre spostato il comò contro la finestra, tuttavia, vedendo il pericolo così tangibile, non mi sarei sentito tranquillo nemmeno se chiuso in un rifugio antiatomico.
Il viso di Henry morto mi danzava davanti agli occhi.
L’arrivo del mattino è stato un vero sollievo, meglio che una ventata di aria fresca per chi sta morendo riarso nel caldo del Sahara.
Questo è, più o meno, tutto. Perdonami la brevità, ma rendere a parole quello che ho provato in quei pochi istanti è davvero impossibile, cerca di comprendermi.
La cosa che conta è, e lo sappiamo entrambi, non è così?, una sola: è QUI, Alex, è qui davvero.
Ora dobbiamo solo decidere il da farsi.
Scrivimi presto.
Il tuo amico (sconvolto e terrorizzato)
David

Parigi, 13 luglio 2001
Carissimo Alex,
Non so come esprimere le emozioni che mi hanno provocato la tua lettera!
Tanto per cominciare, non darti pena per me: io sto bene, sono vivo e in salute ed evito con cura di uscire dalla mia stanza la sera, posticipando le ricerche al mattino vero e proprio.
Ho chiesto alla gentile ragazza alla reception se mi potrebbe cambiare di camera, vista la terribile vicinanza che ha questa con il tetto, che non mi lascia affatto tranquillo, e lei mi ha risposto –o meglio, biascicato, dato che parla la nostra lingua quanto George la sua- che farà il possibile per accontentarmi. Domani è festa nazionale, e gli alberghi sono rigonfi di turisti ansiosi di poter vedere la famosa parata del 14 di luglio.
A proposito di George, speravo non gli avresti detto nulla, visto le condizioni ancora precarie della sua salute…E’ stata solo una visione fugace dopotutto, e sappiamo bene quanto al nostro amico piaccia giocare al gatto e al topo. Ha VOLUTO che io lo vedessi, Alex, di questo sono certo, voleva che sapessimo per certo che è qui, per metterci in allarme.
Non so quale sia il suo piano, tuttavia stai pur certo che non sarà la paura a fermarmi.
Sto continuando a controllare i cimiteri, uno dopo l’altro, giorno dopo giorno, ma di lui nessuna traccia: mi viene il dubbio che si stia divertendo a farmi correre da un capo all’altro della città e che abbia cambiato nascondiglio, ma dove mai potrebbe riposare un vampiro altrimenti? Se hai qualche idea in proposito, ti prego di dirmelo.
Sono preoccupato: l’afflusso di gente della parata di domani lo attirerà senz’altro, come una falena è attirata da una forte fonte luminosa…Non oso pensare a cosa accadrà. Il pensiero del povero Henry mi perseguita, ogni volta che mi abbandono al sonno.
Ho perso l’abitudine di dormire anche di giorno,sai? Ormai mi limito a qualche breve sonnellino durante il pomeriggio, fino al tramonto. Prima o poi impazzirò, credo.     [ avanti » ]

di Elly