[ indietro » ]     Aveva una voce molto bassa per essere un ragazzo così giovane, ma allo stesso tempo era profonda e calda.
"Va bene."
Il colletto del mantello era leggermente tirato giù, ma camminandogli di fianco non potevo lo stesso vedere completamente il suo viso. Notai che stava guardando in basso, solo quando non ci furono più lampioni, alzò lo sguardo verso il cielo.
"Ti dà fastidio la luce?"
"Un po'."
Era molto silenzioso, mi domandai perché avesse voluto accompagnarmi se non aveva niente da dire.
"Vuoi andare da qualche parte?"
"Dove vuoi tu."
Non mi guardava in faccia neanche quando rispondeva alle mie domande.
"Come ti chiami?"
Finalmente si girò, avevo fatto una domanda strana? A quanto pareva si, dato che non rispose immediatamente, forse se l'era scordato.
"Victor."
"Io sono Sasha."
"Lo so."
Lo guardai in modo interrogativo mentre lui aveva spostato lo sguardo a un punto nel vuoto davanti a lui.
"Come fai?"
"A saperlo? Ho sentito che ti chiamavano alla taverna."
"Un altro spione."
Lo dissi talmente sotto voce, che quasi non avevo sentito nemmeno io.
"Non ti stavo spiando. Ero interessato."
"Per sentirci, ci senti bene. A cos'eri interessato, ai nomi?"
"No."
Aggrottai la fronte quasi in senso disperato. Come avrei voluto trovarmi con Christopher al posto di quel di quello e basta.
"Anch'io sono come te?"
"Cosa?"
"Non ho una vera casa."
"E tu come fai a saperlo?"
"Ti ho visto. Quella casa dovrebbe essere disabitata."
"Ti prego, non dirlo a nessuno!"
Perché stavo supplicando quello sconosciuto che non avevo mai visto al di fuori della taverna? Per lo meno per la prima volta sorrise e devo dire che quel sorriso lo rendeva ancora più affascinante.
"Stai tranquilla, non parlo mai con nessuno."
"Grazie, non so cos'avrei fatto."
Sorrise di nuovo. Aveva un sorriso dolce e innocente. Sembrava uno di quei bambini timidi al quale gli viene fatto un complimento.
"Questo è il mio posto preferito, ci sei mai stato?"
"No."
Mi sedetti sull'erba di fronte al laghetto e Victor fece lo stesso. La pallida luce della luna quasi nuova, si rifletteva sulle acque immobili.
"Abiti qui vicino?"
"Non proprio."
"Non piace neanche a te la città, vero?"
"Ci abitavo da piccolo, poi sono andato via."
"Anch'io, adesso però ci sono dovuta tornare."
"Cos'è successo?"
Non ero sicura di volergli rispondere, in fondo chi lo conosceva, però sentivo che mi potevo fidare, e quegli occhi blu sembrava che m'ipnotizzassero.     [ avanti » ]

di Rica G. Blake