[ indietro » ]     Il giorno dopo andai di nuovo al lago, finalmente la mia vita sembrava andare dal verso giusto. Sentii arrivare un cavallo al galoppo e quando mi girai vidi Christopher che stava scendendo.
"Ciao, allora ci siamo rincontrati? Il destino è dalla nostra parte."
"A quanto pare?"
Mi alzai dal tappeto d'erba soffice e andai verso di lui. Era la cosa migliore che mi fosse mai capitata, ma dovevo mettere in chiaro le cose da subito.
"Senti, per quello che è successo ieri?"
"Ti sei pentita?"
"No, però è che io sono una strega e devo potermi fidare di te."
"Pensi che lo dirò a qualcuno?"
"Ecco, non lo so. Preferirei di no."
"Non ti devi preoccupare di me, anch'io devo dirti una cosa."
Ecco, adesso toccava a me essere allarmata.
"Io sono un cacciatore di vampiri."
"E cioè?" non nascosi lo stupore, in effetti non avevo mai sentito che esistessero cacciatori di vampiri.
"Cioè do la caccia ed elimino i vampiri. Io e mio padre siamo venuti qui perché sembra ce ne siano molti. Non che io voglia farlo, però devo. Non mi piace distruggergli il cuore e decapitarli, le prime volte era orribile."
"Le prime volte? Da quanto tempo lo fai?"
"Da un anno, però non ho molta esperienza."
"E dai la caccia anche alle streghe?"
"No, non c'entrano niente le streghe. Ecco io è come se sentissi la presenza dei vampiri anche se non li vedo. Tipo un sesto senso. Loro sono dei non-morti, tu sei viva."
"Giusto. Allora posso considerarti il mio protettore dai vampiri personale." "Si, io ti posso proteggere da qualsiasi vampiro."
"Anche coi lupi mannari funziona?"
"No, loro non sono morti."
La mia felicità nell'aver trovato una persona così speciale, in grado di capirmi perché anche lui era "diverso", svanì non appena tornai a casa. Qualche cacciatore di streghe della congrega cittadina, aveva incendiato la mia casa, che adesso non era altro che un mucchio di cenere e macerie. Un altro capitolo nella pagina delle tragedie. Quella notte stessa tornai in città dopo tanto tempo, in cerca di una nuova casa. Ero tornata al locale in erano morti i miei genitori, ricostruito dal proprietario Larry, coi soldi ricavati dalla vendita di oggetti e mobili che appartenevano ai miei. Larry mi riconobbe e mi diede un lavoro nella locanda. Non era quello che avevo sognato di fare, ma dovevo pur sopravvivere!
Ogni notte vedevo sempre un ragazzo, lo stesso, che arrivava sul tardi, ma a differenza degli altri, non bevevo, ordinava sempre della carne, quasi al sangue. Era sempre da solo e non avevo mai visto il suo viso intero, dato che il colletto del mantello gli arrivava fino a metà faccia. Una sera c'era meno gente del solito e andai a casa presto. La strada davanti al locale era deserta. Decisi di andare al laghetto.
"Te ne vai già a casa?"
Mi guardai intorno, ma non vidi nessuno. Veramente non ero sicura che quella domanda era indirizzata a me. All'improvviso, senza il minimo rumore, vidi un'ombra avanzare sotto un lampione. Era il ragazzo che vedevo sempre al locale. Per la prima volta vedevo il suo viso interamente. Aveva una carnagione chiara e gli occhi blu. I capelli neri sembravano cortissimi, ma in realtà li aveva legati con una coda dietro la testa.
"No, vado a fere un giro."
"Ti posso accompagnare?"     [ avanti » ]

di Rica G. Blake