Once upon a time.

[ Torna a pagina: 1 » ]     “Claire, tesoro mio. Sai che ti amo più di qualunque cosa al mondo. So che mi ami più di qualsiasi al mondo. Ma ci sono molte cose che devo dirti. Claire, io vivo nelle tenebre e rifuggo la luce del giorno. Io mi nutro di vita, ma la vita non scorre nelle mie vene. Io sono dannato, condannato a trascorrere l’eternità su questa terra, solo, mentre vedo morire tutte le persone a me care. Io sono un vampiro. Ora sai a cosa vai incontro. Claire salvati finché puoi, salvati da me. Saresti pronta a rinunciare al sole, al cibo, alla tua famiglia, alla tua vita, alla vita, per star con me, per essere la mia sposa, per amor mio?”. Io risposi soltanto “Si. Nemmeno la morta e la dannazione potranno essere più forti dell’amore.”
E lui fece di me la sua sposa. Si avvicinò a me e mi morse il collo bevendo il mio sangue. Pian piano iniziai a sentirmi più debole, la mia vita scorreva da me a lui abbandonandomi del tutto, finché non mi addormentai. O almeno credo di aver dormito, immersa nel buio più totale, finché nella mia bocca non sentì un buon sapore: il sapore della vita, il sapore della rinascita, il sapore della morte, il sapore del sangue. Mi destai tra le sue braccia, rinata, con una nuova forza che scorreva in me e mi faceva sentire invincibile. Ci baciammo e mi disse “Come ti senti?” “Affamata” risposi io “Bene, allora è arrivato il momento di andare a caccia, mia sposa.” Girammo insieme mano nella mano per le strade di Whitby, alla ricerca di cibo; incontrammo una coppia di giovani innamorati e saltammo loro al collo bevendo il loro sangue. Vedevo le gole squarciate, sentivo l’odore del sangue e vedevo le loro smorfie terrorizzate, gli occhi sbarrati nell’ultimo singulto di vita, e mi sentivo viva, e sazia. La mia famiglia non mi avrebbe mai trovato, ci saremmo nascosti, e senza pentimento lasciavo la mia vita, per dividere la morte eterna con Matthew. “

"Mi amava, diceva. Lo amavo, dicevo. E volevamo restare insieme per sempre. Per sempre."
Ma per sempre è un tempo molto lungo. E la felicità molto breve.
Claire, Claire, ancora non riesco a farmene una ragione. E sono qui, attendendo l'alba (già. L'alba. Non vedo perchè debba continuare a vivere adesso), senza di te, solo con il tuo ricordo e il tuo risentimento. Risentimento più che mai meritato. Sono uno stupido Claire, un'idiota che per gioco ha distrutto quanto di più bello aveva. Interi secoli siamo stati qui, in questo castello, tu ed io, con il mondo come nostro giardino, i signori di tutto questo, padroni dell'uomo, della sua vita e della sua morte. E per tutto questo tempo tu non mi avevi mai mostrato questo diario ingiallito, dove riversavi i tuoi pensieri, i tuoi ricordi che divenivano sempre più flebili col tempo, così come i tuoi sogni e le tue speranze per le mie assenze che si allungavano sempre di più. Mia adorata, la verità è che ero ancora troppo umano, sebbene dannato da molte lune; soggetto alle passioni e alle pulsioni più infime. Tu non eri come me, tu riuscivi a controllarti, non sei mai stata un animale come diventai io, senza rispetto e puro istinto. E la verità è anche che è puramente inutile che io stia qui ancora, a bagnare di lacrime queste pagine, cullandomi sul tuo profumo. Ma è giusto che il mio peccato e la tua miseria, vengano raccontati. Tutto ciò che posso fare per espiare la mia colpa.
Dopo che feci di te la mia sposa, ti portai al mio castello, la vecchia tenuta di famiglia della maggiore casata di Whitby, di cui ero l'erede. Conoscevo il castello come le mie tasche, molte volte mi ci recai a giocare da bambino, eludendo la nutrice e divertendomi un mondo con i miei allevamenti di topolini. E fu grazie a loro che scoprì molti passaggi segreti di quella roccaforte. Restammo nascosti lì, per molti, molti, moltissimi anni, quasi indifferenti alle grida dei nostri genitori che piangevano la nostra improvvisa scomparsa. Ti osservavo, eri impassibile, l'amore che provavi per me era più forte di qualsiasi altro sentimento che potessi provare. Sorda alle lacrime, cieca alle preghiere e alle suppliche, quasi spietata, sicuramente ostinata, ostinata a difendere con le unghie con i denti quell'amore di cui eri tanto fiera e tanto gelosa. Dio, quasi credo di impazzire dal dolore adesso che ricordo tutta la nostra infanzia, la nascita del nostro amore, la sera al chiaro di luna in cui ci unimmo per sempre. Per sempre, già. L'eternità è un concetto affascinante, fin quando non si capisce che lo si dovrà trascorrere da soli. Ed io questo non posso sopportarlo, non senza di te, no, mai! La luce del giorno non mi mancava, finché c'eri tu a illuminarmi. Ma io diedi tutto ciò troppo per scontato. E' il caso di andare con ordine, la mia mente è già abbastanza distrutta dal mio cuore.
Le nostre casate si estinsero col passare degli anni, dei decenni, restammo soltanto un ricordo lontano e confuso, nella mente di chi ancora raccontava la nostra storia. Chissà, magari questi fogli verranno ritrovati, e la nostra passione echeggerà ancora, per secoli e secoli. Per sempre.     [ Vai a pagina: 3 » ]

di Susanna Sicali