[ Torna a pagina: 3 » ]     2007

E così, per la seconda volta passai un periodo noioso e ripetitivo, se si eccettuano i grandi avvenimenti storici che avvenivano nel frattempo. Per la seconda volta credevo che Saint Just fosse morta, ma un tarlo dentro di me diceva che non era così. Non avevo più visto Jason da allora, e temevo che ormai fosse più che morto. In ogni caso, l’ultima volta che la vidi da cacciatore fu di nuovo ad una festa. Stavolta, il momento fu magico. Ero vestito bene, era una delle solite feste mondane della moderna New York. Stavo salendo una scala affollata di gente, quando una donna bellissima, minuta, dai lunghissimi ricci castani, mi passò vicino, nel suo stretto abito da sera nero con l’interno rosso. Aveva altissimi tacchi a spillo, rossi. Il suo corpo, finalmente mostrato solo nella sua femminilità, era sottile, stretto nei fianchi, prosperoso nel seno. Era truccata: aveva labbra rosse come il fuoco e gli occhi bistrati di nero. Ci fermammo di spalle, pochi passi dopo esserci visti. Entrambi ci arrestammo di comune accordo, e ci girammo simultaneamente. Io vidi lo stesso stupore nel suo viso: questa volta non se l’aspettava, ed io non mi aspettavo Saint Just vestita da donna. Lei sembrava triste. D’un tratto, fu come se vedessi nei suoi occhi la sua vita. Vidi Jason, ma vestito come un ragazzo moderno: vidi i suoi capelli biondicci ora a spazzola, lo vidi vestito di nero, vidi che si allontanava. Saint Just era sola, dunque. Era debole. Era persino disposta a venire con me in una camera di quel lussuoso hotel. Io la seguii, e vedevo solo i suoi occhi, vedevo la sua vita, e non capivo. Vedevo una bambina che sembrava un bambino, e poi una ragazzina bruttina, magra e sgraziata. Sentii un nome che nel Settecento non poteva essere conosciuto: Klinefelter. La sindrome che portava l’essere umano ad essere sia maschio che femmina, anche se i caratteri sessuali potevano anche essere di uno solo dei due sessi. Compresi che da mortale Saint Just era stato molto, molto infelice. Vidi un ponte, vidi l’acqua fredda, ebbi la sensazione dell’acqua fredda su di me. Compresi che era risorto o risorta grazie all’aiuto di uno spirito, forse di un dio. Vidi tutta la sua vita dal suo punto di vista. Non compresi subito che mi aveva ipnotizzato. Solo quando, nella stanza d’albergo, lei, sedutasi su una poltrona con davanti un poggiapiedi, mi ordinò di toglierle le scarpe. Io lo feci. Poi avvertii di essere una marionetta nelle sue mani, forse di esserlo sempre stato. Mi condusse verso lo specchio nel bagno, mi vidi invecchiare a vista d’occhio: non c’era più odio in me, stavo morendo! Ma lei, per mia fortuna, arrestò l’invecchiamento e mi fece tornare come prima con un solo gesto. Poi mi chiese di toglierle il vestito, sempre con quel suo sorriso malizioso e perfido e terribilmente irresistibile. Ancora una volta obbedii. Con grazia, lei mi levò i miei uno ad uno, poi chissà come ci ritrovammo su un qualche posto morbido, non saprei dire se era un letto, un divano, una nuvola, un luogo nella mia mente. Io ero pronto a fare l’amore con lei per ore e ore, se fosse stato il caso. Eravamo seduti sul letto, io la baciavo prima sul collo e poi scendevo, e le feci tutto quello che lei usava fare alle sue vittime, poi usai ciò che in quel momento non vedeva l’ora di entrare dentro quel corpo che era finalmente mio. La possedetti davanti poi dietro, ed ogni nostro gemito risuonava per la stanza, come se fosse ricoperta d’ovatta. Ora capisco finalmente cosa mi aveva spinto a cercarla per tutto quel tempo. Ora comprendevo il mio destino. Ora lei mi ha dato il suo sangue, sono come lei. Amo un Vampiro che ha attraversato i secoli, bello come un dio, o forse bella come una dea, non m’importa. Io sono lo scrivano di Saint Just. Sono Andrè, credo, e sento il suo corpo contro il mio.
Credo che tornerò a letto molto presto.
Arrivederci, cari lettori, e ricordatevi di chiudere le finestre, di notte, se non volete ricevere la nostra visita.
In fede,
Andrè & Saint Just

di Saint Just de Rochebourg