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Quando rividi Saint Just, esattamente cento anni dopo, la mia ira raddoppiò e triplicò, il mio desiderio di ucciderlo e il ricordo di mia sorella impregnarono i miei incubi. Vi chiederete cosa mai feci in cento anni di così poco interessante da non meritare neanche un accenno. Beh, tenendo conto che il mio odio verso i Vampiri permaneva, tornai dal parroco del paese e diventai un cacciatore provetto. Provetto ed immortale: ero un vero flagello per i succhiasangue di tutta Europa. Mi spostavo in incognito da un paese all’altro, senza né tagliarmi i capelli né cambiare alcuna caratteristica fisica: Andrè ero ed Andrè dovevo restare. Scoprii moltissimo sulle mie vittime, man mano che le uccidevo. Nella mia carriera, impalai o bruciai esseri malefici di tutti i tipi e di tutte le forme: Succubi, Nosferatu, ghoul, zombi, licantropi, streghe… Inutile soffermarsi su questo periodo scialbo e ripetitivo della mia vita. Il pensiero di Saint Just non mi abbandonava mai, rinverdendo il mio odio ed attizzando le mie parti intime. Spesso, di notte, la…lo sognavo legato al mio letto, sognavo di avere tra le mie dita i suoi lunghi capelli setosi ed indomabili, poi credevo di esplorare i segreti di quel corpo ambiguo. Poi la vedevo avvolta tra le fiamme, sofferente, e ne ricavavo una specie di piacere sadico. La sua vecchia immagine, da damerino settecentesco, era così impressa nella mia mente che quando lo vidi in una elegante festa di Londra, dove ero in puro viaggio di piacere, sobbalzai ed il mio cuore rifiutò di battere per qualche minuto.
Eppure, non potevo sbagliarmi! La prima cosa che notai furono i capelli corti e vagamente ricci, tagliati all’ultima moda, su un corpo piccolo e sottile. Furono i capelli a sviarmi. Non erano più lunghi come una volta, perciò non volevo credere ai miei occhi quando si voltò e vidi che quell’elegantissimo uomo in smoking aveva quel viso, quegli occhi, quelle labbra. Rideva e scherzava, passava da un piatto all’altro, assaggiava ogni manicaretto e salutava gli invitati che conosceva. Io trattenei a stento un urlo. Fu allora che anche lei mi vide. L’uomo con i corti capelli castani sorrise come se mi stesse aspettando. Si avvicinò ad una bellissima ragazza bionda, con i capelli raccolti, in un vestito rosso scarlatto, con un’ampia scollatura che mostrava un seno piccolo e sodo. La bionda aveva gli occhi grandi e belli, gli occhi truccati con soavità, e sembrava adorare Saint Just. Alla vista di quello spettacolo, mi sentii montare la rabbia come un vulcano e non seppi più trattenermi: mi diressi a spintoni verso di lei, superando la folla. Ma fu Saint Just ad avvicinarsi per primo a me. Fummo d’un tratto così vicini che potevo sentire il suo alito profumato di rosa, e potevo avvertire il profumo che si era sparso sul collo. Teneva sottobraccio la bellissima ragazza bionda, le accarezzava l’altra mano, non toglieva quei suoi malefici occhioni castani dai miei. Io sbavavo quasi dalla rabbia, ma sapevo che dovevo evitare di uccidere in pubblico. Guardai alternativamente lei e la sua nuova amante, volevo staccarmi da lì ma non potevo. D’un tratto, qualcosa attrasse il mio sguardo, dall’altra parte della sala. Era un ragazzo, un ragazzo straordinariamente simile all’amante bionda: il viso era uguale, in tutto; il maschio era solo più squadrato, con più mascella. Per il resto, tutto era uguale, ma ciò che aveva attirato la mia attenzione era stata la svastica in fronte: mi chiesi se era consapevole di essere dotato di quel potere, ma la sua espressione iraconda ed impotente verso Saint Just mi convinse che non solo non lo era, ma era pure del tutto ignaro del fatto che Saint Just fosse un Vampiro. Notai solo in quel momento che Saint Just e la bionda stavano guardando nella mia stessa direzione: la bionda preoccupata, Saint Just beffarda. Si rivolse a me ridendo malvagiamente e dicendo:
“Quel ragazzo è come te, Andrè. Si chiama Jason ed è il fratello della qui presente Caroline. Divertitevi!”
Ciò detto, trascinando con sé la ragazza si disperse tra la folla. Jason era imbrogliato da mucchi e mucchi di gente, altrimenti le avrebbe seguite. Io mi feci largo e lo raggiunsi, poi gli chiesi di non farmi domande e di seguirmi, se voleva avere qualche speranza di salvare la sorella da Saint Just. Il ragazzo sembrò sorpreso del fatto che io conoscessi il nome di quell’essere che lui odiava come io lo odiavo. Gli spiegai ciò che era, ma come mi aspettavo, all’inizio mi prese per un folle. Fu difficile fargli capire che non solo non ero un folle, ma che tutto ciò che stavo dicendo era la pura verità. Lui mi credeva un esaltato, io tentavo di dimostrargli che non era vero quando lo spettacolo offerto dal balcone vicino a quello su cui ci eravamo appartati non fugò ogni dubbio. Di là, infatti, Saint Just stava mordendo Caroline sul collo, in maniera inequivocabile: l’impietosa luce della luna mostrava lo spettacolo così chiaramente che sembrava giorno. Jason lanciò un grido, per tutta risposta Saint Just si staccò, gli sorrise e poi si dileguò in un lampo, con una tecnica che era evidentemente nuova: io non l’avevo mai vista prima. Caroline barcollò, poi riprese abbastanza coscienza per lanciare a Jason uno sguardo carico d’odio. Il ragazzo cominciò a buttarsi per terra ed a strapparsi i folti capelli biondi, disperato. A questo punto, lo aiutai ad alzarsi, gli diedi il mio indirizzo e lo invitai a prendere lezioni per uccidere i Vampiri. Lui accettò subito, sbigottito, non credendo ancora ai suoi occhi. In breve si rese conto del suo potere, tanto che poté chiamare Saint Just in casa anche quando la sorella non lo voleva. Saint Just si spaventò di questo, e diradò le visite, per quanto riusciva. Jason aveva il mio stesso odio, e voleva sfogarlo al più presto. Io gli consigliai di attaccare il più in fretta possibile, senza temporeggiare, ma dovevo essere certo che il colpo fosse sicuro: già una volta, in maniera inspiegabile, mi aveva gabbato. Jason annuiva e si preparava al momento: alla fine, preoccupato per l’impallidimento della sorella, mi comunicò che avrebbe colpito una sera particolare. Per attirare il Vampiro nella trappola, quella sera si allontanò da casa, e volle aspettare fino a mezzanotte, per coglierlo sul fatto, quando era più vulnerabile. Sapeva di possedere un grande potere, e mi avvertì per puro diletto. Io decisi che avrei bazzicato i dintorni, nel caso fosse avvenuto qualcosa di imprevisto o spiacevole. Così, quella sera Jason fece finta di allontanarsi da casa. Com’era prevedibile, Saint Just colse l’occasione per entrare nella stanza della sua nuova vittima. Appena introdottosi, sempre nell’impeccabile smoking, si passò una mano nei capelli, guardò la ragazza distesa sul divano e sorrise. Lei gli sorrise di rimando, poi, non appena si fu avvicinato, lo abbracciò in vita, invitandolo a venire con lei lì sopra. Saint Just, ovviamente, non se lo fece ripetere due volte e si spaparanzò sul divano, mentre Caroline, che ancora indossava il bustino, era messa a ragno sopra di lui. Posò delicatamente le sue labbra su quelle del Vampiro, poi anche il resto del corpo prese possesso del minuto corpo di Saint Just. In breve le posizioni si ribaltarono, e Saint Just, una volta sopra la ragazza, accarezzò Caroline in mezzo alle gambe, segno evidente che la sua ossessione erotica era sempre la stessa. Continuò con insistenza, fino a che Caroline non implorò che entrasse dentro di lei e non si limitasse a toccare da fuori. Il Vampiro accettò, mentre sentiva con piacere che Caroline stava cominciando a spogliarlo. Purtroppo l’idillio finì, perché in quel momento Jason irruppe nella casa, urlando come un ossesso alla vista di quella scena . Caroline urlò di rimando, stringendosi a Saint Just, il quale la protesse mettendosi davanti.
“Scappa, Caroline! Vattene via!” le intimò. Caroline obbedì piangendo, pregando il fratello di non farle del male. Jason trasecolò quando sentì che Saint Just era una donna. Lei sorrise con quel suo sorriso malefico ed indisponente, poi sfidò Jason a farle del male. Lui affermò sorridendo di rimando che era lì per vendicarsi, e che di poteri ne aveva più che a sufficienza, essendo un cacciatore Nato. E glielo dimostrò: alzò una mano, e Saint Just d’un tratto crollò per terra, come se le avessero dato un calcio nel didietro. Guardò con paura e stupore il ragazzo, e sibilò:
“Qui c’è lo zampino di quel bastardo di Andrè.”
“E anche se fosse? Non mi sfuggirai, demonio!” e così dicendo, si avvicinò d’un balzo e mise una mano sul collo di Saint Just, costringendolo a volgersi all’indietro. Inutilmente lui tentava di liberarsi dalla stretta: il suo viso era una maschera di sudore, Jason stava vincendo, quando Saint Just fece finta di abbandonare la lotta, come quando era sfuggita alla casa infuocata. Si abbandonò, contando sul suo fascino, anche in quel momento. Jason ne fu infatti turbato: non riuscì a concludere il lavoro, guardò quel viso sofferente e così bello nel dolore, e fu assalito dal mio stesso desiderio. Bastò un secondo di esitazione, e Saint Just con un ringhio felino fu libero, libero e sulla strada, e correva ad una velocità incredibile. Ma Jason non era da meno, era un cacciatore nato. Vidi prima uno e poi l’altro, e pregai Satana affinché l’inseguimento desse successo. Ma come scoprii più tardi, nessuno aveva accolto le mie preghiere. Dopo una corsa perdifiato, entrambi erano stramazzati al suolo, in un vicolo isolato, umido, soffocante. Saint Just era debole, era quasi l’alba. Jason la guardava, ansando. Saint Just d’un tratto si concentrò, e fece crescere i suoi capelli, aumentare il suo seno, e si tolse quasi tutti i vestiti. Buttandosi per terra, abbracciò le ginocchia di Jason, lo implorò, in lacrime, di lasciarla vivere. Ruffiana. Aveva assunto l’aspetto di una ragazza più che poteva per fare breccia nel cuore di Jason. Ci riuscì: pochi giorni dopo erano entrambi in partenza per gli Stati Uniti.

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di Saint Just de Rochebourg