[ Torna a pagina: 2 » ]     Lo seppi dal mio bisnonno, Sebastiano era morto durante la notte; il vecchio non si sbottonò molto sulle cause della morte e, alla mia ovvia domanda di come fosse potuto accadere rispose che alcune volte capita ai bambini che nascono prima del termine e, il mio piccolo cuginetto era nato prematuro, di “saltare” qualche respiro; in pratica era come se si scordassero di respirare, per via del fatto che i loro polmoni non avevano avuto il tempo necessario per svilupparsi in maniera ottimale.
Tutto questo era assurdo, puzzava di balla lontano un miglio e gli occhi bassi di nonno Giovanni mi confermavano che il vecchio stava cercando di portarmi lontano dalla verità per non spaventarmi.
Nei due giorni successivi, intorno alla mia persona fu eretta una sorta di “schermatura” per evitare di turbare la serenità dei miei giorni di bambino; mi veniva permesso di scendere in cucina, ma mi fu proibito di uscire.
Insieme con il mio bisnonno mi fu permesso di assistere alla cerimonia funebre; fu in Chiesa che i miei sospetti furono confermati, infatti, dietro di noi sentii due donne farfugliare qualcosa a proposito di janare.
La più anziana delle due in un unico ed interminabile bisbiglio disse:
“E’ stata lei, gli ha rubato il fiato, mentre dormiva… L’hanno trovato con gli occhi aperti e con le mani attaccate alla coperta… Mamma mia che disgrazia… Ma io stasera metto fuori i sacchetti di sabbia…”
Allora quelle del grande vecchio non erano solo leggende di paese? C’era davvero in giro qualcuno, o meglio qualcosa che commetteva simili crudeltà ?…
La piccola bara bianca al centro della navata centrale della chiesa era là a confermarlo.
Non piansi per la morte inaspettata del mio piccolo cuginetto, ma il dolore per la sua scomparsa lo sentivo montare dentro di me e trasformarsi in una rabbia sorda. Di ritorno dal funerale stavo cercando di approntare mentalmente un piano… Dovevo individuare e combattere la “creatura” che aveva ucciso Sebastiano e Benito; ma come, non mi era ancora dato di saperlo.
Mentre mi perdevo in simili congetture la voce del mio bisnonno che camminava al mio fianco, interruppe il flusso caotico dei miei pensieri: Promettimi che da oggi indosserai questo…” E, mi consegnò un oggetto quadrato fatto di stoffa, il cui contenuto sembrava essere cartone pressato e al cui estremo era attaccato uno spillone da balia. “…Lo fisserai alla maglietta della salute non te lo togliere mai più…”
“Che cos’è? “ gli chiesi incuriosito.
“E’ un << ABITINO2 >> ti proteggerà dalla janara… Indossalo !!! “
Arrivò la sera, i miei genitori ripartirono alla volta di Roma, salutandoli provai un senso d' angoscia, avrei preferito partire con loro, fuggire lontano dalla strega, ma era proprio con lei che avevo un conto aperto ed al più presto lo dovevo chiudere.
Cenammo chini sui nostri piatti, senza proferire parole e nell’immediato dopocena ci fu il solito incontro con il “vecchio”, ma anche in quell’ occasione rimanemmo in silenzio a guardare la legna ardere.
Nonno Giovanni mi accompagnò su in camera, aspettò che indossassi l’amuleto che mi aveva regalato ed annuendo in silenzio se n'andò non prima di aver chiuso le ante del balcone.
“Nonno resta qui con me…”
“ Sono qui sotto… e poi non può farti nulla!...”
Mi addormentai subito e dormii di un sonno pesante, ristoratore, le emozioni vissute in quei giorni mi avevano veramente stremato. Mi svegliai a giorno inoltrato; come le altre mattine successive alla disgrazia, mi fu risparmiato di andare a scuola e, mentre facevo colazione i miei pensieri razionali si stavano coalizzando contro le mie paure: ecco non era successo niente! Forse mi ero lasciato davvero suggestionare… Mi toccai il petto come per sgravare il cuore dal peso della paura di quei giorni… Non c’era più l’ABITINO!!!, qualcuno durante la notte me l’aveva strappato dal petto, in maniera così violenta da lacerarmi la maglietta, aprendovi uno squarcio simile ad una ferita sbilenca.
Aghi di ghiaccio mi si conficcarono nella schiena, qualcuno o meglio qualcosa, durante la notte, mi si era avvicinato così tanto… Ancora quegli aghi di ghiaccio… forse dovevo la vita a quell’amuleto che mi era stato regalato, ma…
Corsi come un forsennato su per le scale, fino a raggiungere la mia camera, cominciai a rimestare tra lenzuola e coperte, guardai sotto il letto, dietro l’armadio: niente, non l’avevo perso… Mi era stato strappato.
Ma se era stata la janara, una volta liberatasi dell’ABITINO, perché non aveva “finito il suo lavoro”?
Dopo essermi rivestito, corsi nell’uliveto antistante la nostra “fattoria”, fino ad arrivare alle spalle del grande castagno al di sotto del quale era seduto il mio bisnonno, intento a consumare la sua colazione fatta di pane rappreso e formaggio di capra. Sparai le parole in un solo impeto, raccontandogli tutto l’accaduto, ma lui non si scompose e con calma serafica mi rispose che non dovevo preoccuparmi, prima di sera mi avrebbe dato un altro abitino ed aggiunse: “La nostra fortuna è che è poco potente, non ti ha potuto fare del male perché è poco potente,tre Santi la fermano,è’ poco potente” Io gli ripetei che me lo aveva strappato dal petto e che quindi, era riuscita ad entrare nella camera e che avevo paura.
Per tutta risposta ripose il coltello e gli avanzi nel suo tascapane e ,si avviò verso l’uliveto.
“Ma nonno perché non mi vuoi dire niente …Sto morendo di paura?” Gli dissi trattenendo a stento le lacrime.
“Vai a casa, ora devo lavorare,e ricordati sempre che la paura non può e non deve farti sragionare, restiamo calmi, è poco potente, ha ucciso Sebastiano perché non era protetto. Stasera ti ridò i Santini, ora và”.
Furono forse quelle parole a darmi la forza necessaria per superare i terribili accadimenti che avvennero di lì a poco e che contribuirono ad amplificare la mia rabbia contro la creatura del demonio che stava turbando la serenità della nostra famiglia.     [ Vai a pagina: 4 » ]

di N. Pagano