[ « indietro ]     Si era perso in questi pensieri e ricordi, di fronte all'abitazione, quando si accorse trasalendo che una decina di cani ringhiosi, che fino ad allora erano rimasti nascosti sul retro della costruzione, adesso si stavano avvicinando, con cautela ma continuando a digrignare i denti. Quell'avvicinamento accorto ed allo stesso tempo estremamente minaccioso, gli ricordarono più il comportamento dei lupi che non quello dei cani. Risalì sul carro ed estrasse il fucile. Scosse le redini ed i cavalli si misero in cammino ma i cani si avvicinarono di corsa, famelici, con la bava che colava dalla loro bocca. Allora Arthur Mac Cormack esplose un colpo in aria. Le bestie, al sordo rumore dello sparo, fuggirono lontano e si dispersero in tutte le direzioni.
Avanzando sulla strada, a dieci minuti di strada, Mac Cormack raggiunse un gruppo di tre abitazioni che sembravano essere tutte abitate. Proseguì senza fermarsi e pensò che se sua moglie fosse stata d'accordo, avrebbero potuto comprare quella bella vecchia casa e trasferirvisi per viverci. Il luogo in cui era stata edificata non sembrava neppure molto isolato in quanto aveva potuto constatare che non lontano da essa sorgevano altre costruzioni in cui abitava altra gente che popolava la rupe scoscesa. Intanto sulla destra della strada il panorama sottostante restava immutato: si vedeva la valle sconfinata solcata dalla striscia scura del corso del fiume Spey che si perdeva nelle profonde lontananze dell'orizzonte.


- II -
Giunto nella sua abitazione sulla riva di Nairn, parlò ad Edith del suo intento di comprare quella vecchia costruzione. Alcuni giorni dopo andarono a vederla e furono entrambi d'accordo che valesse la pena acquistarla. Era enorme. Il pian terreno sarebbe potuto essere utilizzato come deposito di stoffe e sul retro, staccata dalla casa, c'era una stalla fatiscente che si sarebbe potuta rimettere a nuovo con pochi ritocchi di falegnameria. Si sarebbe dovuto anche passare del grasso animale su ogni asse di legno e munirsi di una gran quantità di tavole di legno di quercia, di seghe, chiodi e martelli. Prima di tutto, però, sarebbe stato necessario scacciare quei cani dal retro dell'abitazione: Arthur Mac Cormack, infatti, anche in quell'occasione fu costretto a sparare col fucile in aria per allontanare quelle bestie; avevano avuto l'ardire di adunarsi tutt'intorno a loro due, circondandoli come per attaccarli improvvisamente da tutti i lati.
Verso sera giunsero a Kingussie e pernottarono in una locanda. Il giorno successivo contattarono l'agenzia immobiliare ed in poco meno di un mese portarono a termine l'acquisto della abitazione.

Due settimane dopo la stipula del contratto giunsero col carro e parte della loro roba nella vecchia casa. Essa era disposta su due livelli più un sottotetto che poteva essere utilizzato come ripostiglio. L'ingresso era costituito da un grande ed alto salone. Di fronte alla porta d'entrata c'era una lunga scala di legno di noce che saliva verso sinistra permettendo l'accesso al piano superiore. L'impiegato dell'agenzia che aveva mostrato l'abitazione ai coniugi Mac Cormack prima che Arthur apponesse la sua firma in calce al contratto d'acquisto, aveva rivelato che il vecchio proprietario della casa era un fabbricante di funi, il che spiegava la presenza nel salone d'ingresso di grosse funi di canapa; esse pendevano dall'alto soffitto ed erano assicurate ad esso in vario modo: alcune con un capo inchiodato al legno, altre fatte passare al di sopra delle spesse travi e con le estremità legate tra loro per evitare che potessero scivolare inesorabilmente dal loro sostegno. Quella strana foresta di corde caratterizzava anche alcune stanze del piano superiore, però queste ultime funi erano più sottili delle altre in proporzione alla minore altezza delle pareti di quegli ambienti.
Mac Cormack per prima cosa pensò ad assicurare a tutte le stanze una sufficiente illuminazione: divelse le tavole con cui per molti anni erano state chiuse le finestre dall'esterno e gli ambienti della casa parvero rianimarsi, risvegliarsi da un lungo letargo. La polvere copriva ogni cosa. Ad ogni passo si sentiva lo scricchiolare delle assi del pavimento. Quando Arthur Mac Cormack era andato al piano superiore per liberare anche quelle finestre dalle protezioni di legno, nell'ultima stanza a destra, la cui finestra si affacciava sul maestoso panorama della rupe di Sant'Antonio, aveva notato una lunga fune avvolta molte volte intorno ad una trave. Una estremità di essa era libera e raccolta circolarmente sul pavimento, l'altra estremità pendeva lugubramente dal soffitto in forma di cappio. L'uomo rabbrividì a quella vista, ma volle credere che fosse stato solo uno scherzo un po' pesante fattogli dal vecchio proprietario. Si affacciò dalla finestra e vide il lungo corso dello Spey che, dal piano superiore della casa, appariva più scuro e stretto.
Edith ed Arthur si armarono di granata e ramazza ed incominciarono a pulire i pavimenti. Per lavarli attinsero acqua dal pozzo nella stalla. L'operazione, però, presentò dei problemi perché quando andavano a prendere l'acqua, erano costretti a sparare prima in aria per allontanare quei fastidiosi cani e solo successivamente potevano attraversare lo stretto cortile posteriore.
Nell'opera di pulizia, analizzarono scrupolosamente ogni asse del pavimento e furono evidenziate quelle malandate, da sostituire. Le più rovinate risultarono essere quelle del piano superiore al punto che, addirittura, bisognava fare attenzione quando vi si camminava perché ogni passo sarebbe potuto andare in fallo, su una tavola marcia o divelta.
La sera di quel giorno, mentre si preparavano ad accendere il fuoco, sentirono il rumore di un carro che si fermava davanti alla loro casa. Arthur Mac Cormack aprì la porta e vide un uomo giovane, molto alto e biondo, che si avvicinava alzando la mano in aria in segno di saluto. Arthur gli andò incontro. Si salutarono e lo sconosciuto disse di essere John Cairnes e di abitare lì vicino, a pochi minuti di cammino nella direzione che si seguiva per andare ad Aviemore. Mac Cormack pensò che dovesse abitare in una delle tre case che aveva notato quand'era passato col suo carro, di ritorno da Edimburgo. Si fermarono a parlare in mezzo al largo spiazzo tra la casa e la rupe di Sant'Antonio. Improvvisamente una decina di cani, usciti chissà da dove, si misero a correre verso di loro abbaiando e mostrando i denti. I due uomini si rifugiarono in casa, correndo, e riuscirono a raggiungere e chiudere la porta appena in tempo: i cani si avventarono contro di essa graffiandola e cercando sconsideratamente di addentarla.
Arthur Mac Cormack disse di non capire perché quei cani fossero tanto aggressivi. Cairnes lo guardò con un'espressione quasi di commiserazione, come se comprendesse con paternalistica tolleranza la ingenuità del nuovo venunto. Fu presentato ad Edith Mac Cormack ed egli accennò un inchino, volgendo lo sguardo al pavimento, poi iniziò a guardarsi intorno ed a girare nel salone in ogni direzione. Arthur ed Edith erano fermi accanto alla porta d'ingresso e gli chiesero delle informazioni sul luogo, su dove poter reperire alcuni viveri e alcune mercanzie. Egli rispondeva, osservando le funi e toccandole o avvicinandosi alle pareti e scrutandole da vicino come per notarne qualche piccolo particolare. I Mac Cormack lo seguivano con lo sguardo. Il continuo muoversi e camminare del loro novello conoscente li rese inquieti: notavano in lui qualcosa di strano, come se sapesse qualcosa che non volesse dire o forse che avrebbe rivelato a condizione di essere supplicato per farlo.     [ avanti » ]



di Plaisir