[ Torna a pagina: 1 » ]     Già, ho dimenticato di accennarvi al fatto che Saint Just in realtà era una donna, o almeno il suo corpo era quello di una donna, ma il suo viso era ambiguo, ed aveva lo straordinario potere, molto Vampirico, di riuscire ad ipnotizzare le persone tanto da non far capire a nessuno ciò che era veramente. Inoltre, parlava e si comportava come un uomo, ed ora che la conosco da un po’, so che si ritiene anche come tale. Ma tutto ciò non importa ora, riprendiamo la scena. Dunque, Saint Just entra nella stanza: immaginatevi quale espressione di piacere dovette assumere Lucille quando lo vide arrivare. Si tirò su sul letto e lo accolse tra le sue braccia, lo tenne stretto. Saint Just morse senza ferire, solo per gioco, il collo di Lucille, e lei fremette di piacere. Si scostò la camicetta dal seno ed invitò il Vampiro a prendere ciò che gli spettava. Saint Just adempì al suo dovere con molto sussiego, facendo tremare la ragazza. Poi scostò anche il resto del vestito, le fece aprire con delicatezza le cosce bianche come fossero di madreperla e frementi per il prossimo piacere, mentre un rivolo di sangue sgorgava dai due piccoli buchini sul seno, giungendo a colorare la coperta, come se fosse stato il letto di una vergine. Il Vampiro continuò finché Lucille non emise un gemito più forte degli altri, mentre strizzava la coperta come per tenersi ferma. Saint Just tornò su e la mordicchiò sulle labbra. Lucille, nuda, in posizione inequivocabile e con sopra la piccola e seducente mole di Saint Just, accarezzò sognante il suo volto, dai capelli lunghi e setosi, impediti dal nastro, alla bocca, alle guance, al collo e al seno del Vampiro.
“Saint Just, amore mio…” cominciò lei, fissando gli occhi febbrili e luminosi dell’essere.
“E’ giunto il momento, per me. Voglio farlo stasera, in questa sera primaverile dolce e confortevole. Fallo, Saint Just. Morire nuda tra le tue braccia, mia cara, non desidero di meglio.”
La Vampira si fece triste, il suo sguardo si caricò di lacrime.
“Sei sicura di voler morire, Lucille adorata? Mi spezzi il cuore. Non vuoi vivere sempre al mio fianco, immortale come me, libera come me? Mi basterebbe poco, Lucille, basterebbe che bevessi il mio sangue. Sei sicura di non volerlo?”
Lucille baciò con foga la sua amante ( o meglio il suo amante, in fondo Saint Just voleva essere un uomo al tempo).
“No. Mi dispiace, so di farti del male, ma te lo dissi fin dal primo giorno che volevo morire. Avrei trovato un altro modo per farlo, se non fossi arrivata tu…Ma ora so di aver scelto il modo più soave per lasciare questo mondo. Io non ci voglio più vivere. Mio zio è morto, eppure tutto lo schifo che mi mise dentro quando mi violentò, ed ero solo una bambina, non potrò mai lavarlo del tutto. Per me il mondo era uno schifo, Saint Just, ed al di fuori di te, non c’è nulla di bello, ora, per me. Sento ancora il dolore, quando con quel suo impeto frenetico e sconcio mi penetrò quando ancora non avrei dovuto neanche sapere com’era fatto un uomo. Ancora, dentro il mio ventre, avverto l’unto lasciato dal suo schifoso sperma. Non voglio vivere, Saint Just, anche se lasciarti mi è assai doloroso, credimi. No, non piangere, mio oscuro amore…”
Saint Just in effetti piangeva, e non voleva fare ciò che Lucille, con molta calma e fermezza, le ordinava di fare.
“Ti prego, amore: uccidimi. Solo dalle tue mani posso accettare questo. Voglio sentire il tuo tocco come ultima sensazione. E baciami, mi raccomando, mentre lo fai.”
Saint Just trattenne le sue lacrime. Perché, si chiedeva, perché tanta bellezza deve morire? Perché… Come hanno osato sconciare un tale tripudio di meraviglia, quel fiore prezioso e bellissimo? Saint Just si pose ginocchioni sul letto, e con sé tirò su Lucille, che lo guardava con tutto l’amore immaginabile. Chiuse gli occhi, quando sentì la mano tremante ma decisa del Vampiro che le stringeva il collo. In uno spasmo di disperazione, Saint Just baciò Lucille finché non sentì che il fiato non giungeva più, che teneva in braccio solo un involucro senza vita, un corpo perfetto ma freddo, immobile nella vera Morte. Fu a questo punto che entrai nella stanza, e compresi ciò che era successo. Ero troppo stupito per dire qualsiasi cosa. Guardai il Vampiro Saint Just nei begli occhi irrorati di lacrime, ebbi persino il tempo di ammirare rapito il corpo né maschile né femminile del possessore di quegli occhi, poi il mio sguardo cadde su mia sorella, e una rabbia incontenibile mi entrò nelle membra. Volevo avventarmi su quell’essere crudele, che mi aveva portato via Lucille seducendola con la sua bellezza, volevo fargli del male, picchiarlo, costringerlo a soffrire. Ma lui sembrò leggere quel desiderio nei miei occhi, mi guardò sfidando il mio sguardo con un’espressione maligna e beffarda, poi con un balzo fu sulla finestra, la spalancò, e si gettò di sotto. Atterrò senza un graffio e cominciò a correre verso il bosco. Io la rincorsi come potei, ma le mia gambe non riuscivano a tenere il suo passo ed era già lontana quando mi accasciai al suolo, impotente. Aspettai l’alba e poi mi diressi verso il paese più vicino: il parroco sembrava preoccupato per me. Tra le lacrime, nel confessionale gli raccontai tutto, e gli chiesi consiglio per vendicarmi. Dissi che sarei stato disposto a vendere l’anima al diavolo per poter vendicare l’omicidio di mia sorella. Non l’avessi mai detto, ora non sarei qui. Il parroco si fece serio, e mi disse:
“Sei davvero disposto ad essere l’agnello sacrificale, a vendere la tua anima a Satana pur di sconfiggere il Male rappresentato dai Vampiri?”
Io dissi di sì, con tutto il cuore, comprendendo che stava facendo sul serio. Infatti, dopo avermi preparato per tutto il giorno con riti ed aspersioni, alla sera egli invocò il demonio, poi versò un po’ del mio sangue sul pentacolo che aveva tracciato per terra, e gli chiese di rendermi immortale fintanto che fosse durato il mio odio per i Vampiri.
“Questo è il tuo patto, Andrè! In cambio, quando morirai la tua anima finirà tra le grinfie di Satana. Ricorda: tu sei immortale finché durerà il tuo odio verso i Vampiri.”
Io annuii, e sentii un gran forza in me. Mi sentii forte e potente, mi sentii iracondo, volevo solo ammazzare tutti i succhiasangue che avessi incontrato sul mio cammino.
“Ora, Andrè, guarda sulla mia fronte. Concentrati. Cosa vedi?”
“Vedo…vedo uno strano segno, una croce uncinata…”
“E’ il simbolo di coloro che hanno un potere particolare: noi possiamo infatti chiamare un Vampiro e farlo venire nel posto da noi prescelto. Ci sfibra, richiede molte energie, ma è la caratteristica innata di alcuni esseri umani, quelli che vengono chiamati Cacciatori Nati. Ora, io farò ciò che devo con la tua casa: vai ed aspetta che quel demone si faccia vedere di nuovo, poi uccidilo. Ricorda, Saint Just è un demone molto, molto, molto più potente della media dei Vampiri che incontrerai anche in futuro: io ti insegnerò tutto, ma ora concentrati su quell’unico Vampiro. Solo il fuoco può distruggerlo! Non temere di distruggere la tua casa, io ti ospiterò. Vai ed uccidi.”
Io asserii col capo, mi diressi a casa mia. Attesi. A mezzanotte, Saint Just entrò nel salotto buio dove la stavo aspettando, stupita di trovare me lì. Io non feci motto: le feci solo notare che avevo una lucerna in mano. Saint Just ebbe un moto di terrore quando comprese le mie intenzioni e vide ciò che ero diventato.
“Hai venduto la tua anima per uccidermi! Ma non ti sarà così facile!” Sbraitò lei, tentando di uscire. Ma la serratura non si apriva più, l’avevo manomessa acciocché potesse solo chiudersi: l’unica altra uscita era presidiata da me. Saint Just mi guardò con odio, mostrandomi per la prima volta i canini affilati. Prima di sbattere la lanterna per terra e di appiccare fuoco al tutto, guardai un ultima volta, almeno così credei, il volto di quell’essere ambiguo e beffardo, bellissimo e malevolo. Il mio corpo desiderava stringere tra le braccia quella creatura, ma tutto il resto del mio essere voleva distruggerlo. Glielo dissi.
“Saint Just, possederti sarebbe stata l’unica cosa divertente quasi come ucciderti. Purtroppo, ho già deciso cosa fare. Addio, Vampiro!”
Egli emise un grido e provò a lanciarsi su di me. Ma il fuoco che scatenai lo raggiunse prima del previsto, e l’ultima cosa che vidi prima di chiudere la porta dietro a me e di abbandonare per sempre alle fiamme la mia vecchia casa, fu Saint Just disperato, col fuoco sui vestiti e tra i capelli, che urlava come un dannato.     [ Vai a pagina: 3 » ]

di Saint Just de Rochebourg